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Promise fine della guerra in ucraina appena eletto. Ora deve dire come
di
Francesco Dall'Aglio *
Dopo l'elezione dell'Uomo Arancione le ipotesi su come evolverà la situazione in Ucraina si stanno moltiplicando piuttosto rapidamente. Le sue passate affermazioni sulla volontà e capacità di mediare un accordo in 24 ore sono, ovviamente, fanfaronate e lasciano il tempo che trovano: che però da parte della sua futura amministrazione vi sia l'idea di chiudere il conflitto sembra corrispondere a realtà. E così si moltiplicano le ipotesi su come Trump intenda farla finire, la guerra, spesso rilanciate da personaggi che poco ne sanno o ne capiscono o che non saranno comunque implicati nei negoziati, e che partono naturalmente dal presupposto che sia appunto in potere di Trump far terminare il conflitto, come se poi non dovranno essere russi e ucraini a negoziare.
Invece c'è questa idea che sostanzialmente Trump mollerà l'Ucraina al suo destino e consegnerà a Putin la vittoria totale, magari per concentrasi su Iran e Cina (qui ad esempio se ne lamenta il Guardian.
Ma chi pensa che gli USA si ritireranno in stile Afghanistan è molto ingenuo, molto disinformato o molto sciocco, perché la faccenda non dipende solo da loro ma dall'intera NATO, coinvolta in ogni modo da prima che il conflitto iniziasse apertamente; una NATO che ha distrutto i suoi legami commerciali con la Russia, devastato la sua capacità industriale, riorientato la sua spesa pubblica verso il comparto militare e che ora non può dire, non tanto all'Ucraina quanto ai suoi cittadini, che in questi tre anni abbiamo scherzato, che la Russia non crollerà e che per salvare il salvabile dobbiamo “far vincere Putin”, cosa che in certi circoli e per certa gente (che molto spesso prima del febbraio 2022 manco sapeva dove stava l'Ucraina) equivale alla venuta dell'Anticristo, e che in breve non avremo né pace né condizionatori, e non li avremo perché abbiamo sbagliato qualsiasi valutazione si potesse sbagliare e pure qualcuna in più, e alle prossime elezioni mi raccomando votateci che siamo sempre i più competenti.
È difficile quindi immaginare una NATO che se ne va di soppiatto lasciando tutta la posta alla Russia: territori, smilitarizzazione, rinuncia del nuovo governo ucraino ad entrare in alleanze militari con l'Occidente, e ovviamente fine dell'allargamento a est dell'Alleanza visto che anche la Moldavia ci penserebbe bene prima di fare passi in quella direzione (al di là del fatto che questi passi sembrano al momento piuttosto velleitari. Questa sarebbe una capitolazione e certamente l'Ucraina, della quale nulla ci importa, può capitolare come e quanto vuole o deve, ma non può certo farlo “la più grande alleanza militare di tutti i tempi”, come i suoi capi amano ripetere.
Quindi ci saranno resistenze, e piuttosto grosse, e non solo in Europa, visto che a leggere le ultime analisi sull'argomento sembra che già ammettere che l'Ucraina non vincerà la guerra recuperando tutti i territori perduti sia la più grande concessione che si possa fare, e che tutto il resto andrà negoziato con noi, ovviamente, in posizione di vantaggio.
E così leggiamo di un congelamento del conflitto sulla linea del fronte senza riconoscere la sovranità russa sui territori occupati e ipotizzando che parte di questi vengano abbandonati dalle truppe russe, dell'istituzione di una zona smilitarizzata, dell'invio di truppe NATO come forze di interposizione, della continuazione (dell'incremento, in effetti) degli aiuti militari all'Ucraina e soprattutto del suo futuro ingresso sia nell'Unione Europea (in particolare gli analisti statunitensi insistono su questo fatto, e sul fatto che tutte le spese della ricostruzione dovranno essere a carico degli europei) che nella NATO, e nella necessità di aumentare la spesa militare per fronteggiare il pericolo russo.
Ora il problema, naturalmente, sorge nel momento in cui ci si ferma un attimo e ci si chiede perché mai la Russia dovrebbe accettare limitazioni allo status dei territori che controlla, abbandonarne una parte, e accettare sia la presenza di truppe occidentali sul territorio dell'Ucraina che l'ingresso della stessa nella NATO, che poi sarebbe il motivo per cui ha iniziato il conflitto, e soprattutto ci si chiede in che modo gli USA/NATO potrebbero convincerla, o obbligarla, a farlo.
L'idea di proporre uno scambio “Ucraina nella NATO/graduale riduzione delle sanzioni” ovviamente non ha nessuna possibilità di funzionare, men che meno quello di chiedere alla Russia di tenersi solo Crimea e Donbas, e senza nemmeno che il loro possesso sia considerato legale. Se si ascolta bene quello che Trump ha detto, per quanto ondivago e flamboyant sia ogni suo discorso, ci si renderà conto che la sua “proposta di pace”, qualsiasi essa sia, non è esente da un certo grado di coercizione nei confronti di entrambi i contendenti.
E se per gli USA e la NATO la coercizione nei confronti dell'Ucraina è tutto sommato semplice (dal punto di vista pratico: da quello etico lasciamo perdere) c'è da chiedersi come intenda esercitarla nei confronti della Russia. I modi sarebbero essenzialmente due, quello economico, ovvero mantenere le sanzioni e magari renderle ancora più dure, e quello militare. Quest'ultimo non necessariamente significherebbe entrare nel conflitto in maniera diretta ma continuare a fornire armamenti e anzi aumentarne il numero e la distruttività. Poi, se se qualcuno dei più zelanti alleati vuole mandare le proprie truppe sul territorio ucraino o addirittura correre il rischio di vedere il conflitto spostarsi sul proprio territorio, tanto meglio, così si potrebbe allungare la guerra di qualche altro anno con tutti i vantaggi che comporta – per gli USA, naturalmente.
Putin non ha troppe strade per uscire dal conflitto se non vincendolo, e vincendolo alle sue condizioni, e i suoi discorsi di ieri al Valdai lo hanno chiarito una volta di più: è disposto a negoziare ma non a cedere sui punti fondamentali degli interessi russi e sulle realtà del terreno. Niente tregue che servirebbero a riarmarla, niente NATO, eccetera. Quindi non potrebbe accetterebbe parecchie delle proposte lanciate negli articoli di cui abbiamo discusso sopra e dovrebbe scommettere invece sulla distruzione completa dell'Ucraina, continuando a devastarne il potenziale umano e le infrastrutture energetiche ed economiche, finché per disperazione Zelensky, o chi per lui, non sarebbe costretto a firmare qualsiasi foglio Mosca gli metta davanti.
E lì non ci sarebbe niente che la NATO potrebbe fare: sarebbe la volontà dell'Ucraina, e si è sempre detto che deve essere il popolo ucraino a decidere. Nell'attesa del crollo, gli USA potrebbero iniziare a sganciarsi affidando all'Unione Europea (l'ufficio legale della NATO) il ruolo di fornitore di armi (nel senso: di soldi europei per comprare armi statunitensi, come tranquillamente scrivono Simón e Boswinkel nel pezzo per War on the Rocks al link 4), addestratore di truppe eccetera. A dar retta alle autorità dell'UE è un ruolo che non solo ci piace ma che è necessario, per difenderci dalla Russia che immancabilmente ci attaccherà perché Putin eccetera. Quindi perché farla, questa pace?
Il conflitto, a meno di improbabili ritirate statunitensi o russe, è destinato a durare ancora a lungo, almeno fintanto che l'idea di fare entrare nella NATO un guscio vuoto, spopolato e distrutto non sarà giudicata definitivamente improduttiva. Allora potremo andarcene anche noi, e occuparci dei circa venti milioni di profughi ucraini che verranno a vivere dalle nostre parti.
* Esperto di lingue e culture dell'Europa orientale e di Storia militare, Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio
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