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Due lezioni dalle elezioni USA
di
Stefano Masson
1. La scienza del sondaggio è oggi meno pressapochista rispetto a tempi a noi relativamente vicini, senza perciò attingere ancora alla precisione. Ma dovete farle le domande giuste: l'aggiunta dell'aroma di genziana nel vostro analcolico preferito è stata gradita?
I sondaggi pre-elettorali che leggete sui quotidiani e sugli altri media generalisti non sono sondaggi. Sono un pezzo della propaganda.
Talvolta risultano efficaci, talvolta non spostano un voto. Ma un po' come la cartellonistica elettorale (ormai di utilità prossima allo zero), vanno comunque fatti e diffusi. La propaganda elettorale soffre di horror vacui, non tollera vuoti.
L'efficacia dello strumento, peraltro flebilissima ripeto, varia da Paese a Paese. Negli USA del ritorno al voto popolar-populista, che non legge i giornali e guarda poco anche i Tg, è prossima allo zero.
Anche in Italia non sposta voti. Tranne (e qui l'efficacia è al contrario eccezionalmente alta) convincere un 1,5% dell'elettorato super-ideologizzato ("super", secondo parametri contemporanei) che le proprie convinzioni sono ininfluenti e che quindi conviene dirottare il voto sul PD o su Sinistra Italiana, cioè gettarlo nella latrina.
2. Non c'è alcun Effetto Taylor Swift. O meglio, la Celebrity influence in Politics, in un contesto maturamente post-moderno, dunque estremamente frammentato anche sul piano del consumo ricreativo e culturale, è pressoché nulla in termini di travaso di voti.
Funziona invece per mobilitare il proprio ristretto target, spingerlo ad alzarsi dalla poltrona e a recarsi alle urne. Tuttavia, l'accumulo di celebrità militanti con target in buona misura sovrapponibili è pura ridondanza inutile (e persino dannosa se riesce a suggerire l'idea dei "ricchi e belli" complottisticamente mobilitati contro il "razzista poveraccio").
Ovviamente, in questo ruolo di celebrità mobilitanti su target specifici, è quantomeno dubbio che Taylor Swift sia stata più efficace di Iva Zanicchi sulle sue anzianotte "amiche" soap-dipendenti.
P.S. Anche la nostra micro-area ha la sua molto peculiare Celebrities Politics. È il famoso Appello degli Intellettuali. Diciamo che esistono ancora dai due ai quattrocento accademici e docenti universitari variamente "comunisti" e che variamente stimiamo.
Bene, valgono le considerazioni di cui sopra: li conosciamo solo noi (dunque non portano voti); tre-cinque firme bastano a mobilitarci, il resto è over-packaging.
Anzi, con una lieve differenza: il nostro è un target schizzinoso come pochi altri. Perciò tre buone firme mobilitano. Ma con un elenco arricchito si rischia costantemente un effetto di veto incrociato: il fan sfegatato del professor A non tollera assolutamente i libri, la voce e il pizzetto del professor B e viceversa.
 
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