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27 agosto 2024
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Orrore crescente e chi può non fa niente
di Alessandro Ferretti

Oggi la folle corsa dell’orrore sale un altro gradino, anzi due: l’ONU ha annunciato di dover sospendere le operazioni umanitarie a Gaza, e l’ospedale Al-Aqsa è stato totalmente evacuato, con i pazienti in terapia intensiva sfollati altrove.

La situazione attuale è semplice: oltre un milione e mezzo di persone disperate, sopravvissute a stento a dieci mesi e mezzo inimmaginabili e indescrivibili, sono ammassate nei quaranta chilometri quadrati più inospitali di Gaza senza riparo, senza cibo , senza ospedali, con soli tre pozzi su diciotto ancora funzionanti. In due parole, senza niente.

Non si è mai verificata una situazione così gigantescamente disumana. Neanche negli assedi più spaventosi della storia cosí tanti civili sono stati confinati in un’area così piccola e privati di ogni cosa da un esercito onnipotente che peraltro li massacra da mesi. Anche i lanci aerei con cui l’Occidente ha penosamente cercato di assolversi dalla sua complicità sono impossibili: nella “zona d’evacuazione” in media c’è una persona ogni venticinque metri quadri, i cassoni farebbero una strage.

L’enormità della gravità della situazione non potrebbe non dar luogo a enormi reazioni in Occidente, ma non ci saranno grazie all’enormità del silenzio di chi dovrebbe informare, spiegare e prendere posizione su tutto ciò che sta succedendo. Politici, sindacalisti, giornalisti, intellettuali, progressisti, illuministi, membri della “società civile”, personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo osservano un silenzio di morte che, ormai è chiaro, è deliberato e funzionale a far sì che l’inaccettabile avvenga e venga accettato.

Con Gaza muore quella particolare credenza che in qualche modo abbiamo avuto in tanti, ovvero che esistesse un limite ai crimini che le democrazie occidentali possono commettere. “Non possono ammazzare tutti davanti agli occhi mondo intero”, pensavamo. Ci sbagliavamo.

All’inizio dei massacri chiedevo spesso a chi li giustificava qual era il numero di vittime palestinesi che era disposto ad accettare, per stanare la loro umanità. Nessuno mi rispondeva mai, e ora so il perché: quel numero massimo non esiste. Nessuno di quelli soprannominati parlerà, nessuno spiegherà, nessuno cercherà di fermare Israele, qualunque cosa succeda.

Se ancora ti aspetti che qualcun altro faccia qualcosa, è il momento di ricredersi e guardare in faccia la realtà. Le “democrazie” e i “democratici” hanno gettato la maschera e hanno saltato l’ostacolo, e anzi non vedono l’ora che Israele completi il lavoro in modo da tornare alla “normalità”.

Chi non accetta tutto questo non ha alternative se non quella di fare qualcosa in prima persona, gettare sabbia negli ingranaggi, organizzarsi, denunciare, manifestare e diffondere la complicità di chi tace, di chi distorce, di chi minimizza, di chi omette. Difficilmente ciò che faremo potrà salvare Gaza dalla sanguinosissima pulizia etnica, ma non far nulla significherebbe tradire i sentimenti umani di fratellanza, compassione, empatia e giustizia che rendono la vita fonte di gioia e degna di essere vissuta.

Chi non farà nulla sceglierà invece il vuoto pieno di orrori della morte, quella fisica del popolo palestinese ma anche quella civile, etica e sociale di sé stesso.

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