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Voto ligure e questione morale
di
Elisa Fontana *
L'analisi del voto in Liguria tiene impegnati tutti i commentatori, come è ovvio in qualunque elezione, ma ancor più qui che doveva essere la cronaca di un successo annunciato per il centro sinistra e si è trasformata, invece, in una mesta sconfitta. Le cause sono, ovviamente molteplici e tutte citate dai vari commentatori: il crollo verticale dei 5 stelle, il mancato coinvolgimento di Renzi, Grillo che non va nemmeno a votare (dimostrando di che modestissima stoffa politica e personale sia fatto, ma questa è opinione mia, non dei commentatori), Calenda che fa un risultato inesistente. Insomma c'è di che commentare per giorni.
Personalmente vorrei sottolineare due aspetti di questo voto che sono certamente locali, ma che credo possano rispecchiarsi a livello nazionale e che vedo strettamente intrecciati, al di là della contingenza politica.
Il primo aspetto è quello dell'astensionismo che in Liguria ha raggiunto il 55%, una percentuale spaventosa che mette davvero in crisi la democrazia del voto. Sappiamo che buona parte di questo astensionismo riguarda la sinistra e troppo spesso e troppo superficialmente lo si è liquidato con la frase consolatoria “è tipico delle democrazie mature, più sono solide, meno gente va a votare”. Tesi che non mi ha mai convinta, figlia come sono di una generazione e di una cultura politica per cui il voto era sacro ed era sacro esercitarlo.
Adesso che siamo arrivati a queste cifre, tutti se ne dolgono ed auspicano il ritorno alle urne dei disertori. Io per prima, visto che comunque in questa situazione nazionale astenersi equivale a votare la destra, è bene dirlo senza infingimenti. E qui entra il secondo aspetto che voglio sottolineare. Se davvero a sinistra si vuole riportare a votare i cittadini, bisogna che si ricordino tutti di andarsi a ripassare il senso e il significato della parola sinistra. E dopo averlo ripassato, vedere in questi ultimi venti anni cosa è stato fatto politicamente che si possa definire di sinistra.
Temo che la risposta sarà desolante e drammatica, perché quelle che ha messo in campo sono state politiche di destra. E anche questo va detto senza ritrosie. Non solo, ma vedere anche la deriva etica che l'ha colpita non aiuta di certo il ritorno alle urne, come vedere la corsa ai consigli di amministrazione, ai posti di quello che una volta si chiamava il sottobosco politico ed economico-finanziario che, però, ti permette di costruirti una solida base elettorale, dare per normali frequentazioni politicamente ambigue.
Attenzione, non sto parlando di mafia, malaffare e affini, parlo di politica e di come è stata interpretata in questi anni dalla sinistra. Avreste mai pensato di vedere Berlinguer salire sullo yacht di Spinelli? Fa ridere solo a scriverlo. Ebbene, Burlando l'ha fatto normalmente e sicuramente per affari leciti e alla luce del sole.
Ma il punto non è quello, il punto sono le frequentazioni e l'opportunità politica di quelle frequentazioni. Un politico può liberamente ricevere chiunque, ma ha un ufficio per farlo e una motivazione chiara per il colloquio. Non si va su uno yacht, che poi abbiamo saputo essere il vero parlamento regionale ligure, a fare qualunque cosa che non possa essere fatto nelle sedi opportune. Ebbene, questa leggerezza di forma, ma soprattutto di sostanza politica, è alla base dell'allontanamento di tanti a sinistra.
Perché devo votarti se poi fai politiche di centro destra, ti mescoli tranquillamente con chiunque e non perdi occasione per essere nominato nelle municipalizzate, o nel consiglio di amministrazione o nella università telematiche? Non devi solo essere passabilmente onesto, lo devi anche apparire e gli yacht e gli incarichi e tutto il resto non dovrebbero riguardarti, non perché tu stia facendo necessariamente qualcosa di male, ma perché non dovrebbero proprio interessarti.
Una volta si chiamava questione morale e a sinistra era molto sentita, oggi sembra di parlare un'altra lingua del tutto sconosciuta, ma non lamentiamoci poi se la gente scappa e non ci rimane che far finta di vedere se la colpa è di Renzi o di Conte. Ecco se si comincia a rispondere a quelle domande e si ha una seria motivazione al cambiamento potrebbe aprirsi una strada diversa dall'attuale mortificante galleggiamento.
Ma ci vuole decisione politica e grande convinzione morale e intellettuale e non pensare di spuntarla nel giro di qualche giorno. Tuttavia una rifondazione etica e ideologica non è più rimandabile, il programma, poi, scaturirà quasi del tutto naturalmente. Ma ci sarà qualcuno all'altezza e, soprattutto, con la voglia di mettersi in gioco? Per ora ascolto solo politichese.
P.S.: la stessa questione morale che non ha scalfito minimamente chi ha votato il mantenimento del sistema Toti senza battere ciglio, ma questo ci sorprende il giusto.
* Coordinatrice della Commissione Politica e Questione Morale dell'Osservatorio
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