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Sant'Anna: 120 volontari italiani
di
Rinaldo Battaglia *
Nel processo sul massacro di Sant’Anna di Stazzema al Tribunale
Militare della Spezia, chiuso il 22 giugno 2005 – con sentenza confermata in Appello di Roma il 21 novembre 2006 e in Cassazione l’8 novembre 2007 (sentenza n. 1362) - i nomi degli italiani che figuravano erano quelli di tre fascisti sicuramente presenti: Aleramo Garibaldi di Pietrasanta, Giuseppe Ricci e Guido Buratti.
Lo storico Paolo Pezzino (in ‘Sant’Anna di Stazzema 12.08.1944’) ne parla in maniera precisa e dettagliata. Ulteriori e altrettanto precise conferme arrivano da altri storici e ricercatori.
Soprattutto sui primi due (Garibaldi e Ricci) si indirizzarono numerosi sospetti: il primo ebbe anche un salvacondotto rilasciatogli dai tedeschi. Entrambi furono accusati da vari testimoni di avere attivamente partecipato alla strage (Garibaldi aiutando a sistemare e/o soprattutto a sparare con una mitragliatrice, Ricci spingendo in un fossato alcuni rastrellati per esser poi fucilati).
Entrambi sostennero – nei primi processi a guerra appena finita (1946) - di avere solo portato cassette di munizioni, costretti dai tedeschi.
Ma questo non è mai ‘quadrato’ con altri discorsi nè con alcune testimonianze, rese prima e successivamente, come pure al processo di 60 anni dopo.
La maggior parte dei portatori di munizioni infatti fu uccisa dai tedeschi dopo la loro utilizzazione, e quelli che non lo furono (come Agostino Bibolotti, che fu utilizzato per portare la radio) vennero deportati a Nozzano Castello, sede del comando SS: il fatto che i tre siano stati lasciati liberi dopo la strage ha sempre indotto a pesanti sospetti nei loro confronti.
È comunque da sottolineare che Aleramo Garibaldi perse nella strage moglie e due figlie (Lia di 5 anni e Luciana di 9).
Contro Buratti e Garibaldi fu intentato un procedimento penale, e proprio Garibaldi, rintracciato a Terni, fu denunciato in stato di fermo al PM della Corte di Assise Straordinaria di Lucca dal Vice Commissario di PS di Viareggio Vito Majorca in data 18.1.1946.
Non risulta dalla documentazione disponibile che sia stato condannato.
Ma non fu un caso isolato. Anzi, tipico nel ‘colabrodo’ che era l’Italia nell’immediato dopo-guerra.
Sappiamo anche che nella 16. SS Panzer-GrenadierDivision – responsabile del massacro - erano arruolati parecchi italiani.
Max Simon, il suo comandante, dichiarò che nella 16. Division - che contava circa 10-12.000 uomini - vi erano tedeschi, alsaziani ed italiani, e che nelle retrovie la metà degli effettivi erano ‘italiani’.
E Frederich Knorr, che comandava tutti i servizi della divisione, e aveva alle sue dipendenze circa 320 uomini, a suo tempo, confermò appieno:
“il 20% di tutti i rami dell’amministrazione era composto da Italiani.
Io avevo 120 Italiani volontari. La stessa uniforme di qualsiasi altro soldato delle SS”.
(testimonianze al processo di Padova contro Simon celebrato da una corte militare britannica (29.5.1947 – 26.6.1947): deposizione di Max Simon, National Archives London, WO, 235/585, p. 134; deposizione di Otto Baum, ivi, p. 194; deposizione di Frederich Knorr, ivi, p. 206).
"io avevo 120 italiani volontari a sant'Anna di Stazzema!": parole terribili.
"Io avevo 120 Italiani volontari!" sappiamo cosa vuol dire?
Non solo. Va aggiunto che, nell’ambito delle sue indagini, la Procura militare della Spezia era riuscita a individuare i nominativi di una quindicina di italiani inquadrati nella 16° Divisione delle S.S. e due di essi erano anche stati interrogati (Archivio della Procura Militare di Roma, fascicolo del pubblico ministero (procedim. n. 89/02/RNR), Faldone 2, ex B). Non si può quindi escludere che ‘quegli uomini che in divisa tedesca’ parteciparono alla strage e furono sentiti parlare italiano fossero effettivi della 16. Divisione SS; così come non si può neanche escludere che fra di loro vi fossero ‘fascisti versiliesi’ (Aleramo Garibaldi era di Pietrasanta, non a caso) che, avendo saputo dell’imminenza dell’azione contro la popolazione civile di Sant’Anna, avevano chiesto di far parte di quella spedizione.
Va rilevato comunque che è ben strano che una partecipazione massiccia di italiani (reparti delle Brigate Nere, della GNR o delle SS italiane) non abbia mai trovato riscontro documentario successivamente all’azione.
Italiani, brava gente?
Quando, qualche giorno dopo, al rastrellamento del Lucido e alla strage di Vinca del 24-27 agosto 1944 insieme agli uomini di Walter Reder partecipò un reparto delle Brigate nere di Carrara – la X Mas di Junio Valerio Borghese (quella tanto decantata da qualche candidato alle ultime Europee) - queste non ebbero bisogno di “travestirsi” con le divise tedesche, e nei giorni successivi la loro partecipazione fu esibita come un titolo d’onore anche nelle bettole e trattorie di quella città. Ma erano della X Mas, un corpo che non cercava di ‘mimetizzarsi’ nelle S.S o dentro le S.S. o in altri corpi.
Ricordo a chi ha poca memoria che Junio Valerio Borghese, il ‘principe nero’ del tentato golpe dell’Immacolata (8 dicembre 1970), nell’immediato dopo-guerra fu anche Presidente dal 1951 del Movimento Sociale Italiano, nato nel dicembre ‘46 da ex esponenti fascisti o da reduci della Repubblica di Salò e guidato – come noto - da Giorgio Almirante.
Va aggiunto ancora che nessuna delle SS rintracciate per il processo alla Spezia 60 anni dopo e interrogate in Germania per rogatoria ha mai dichiarato che insieme a loro vi erano, in posizione preminente o attiva, italiani mascherati con la divisa tedesca, anche se questo particolare avrebbe potuto rappresentare una linea di difesa plausibile, che permetteva di addossare ai fascisti repubblicani, cioè al clima della guerra civile italiana, la responsabilità di quanto avvenuto.
Ma erano passati 60 anni e i grandi responsabili della strage già tutti morti (in quegli anni in Germania il 'caso Sant'Anna' venne archiviato in tutta fretta ‘per insufficienza di prove o per incapacità a presenziare al processo’).
Resta un fatto indubbio, comunque, per noi: nel massacro del 12 agosto a Sant’Anna ad uccidere e a partecipare al crimine vi erano presenti anche italiani. Italiani.
Italiani brava gente?
Oggi sui vari giornali ricorderanno della strage di Sant’Anna e parleranno del crimine dei nazisti, delle atrocità degli ‘altri’. Ma - credo - nessuno parlerà anche degli italiani, dei fascisti, che furono parte attiva. Ed erano almeno 120, non uno, due o tre scappati di casa.
Specie ora quando il motto fascista ‘Dio, Patria & Famiglia’ è tornato di moda. Ricordo che – storicamente - il primo a parlare di 'Dio, Patria Famiglia' fu un certo commissario fascista Giovanni Host-Venturi, il 23 maggio 1925, al congresso dei fascisti dell’Istria. Disse queste precise parole:
"Il fascismo poggia su tre cardini: Dio, Patria, Famiglia. Il fascismo è quindi religioso e difende la fede […]. Ci sono in questa regione sacerdoti che non sono italiani e non comprendono cosa significhi essere italiano e cocciutamente insistono nel celebrare le funzioni religiose in lingua slovena. Noi affermiamo che in Italia si può pregare solo in italiano".
E, visto che siamo in tema, completo dicendo che Giovanni Host-Venturi - caduto il Duce e persa la guerra nel '45 - fuggì come un ladro verso l'Argentina tramite la Rat-Line del vescovo di Pio XII, Alois Hudal.
Noi sempre e solo brava gente, vero?
Non va mai generalizzato nulla, né quello che da italiani si è subìto (foibe comuniste, lager nazisti) ma non può essere nemmeno nascosto - alla Storia - quello che si è commesso.
Nascosto per spirito di patria, di bandiera o puro tornaconto politico ed elettorale.
Nascosto non solo quanto commesso in Grecia (Domenikon, Farsalo) o in terra di Jugoslavia, ma – peggio ancora – sul nostro suolo italiano.
E che a massacrare in Italia un paese intero – uccidendo soprattutto donne e bambini, anche di soli 20 giorni - abbiano partecipato anche i figli del Duce, cresciuti al suono di ‘Dio, Patria & Famiglia’, per me è solo vergognoso. Non trovo altre parole. Si chiama ‘onestà intellettuale’.
Solo l'ignoranza di verità, solo la mancata conoscenza copre quei crimini.
Si possono dedicare vie o piazze, costruire mausolei fin che si vuole, scrivere – come nella mia bella terra veneta (25 Aprile 2020) - che la Liberazione è stata ‘contro un esercito invasore’, sottacere e nascondere tutto quello che non si dovrebbe, ma ‘l’onta’ per me resta.
Perché come diceva a suo tempo Cicerone: “vale di più la propria coscienza che l’opinione degli altri”.
E la coscienza – se è coscienza - non conosce bandiere, partiti politici o frontiere.
Sarà per questo che ogni volta che vado a Sant’Anna io non riesco mai a ‘non-piangere’.
Non è vero che, a Sant'Anna, poi sempre passa in dolore.
Non riesco mai a ‘non-piangere’. E non solo per quello che noi ‘eravamo’ ieri, ma anche e soprattutto per quello che i noi ‘siamo’ oggi. Che i bambini di Sant’Anna, saliti in Cielo un sabato d’agosto di 80 anni fa, ci perdonino e compatiscano la nostra ‘ignoranza’ di verità.
Di solito il 12 agosto c’è sempre un forte silenzio a Sant’Anna.
Nessuno parla, nessuno si muove.
Neanche il vento alla mattina,
nemmeno il sole quando tramonta alla sera.
È per rispetto alle lacrime di quei bambini sospesi,
smarriti nel cortile mentre danzavano scalzi
e trovatisi in cielo con gli angeli a far loro compagnia,
perché solo scappati dalla guerra,
perché solo dalle carezze delle madri difesi.
Una mattina lontana, una ferita vicina,
una cicatrice aperta che neanche il silenzio ha portato via….
Non è vero che poi sempre passa il dolore. E talvolta nemmeno l’ignoranza lo copre. L’ignoranza, la mancata conoscenza, di quei 120 italiani, fascisti, nascosti tra gli assassini tedeschi ma vivi e presenti in quel giorno di mattanza. Quando l’odio ha vinto sull’appartenenza di patria.
Non è vero che tutti gli italiani erano uguali in quella guerra: gli innocenti restano innocenti, gli assassini per sempre assassini.
12 agosto 2024 – 80 anni dopo - Rinaldo Battaglia
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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