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Femminicidio e ergastolo: una vita per una vita
di
Rita Newton
E' stato appena condannato all'ergastolo Alessandro Impagnatiello, che uccise la compagna incinta Giulia Tramontano.
E sempre l'ergastolo ha chiesto il pm per Filippo Turetta, autore del terribile femminicidio di Giulia Cecchettin.
La parola ergastolo risuona quindi due volte nella giornata contro la violenza sulle donne, dando rilievo alla gravità dei comportamenti che questo giorno mira a evidenziare e contrastare e alla premeditazione delle uccisioni delle due giovani che per casualità portano lo stesso nome.
I due femminicidi di cui si parla sono stati particolarmente odiosi, il primo per la condizione della vittima, il secondo per come è stato eseguito, con Giulia colpita anche mentre cercava di scappare, quindi una morte perseguita con pervicacia.
Eppure anche in questi casi vi è stato chi ha colpevolizzato le vittime e giustificato i carnefici, i "bravi ragazzi" che secondo i fan non avrebbero fatto del male a una mosca e hanno invece dilaniato non solo le due giovani ma anche le loro famiglie.
Senza considerare quanta vita aveva davanti la vittima e che quindi le è stata strappata, alcuni hanno sottolineato la questione della giovane età dell'assassino, tanto che il PM del processo a Turetta si è sentito in obbligo di ricordare che nella legislazione italiana la pena è rieducativa anche nell'ergastolo e che la condanna "a vita" permette in realtà il riesame dopo 26 anni.
Ma l'ergastolo è la pena giusta, una vita per una vita, che non significa "occhio per occhio, dente per dente", altrimenti ci vorrebbe una condanna a morte (che non esiste in Italia) e non in modo asettico, ma con le sofferenze inflitte dall'assassino alla sua vittima (che uno stato simile non può infliggere, perché sarebbe tortura) ma la negazione della libertà e la privazione dl futuro come loro hanno fatto con le rispettive vittime.
E con tale condanna anche il pubblico dei fanatici oltre ogni evidenza avrà un segnale di quanto sia indegna la loro posizione difensiva degli assassini e offensiva per le vittime e per le loro famiglie che devono sopravvivere con questo dolore.
E offensiva anche per noi, donne e uomini che crediamo nella integrità, libertà e dignità della persona e nella parità - vera - fra uomini e donne.
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