|
Haass: occidente e Kiev abbandonino speranze su esito della guerra
di
Giacomo Gabellini
L’avanzata delle forze armate russe sul campo di battaglia ucraino prosegue inesorabile.
La situazione appare talmente critica da spingere Richard Haass, esponente di spicco dell’influentissimo Council of Foreign Relations statunitense, a sostenere apertamente che il nuovo inquilino della Casa Bianca – Donald Trump – dovrebbe esercitare forti pressioni affinché il governo di Kiev intavoli con Mosca un negoziato inteso a congelare il conflitto sulle attuali linee del fronte.
In caso contrario, scrive Haass, il conflitto si protrarrà fintantoché l’Ucraina – o quel che ne rimarrà – non perderà completamente la propria indipendenza, producendo di riflesso contraccolpi particolarmente significativi sull’immagine internazionale degli sponsor occidentali di Kiev.
Nell’ottica del noto politologo statunitense, occorre quindi che l’Ucraina e il cosiddetto “Occidente collettivo” abbandonino definitivamente qualsiasi illusione circa un esito positivo del conflitto.
Il punto è che a Mosca non sembrano affatto inclini ad accogliere un simile accomodamento. Lo si evince inequivocabilmente dalle dichiarazioni formulate dall’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vassilij Nebenzja, secondo cui «non ci sarà alcun “congelamento” del conflitto ucraino.
Non si ripeterà lo scenario degli accordi di Minsk; nessun congelamento del fronte in modo che il regime di Zelen’skyj possa leccarsi le ferite, così come non ci sarà alcun ingresso dell’Ucraina nella Nato. Gli obiettivi dell’operazione speciale, comprese la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, rimangono in vigore e non cambiano. Ma ciò che sta cambiando, e rapidamente, è la dimensione del territorio che rimane sotto il controllo del regime di Kiev.
«Consiglio a tutti coloro che hanno a cuore gli ucraini di non dimenticarsene e di pensare non alla cricca di Zelen’skyj, ma al popolo ucraino, i cui interessi a lungo termine risiedono nella pace e nel buon vicinato con la Russia. Finora, i nostri colleghi occidentali se la stanno cavando male».
Parallelamente, l’afflusso di forze nordcoreane all’interno della Federazione Russa, contestuale alla partnership strategica siglata recentissimamente tra Mosca e Pyongyang, ha suscitato reazioni stizzite a Washington e Seul.
Nello specifico, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il suo omologo sudcoreano Kim Yong-hyun hanno formalmente richiesto alle autorità nordcoreane il ritiro immediato delle circa 10.000 truppe dispiegate in Russia «per un possibile impiego contro l’esercito ucraino» nell’oblast’ russo di Kursk.
Dossier
diritti
|
|