  | 
                 
                    
                    Mordechai Vanunu: abbiamo bisogno di una Palestina libera 
                     di 
   Rossella Ahmad
 
                   
                    
La vicenda umana di Mordechai Vanunu è paradigmatica del modus operandi dello stato coloniale. È anzi simbolica  della frattura netta esistente tra ebraismo e sionismo, che nello stato di Israele si sono artatamente fusi con i risultati che vediamo. Ed è anche esplicativa del rapporto di sudditanza che da sempre contraddistingue la politica italiana nei confronti dell'anglosfera. 
In particolare, è nel nostro paese, tra Roma e Milano, che il servizio segreto israeliano ha agito indisturbato  per oltre sessant'anni, con la complicità dei governi e degli 007 italiani. E la maggior parte delle azioni criminose compiute,  da Argo 16 ad Ustica all'affare Moro,  resta ancora coperta  dal segreto di stato. 
Vanunu è un ebreo marocchino, nato e cresciuto a Marrakech, emigrato poi in Israele agli inizi degli anni '60 del secolo scorso assieme alla sua famiglia di ebrei sefarditi, il ramo orientale dell'ebraismo. In gioventù divenne  attivista per i diritti degli "arabi israeliani", così vengono definiti i palestinesi rimasti all'interno della Palestina pre-1948 con l'evidente obiettivo di minarne l'identità nazionale, contro la guerra e per l'uguaglianza tra ashkenaziti, di origine europea e veri dominatori della società e della politica israeliane, ed i mizrahi, gli orientali, percepiti come inferiori e discriminati nelle alte cariche rispetto agli immigrati europei. 
Assunto come tecnico nella centrale nucleare di Dimona , nel 1986 rivelò al Sunday Times l'esistenza di un vasto piano di armamento nucleare da parte di Israele. Sì parlava già allora della presenza di circa 200 testate nucleari e del materiale per produrre  almeno altre 20 bombe all'idrogeno. Vanunu rivelò il famoso segreto di Pulcinella, che tutti in occidente conoscevano ma che ognuno fingeva di ignorare. 
Pagò molto cara l'intervista al quotidiano inglese. La decisione di assassinarlo senza processo - i famosi omicidi extragiudiziali riservati ai palestinesi - fu lasciata cadere : candidamente Wikipedia ci informa che Vanunu restava pur sempre un ebreo ed il suo sangue aveva per lo stato un peso specifico diverso rispetto a chi non lo fosse. Sì optò dunque per il suo trasferimento coatto in Israele, paese che aveva già lasciato con l'obiettivo di trasferirsi permanentemente in Canada.
 
Le fasi del suo sequestro sono da spy-story di alto livello. Gli agenti del Mossad lo adescarono in Italia con l'ausilio della spia Cheryl Ben Tov, con cui aveva imbastito  una sorta di relazione a distanza; non avendo avuto il permesso di agire in Inghilterra da parte dei servizi segreti britannici, gli agenti del Mossad scelsero il nostro paese - e quale altro, sennò? - per portare a termine lo scenografico rapimento:  dopo essere stato drogato, fu chiuso in una grossa valigia, trasportato in Israele e trasferito in un carcere di massima sicurezza, in cui è restato per 18 anni, 11 dei quali in completo isolamento.
Ad oggi, è trattenuto nel paese contro la sua volontà e sottoposto a trattamento inumano, completamente impossibilitato ad avere contatti con il mondo esterno. 
"Non abbiamo bisogno di uno stato ebraico, ma di una Palestina libera".
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
                  
           
       
                   
                       
                  Dossier 
       diritti 
                   | 
                 
                  
                 |