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06 novembre 2024
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Trump (e Musk) pigliatutto: non saranno rose e fiori
di Elisa Fontana

Sarebbe più corretto dire che nelle elezioni USA hanno vinto due fascisti, perchè dietro Trump incombe Elon Musk, seduto sulla sua montagna di denaro e sulle sue idee diversamente, molto diversamente democratiche. Il combinato-disposto di questa alleanza dell'orrore potrebbe portare sobbalzi sociali ed economici non indifferenti e non solo negli USA, ovviamente.

Certo, poi c'è da valutare come gli ego di entrambi reagiranno alla coabitazione, perchè non c'è niente di più fragile e di esplosivo di una alleanza fra due soggetti che credono entrambi di essere il miglior fico del bigoncio. Insomma, da qualunque lato la si guardi la situazione fa paura per le implicazioni che potrebbe avere non solo sugli USA, ma dappertutto, vivendo tutti in un mondo interconnesso e globalizzato.

Lo scenario è oltremodo buio, all'interno perché Trump si è assicurato nello scorso mandato una Corte suprema praticamente al suo servizio che lo ha già dichiarato a suo tempo eleggibile nonostante le grosse grane giudiziarie e le condanne che ha e che già gli ha assicurato uno scudo per ripararlo da ogni conseguenza legale di quel che potrà fare nell'ambito della sua azione presidenziale.

All'estero perché assisteremo ad un liberi tutti per Netanyhau che gli permetterà di fare esattamente quel che vorrà in Medio Oriente, al tentativo di ridimensionare la Nato e chissà che altro.

Comunque la si veda, dunque, si annunciano tempi bui.

Infine, due parole per il Partito Democratico che ha cercato un tardivo paracadute in una Kamala Harris che, come tutti i vicepresidenti americani, ha fatto solo da cornice al presidente in carica non venendo mai fuori né per idee, né per personalità, doti che d'altronde non erano richieste dal suo ruolo.

Ma Harris è solo la punta dell'iceberg di un partito che ha perduto da tempo la connessione con la realtà economica e sociale americana e con i propri elettori. I “senatori” del partito, quelli che lo hanno in mano, gli Obama, i Pelosi, i Clinton non sono stati in grado di rinnovare un partito seduto sulle proprie rendite di posizione, mentre il Paese si apriva a nuove sfide e a nuovi percorsi.

Prova ne sia che sono corsi precipitosamente ai ripari solo nel mese di agosto imponendo a Biden di ritirarsi per tirar fuori la candidatura di Harris, con grande affanno e grandi interrogativi che, puntualmente, si sono avverati e dimostrando grande arroganza nel non aver capito che Biden ormai era politicamente cotto e che si sarebbe dovuto trovare per tempo una valida alternativa.

Insomma, da qualunque lato la si guardi, la democrazia muore lentamente nel disinteresse, nell'insipienza e nella incapacità di chi avrebbe dovuto salvaguardarla.

E, ovviamente, non sto parlando solo degli USA.


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