|
Razzismo e bugie
di
Paolo Mossetti
In un video rilanciato da numerosi account di estrema destra il giornalista Federico Rampini dice una grossolana bugia: non è vero che nel meeting di Anchorage nel 2021 i cinesi recitarono agli americani «interi comizi di Black Lives Matter».
È una leggenda metropolitana. Basta leggere le trascrizioni ufficiali.
L'unica volta che in quella circostanza la delegazione di Pechino menzionò il movimento antirazzista fu per dire che «Le sfide che gli Stati Uniti affrontano in materia di diritti umani sono radicate profondamente. Non sono emerse solo negli ultimi quattro anni, come il movimento Black Lives Matter. Non sono questioni sorte solo di recente».
Una frase peraltro difficilmente contestabile, usata per dire a Biden che non ci può essere un solo poliziotto del mondo, malconcio e con la rogna, a stabilire come vanno rispettati i diritti umani.
In quell'incontro i cinesi non nominano neppure la parola «razzismo». E in ogni caso non si capisce quale dovrebbe essere la naturale conclusione dal discorso di Rampini se non che il nostro antirazzismo liberale è una debolezza, una quinta colonna nefasta da estirpare, anche con l'autoritarismo, pur di non farcela usare contro dai nemici geopolitici.
Quando Rampini dice che nelle redazioni progressiste come il NY Times verrebbe «zittito» e «cacciato via» forse è per le sue ripetute rozzezze, più che per il suo posizionamento politico, ormai interamente dedicato a fornire armi concettuali a un pubblico ultraconservatore, anziano, incattivito e sommariamente informato.
Dossier
diritti
|
|