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La guerra degli oppressi contro gli oppressori
di
Rinaldo Battaglia *
Il 31 ottobre 1922 a Roma un gruppo di fascisti, esaltati dal successo del golpe di 3 giorni prima, aspettarono, sotto la sua casa, un uomo di allora 27 anni, da solo in quel momento: lo presero e lo massacrarono di botte e bastonate in testa.
Non lo uccisero ma, peggio, gli lasciarono solo il fiato per respirare fino al 17 marzo 1942, quando morirà del tutto, dopo esser stato deportato per vent’anni - per ordine preciso del Duce - in un manicomio. Alla sua morte il regime gli vieterà persino le esequie pubbliche, perché quella persona anche dopo 20 anni di silenzio, faceva ancora paura al fascismo e al Duce.
Quella persona era Argo Secondari, un reduce della Grande Guerra ed eroe degli Arditi del Popolo, onorato con ben tre medaglie al valore militare, ma anche e soprattutto profondamente e convintamente antifascista.
Solo un anno prima della marcia su Roma – a Roma il 27 giugno 1921 - all'assemblea degli Arditi del Popolo usò parole chiare e che contrastavano totalmente col film che Mussolini era intenzionato a proiettare nella Storia del nostro Paese negli anni successivi:
«Fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le Case del popolo, case sacre ai lavoratori, fino a quando i fascisti assassineranno i fratelli operai, fino a quando continueranno la guerra fratricida gli Arditi d'Italia non potranno con loro aver nulla di comune. Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e Arditi».
In altre occasioni sarà ancora più esplicito e sarà sempre più dalla parte dei deboli, degli oppressi, degli sfruttati: "L'UNICA GUERRA SANTA È QUELLA DEGLI OPPRESSI CONTRO GLI OPPRESSORI".
La frase spesso venne usata in quegli anni e si trasformò quasi in un 'mantra' del suo credo politico.
Argo Secondari era nato a Roma nel 1895 e, sebbene da famiglia ricca e benestante, abbandonò la casa paterna e partì per il Sud America alla ricerca forse di sé stesso.
Visse a contatto con la povertà e le classi più deboli, entrando in contatto soprattutto con gruppi anarchici degli emigranti italiani. Era dotato di buona analisi, sapeva parlare e capire gli altri.
Diventò giovanissimo sindacalista dei poveri, un po’ rivoluzionario un po’ anarchico, ma deciso a far valere i diritti dei deboli.
Nel 1915 a 20 anni rientrò improvvisamente in Italia: il suo Paese era in guerra e il suo posto era tra i soldati. Ma era pure convinto che la guerra fosse l’occasione cercata per sconfiggere le disuguaglianze sociali e arrivare ad una vera rivoluzione sociale in Italia ed in Europa.
Ma più che le insurrezioni popolari in guerra vide intere generazioni di contadini mandate al macello, mentre molti ‘figli di papà’ restavano in disparte, a casa o negli uffici a girare le carte.
A guerra finita, sempre più anarchico, sempre rivoluzionario e ribelle, tornò a Roma col grado di tenente e le 3 medaglie sul petto. Ma erano gli anni critici del biennio Rosso da un lato e dall’altro della nascita dello squadrismo fascista, finanziato e coperto dai grandi ‘padroni’.
Decise di non restare a guardare: fondò gli Arditi del Popolo, un movimento antifascista militante, raccogliendo in fretta successi e adepti tra i reduci. Si parla di 20.000 uomini in poco tempo e tutto lasciava pensare che era solo un inizio.
Troppo per chi voleva sfruttare il momento per i suoi sogni di gloria, troppo per chi aveva paura di perdere le proprie ricchezze e il proprio potere, spaventato magari dai venti rossi che arrivavano da est.
Argo Secondari e gli Arditi del Popolo saranno così i primi veri antagonisti di Mussolini e dei Fascisti. Ma durerà poco, malgrado buoni successi iniziali. In Italia nel ‘22 il vento della violenza tirerà dalla parte di questi ultimi. Perderà così anche il controllo sugli Arditi del Popolo, alcuni infatti preferiranno salire sul carro dell’oramai prossimo vincitore, più dotato finanziariamente, meglio appoggiato dai poteri forti e che non si faceva di certo scrupoli nell’uso della violenza e delle minacce squadriste.
Più pratica che teoria, insomma. L'opposto forse del 'credo' di Argo Secondari.
La Marcia su Roma, prevista e temuta, fu la sua condanna a morte. Anche se arriverà a piccole dosi, di nascosto, senza che nessuno ne parlasse, tra le mura di un manicomio il 17 marzo 1942.
Il fascismo era diventato lo Stato, Mussolini l’Uomo della Provvidenza, l‘Italia a breve un cimitero di macerie.
In altre parole, quello contro cui Argo Secondari aveva sempre lottato. E sotto sotto previsto.
Oggi è sepolto a Rieti ma a differenza di Predappio qui non ci sono pellegrinaggi continui e nemmeno followers che lo ricordano con costanza o necrologi sul giornali di città.
A differenza degli italiani (di ieri e forse di oggi) aveva capito per tempo cosa fosse il fascismo e la violenza - che con il razzismo - 'fu base fondamentale del fascismo sin dal 1919' (rubo le parole al Duce dal suo discorso su Il Popolo d'Italia del 5 agosto 1938, che di fatto anticipava le leggi razziali e tutta la violenza che con quelle leggi veniva incentivata, autorizzata, legalizzata).
Ma non ditelo troppo in giro, tanto nessuno oggi conosce Argo Secondari e le violenze fasciste prima e dopo il 28 ottobre 1922. L'opposizione e la voce di Argo, entro 3 giorni dopo quella data, in Italia furono bloccate a colpi di botte e bastonate in testa.
Argo non si riprese più. Il 10 giugno di due anni dopo toccò a Giacomo Matteotti e anch'egli si fermò li.
L'Italia si riprese invece solo 23 anni dopo, il 25 aprile 1945, ma sembra che oggi da noi troppi non lo capiscano. Anche perché per capire forse bisognerebbe conoscere il fascismo. E quindi l'antifascismo.
31 ottobre 2024 – 102 anni dopo
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
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