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La rivoluzione che ha cambiato il mondo
di
Guglielmo Mengora
Se c'è una cosa che l'establishment russo ha combattuto per 25 anni, più dell'Occidente, questa è l'eredita dell'Unione Sovietica. Per oltre 20 anni non solo Putin ma tutto l'establishment russo ha cercato di ricostruire la coesione interna (ed anche esterna) su altre premesse, meno "scabrose" per i loro partner economici che - immaginavano gli ingenui - fossero quelli occidentali.
Prima le figure imperiali russe, dallo zar Pietro a Caterina II ma non ha funzionato. Ormai molti anni fa, quando era stato lanciato un sondaggio nazionale per definire il personaggio storico più importante della storia della Russia, con il non-tanto-velato auspicio che vincesse Pietro il Grande, la consultazione fu interrotta bruscamente - e senza risultati finali - quando in vantaggio di tante lunghezze era passato Giuseppe Stalin, per dirla come si usa nell'Italia mussomeloniana.
Allora l'establishment si è buttato sulla religione, che sembrava il minimo comune denominatore, per trovare sponda ma la religione è debole come collante in un paese con 160 etnie e circa 60 confessioni religiose, un paese che - non molti lo sanno - ha anche un oblast ebraico che è quindi l'unico territorio ebraico al mondo oltre ad Israele.
Quindi anche la religione non andava bene e da tempo ci sono marcatissimi segnali che si siano arresi al fatto che l'unica eredità comune per la Russia, spendibile anche con i paesi del suo blocco di influenza, è solo quella dell'Unione Sovietica.
I badge e le bandiere rosse, prima osteggiate, sono ora non solo tollerate ma anche accettate come simbolo semi-ufficiale della Russia tanto che una bandiera rossa grande come un campo da calcio sventola, insieme con quella della Russia moderna e quella della Russia imperiale, a San Pietroburgo dove la cerimonia di inaugurazione è stata presieduta da Putin.
Per tanti anni l'URSS è stato il parente scomodo a Mosca, quello che dovevi chiudere in una stanza quando arrivavano gli ospiti perché se no ti avrebbe rovinato la cena.
Solo poco meno di 3 anni fa Putin, il 22 Febbraio 2022, iniziava le operazioni in Ucraina parlando dei problemi e degli errori della Rivoluzione bolscevica del 1917 ma nel frattempo i mezzi russi sono entrati in Ucraina sventolando le bandiere rosse e i soldati russi le stanno piantando dovunque mentre avanzano in Donbass.
Non sorprende quindi che 3 anni dopo Mosca fissi l'inaugurazione del Forum di Valdai (l'evento in cui si discute di geopolitica, delle indicazioni della politica estera e si organizzano eventi per i decisori della Politica russa) il 7 Novembre, nel 107esimo anniversario della Rivoluzione Russa, e che Putin salga sul palco e dica testualmente:
"Buonasera signore e signori, cari amici.
Sono lieto di accogliere tutti voi al nostro tradizionale incontro. Vorrei ringraziarvi tutti per la vostra partecipazione alle infuocate discussioni che si terranno nel contesto del Forum di Valdai.
Ci ritroviamo tutti qui il 7 Novembre, una data che ha un grande significato per il nostro paese e si potrebbe dire anche per tutto il mondo.
La Rivoluzione Russa del 1917, proprio come la Rivoluzione Olandese, quella Inglese e quella Francese, nel loro tempo sono diventate delle pietre miliari della Storia dell'Umanità e per il suo progresso, ed hanno largamente definito il corso della Storia così come la natura della Diplomazia, dell'Economia, e della Vita Sociale."
Dopo un lungo giro, Putin - come tanti altri - si sta arrendendo all'idea proprio mentre in Occidente le "Sinistre" avevano dichiarato chiusa, morta e sepolta quell'esperienza, il parente scomodo sia tornato e non si possa mandare via.
C'è una unica alternativa al mondo selvaggio e genocida del Capitalismo occidentale e c'è solo una alternativa spendibile se ci si vuole accreditare per il cambiamento.
A denti stretti e malincuore lo sta accettando persino Putin.
Lui pensa che tornerà Baffone ma le persone non faranno di nuovo lo stesso errore. Se ne stanno accorgendo a Washington ed a Berlino, se ne accorgeranno a tempo debito anche a Mosca.
Intanto registriamo che oggi per essere rivoluzionari, per accreditarsi per un cambiamento di un mondo che molti giudicano impazzito, violento e selvaggio, si può fare riferimento ad una sola esperienza che ha effettivamente cambiato il mondo.
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