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24 agosto 2024
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I massacri di fine agosto
di Rinaldo Battaglia *

Per il 24 agosto, il Premier Meloni - che con molta attenzione e memoria il 20 agosto ha ricordato correttamente la fine della 'primavera di Praga', crimine commesso dai comunisti sovietici al tempo della Guerra Fredda - spero si ricordi anche dei massacri di Vinca e Fivizzano.

Ma mi sorprenderei se lo facesse. Non lo ha fatto nemmeno per quello del 12 di agosto di Sant'Anna di Stazzema per l'80° anniversario della strage. Ma c'è un nesso ed una logica: erano stragi naziste col documentato, certo, verificato, sentenziato dalla magistratura apporto e sostegno dei fascisti italiani. Peraltro, in alcuni casi, i fascisti della X Mas, il cui capo e padrone - Junio Valerio Borghese - in alcune sedi del suo partito è onorato con tanto di quadri e stemmi.

Dov'è la coerenza? Dov'è la memoria storica? Capisco. Non sempre la politica viaggia di pari passo alla verità storica. Qualcuno la chiama onestà o disonestà intellettuale. Mi permetto allora io di ricordare - nel mio piccolo - cosa sono stati i massacri di fine agosto.

A Fivizzano, 80 km da Sant’Anna e 130 da Fucecchio, ed in particolare nella frazione di Vinca, ai piedi delle Alpi Apuane, tre settimane dopo il massacro di Sant’Anna di Stazzema e a pochi giorni dal secondo, i criminali ritornarono all’opera. I soldati tedeschi si fermarono una settimana su quei colli. E in quella settimana rubarono nelle case, razziarono tutto il bestiame, violentarono donne e ragazze, anche di giovane età, poco più che bambine. Il parroco don Michele Rabino andò a protestare: fu subito ammazzato.

Sarà uno dei 276 sacerdoti uccisi dai nazifascisti in Italia dal 8 settembre ‘43 al 25 aprile ‘45. Eroi che, muniti solo della Croce, lotteranno per la pace e il Vangelo e talvolta saranno per questo anche sbeffeggiati dai gerarchi del Fascio, come Alessandro Pavolini, il segretario del PNF. Sue le parole: «I giornali, propaganda e radio della RSI non possono nulla contro le migliaia di parroci che ci sono contrari». E pensare che era del club rinomato del ‘Dio, Patria & Famiglia’ tanto caro a qualcuno oggi.

Chi riuscì a scappare in quei giorni si rifugiò sulle Apuane dai partigiani, che intervennero assaltando un camion e uccidendo 16 tedeschi. Fu impartita subito la rappresaglia. I morti civili complessivamente nella zona - alla fine - si contarono in ben oltre 500 (forse quasi 600), di cui solo 162 (qualcuno dice 174) nella frazione di Vinca. Molti erano, anche qui, bambini. Alcuni furono impiccati col filo spinato e lasciati essiccare al sole. Oppure legati ai radiatori o alle ruote degli autocarri.

La settimana prima nell’altra frazione di Fivizzano (San Terenzio Monti) erano stati uccisi altri 159 civili (forse 180 come scrive lo storico Franco Giustolisi). Poi toccherà alle altre frazioni: 114 uccisi a Valla, 25 a Tenerano, 17 a Mommio. Forse di più. Sull’entità dei morti nei massacri di fine agosto ‘44 nella zona di Fivizzano non tutti concordano. Molti storici preferiscono ‘suddividere’ i vari massacri, quasi uno per uno – sebbene il periodo sia il medesimo e la zona un ‘tutt’uno’ - forse per rendere meno doloroso quanto avvenuto o forse meno criminale l’azione di chi lo ha realizzato.

Sempre gli uomini della famigerata 16a divisione Reichfuhrer delle S.S. di Max Simon e nel caso specifico qui guidate ancora dal “monco” Walter Reder. Avevano persino scritto su dei cartelli “Chi seppellirà i cadaveri sarà passato per le armi”. Quelle persone non avevano neanche il diritto di seppellire i loro figli, perché di figli si trattava. Come Nunziatina Battaglia, di due mesi, lanciata in aria e fucilata in volo come fosse una beccaccia o un pettirosso. Come Ercolina Papa, denudata e impalata “dalla natura alla bocca”. Come Alfierina Marchi che era in attesa del primo figlio e venne squartata viva. Come Silvio Boni e Matteo Parisi, bruciati vivi nelle loro abitazioni.

Lo storico Paolo Bissoli nei suoi libri ne parla in maniera precisa e dettagliata. Meriterebbero di esser letti per capire fino a dove può arrivare l’abisso. Ne basterebbe anche uno solo. È anche qui presente la mano dei fascisti del posto. Tra i criminali nazisti non potevano mancare i fascisti italiani e le loro brigate nere. Erano della stessa pasta. Allevati nella scuola chi del Fuhrer, chi del Duce. I superstiti di Vinca lo testimoniarono in modo preciso.

Documenti provano che prima dell’azione su Vinca, Reder chiese aiuto alla XL Brigata Nera ‘Vittorio Ricciarelli’ di Livorno e soprattutto agli uomini al colonello Giulio Lodovici, il comandante della Brigata Nera Mussolini di Carrara. Uomini del Duce. ‘Uomini’ ovviamente per modo di dire. «Quanti me ne puoi dare?». Subito la risposta: «Cento. In un’ora sono lì». Fu di parola.

Ne arrivarono anche più di cento da La Spezia, quasi tutti camerati della X Mas di Junio Valerio Borghese, altro personaggio opaco che opererà in Italia con seguito, anche 30 anni dopo (il mancato golpe del 7/8 dicembre 1970 ha la sua firma). Si faceva chiamare il Principe Nero. Ad oggi ancora molto venerato e osannato, come gli uomini della X Mas, anche in opache riunioni, ricorrenze di politici attuali o campagne elettorali. Fu per anni Presidente del partito di Giorgio Almirante, l’MSI, quello della fiamma oggi tanto cara a qualcuno. Sì, anche di questi mesi opachi, verificare per credere.

Anni dopo, nel processo di Perugia, qualcuno alla fine ammise le sue colpe. Come Andrea Pensierini, sempre della 40 ° Brigata Nera Apuania di Carrara del gen. Bruno Biagioni. Altri no, anche se identificati. Come Elio Ussi, che testimoni videro frugare tra i cadaveri e rubarne i portafogli. Come Giovanni Tomagnini, che si vantava di aver ucciso una donna incinta e voleva brindare col padre per quel gesto. Il padre si rifiutò di bere col figlio assassino; fu bastonato da un altro camerata. Come Giuseppe Diamanti, detto Gatton. Ai suoi commilitoni che gli chiedevano: «Gatton, quali sono oggi gli ordini?», rispondeva sorridente: «Quanti ne volete. Quanti ne ammazzate!».

Anche Franco Giustolisi racconta e documenta, con date e precisione. Se volete star male ma conoscere, a voi il suo ‘L’ Armadio della Vergogna’. Io l’ho letto. E sono stato male. Forse qualche Alta Carica del Governo non l'ho mai fatto. Personalmente è da consigliare. Il fascismo è stato anche questo. Ma… han fatto anche cose buone! Ditelo ad altri, non da queste parti.

Qualcuno dirà sempre che è stata una rappresaglia, l’effetto di un’altra causa. Non credetegli. Non sempre è stato così. Certo, ci sono stati casi e non vanno nascosti. (...) Per il massacro dei 162 civili di Vinca, in particolare, ben 64 membri della Brigata nera apuana del generale Biagioni furono processati dal Tribunale di Perugia con l’accusa di “strage continuata” (che cumulava i reati commessi a Vinca e a Bergiola Foscalina). La sentenza emessa il 21 marzo 1950 arrivò a condanne severe (ben 11 furono gli ergastoli comminati) ma subito destinate ad ammorbidirsi e quasi annullarsi, sempre a causa dell’applicazione dell’amnistia del ‘46. Unica nota positiva: il Maresciallo Vincenzo Giudice fu insignito della Medaglia d’oro al valore militare. Un onore meritato.

Sull’entità dei morti nei massacri di fine agosto ‘44 nella zona di Fivizzano e frazioni – come detto - non tutti concordano. Ma come scrisse a suo tempo Jean Paul Sartre: ‘il fascismo non è definito dal numero delle sue vittime, ma dal modo con cui le uccide’. E talvolta anche le Alte Cariche del Governo non hanno il coraggio e l'onestà intellettuale di dirlo.

Passerà questa 'pioggia sottile', passerà anche il 24 agosto 2024, passerà anche l'80° anniversario dei massacri di fine agosto, ma come scriveva Aldous L. Huxley 'i fatti non cessano di esistere solo perché li ignoriamo'. Anche se siamo la più Alta Carica del Governo.

24 agosto 2024 – 80 anni dopo - liberamente tratto dal mio ‘La colpa di esser minoranza’ - ed. AliRibelli – 2020

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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