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20 luglio 2024
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Germania: scontro fra capitalismo e borghesia produttiva nazionale
di Leonardo Masella

Anche quello che sta succedendo in Europa e in particolare in Germania è riconducibile allo scontro interno al capitalismo, fra capitale finanziario che ha il suo cervello negli Usa, nel Deep State Usa, e le borghesie produttive nazionali.

"Unser Land Zuerst” in tedesco si traduce con “Innanzitutto il nostro paese” ed è uno degli slogan principali di Alternative für Deutschland, la rinascente destra tedesca.
Seppur si possa dire, a ragione, che tale slogan sia facilmente accostabile al famoso “Deutschland über alles”, “Germania sopra a tutto”, i significati sono diversi e dicono molto sull’impianto ideologico attuale della nuova destra teutonica.

Ma procediamo con ordine. È necessario individuare quali sono le differenze tra AfD e il resto della destra europea e il perché esse sussistono. La Germania è il cuore industriale dell’Unione Europea e sostanzialmente è l’unica nazione dove la produzione di beni reali e ad alto valore aggiunto ha resistito alla finanziarizzazione dell’economia, fino ad oggi.

Negli altri paesi europei, comprese Francia e Italia, le idee di Von Hayek e della Reaganomics hanno portato ad una deindustrializzazione crescente, sostituita da un tessuto economico a basso valore aggiunto e soprattutto dominato dalla finanza.

La differenza tra Le Pen, Meloni e AfD è presto detta. Le destre di paesi non più indipendenti attuano politiche che non mettono mai in discussione lo status quo e sono consapevoli che il governo nei rispettivi confini nazionali non ha un potere effettivo, accettandolo senza remore. AfD no. La dirigenza della destra tedesca, che non a caso ha come punto di riferimento la rivoluzione borghese del 1848, non accetta la scomparsa del potere effettivo e anzi ne rilancia l’importanza. Il tutto, ovviamente, nell’ambito del capitalismo.

AfD è sì una alternativa, ma all’interno dello stesso sistema.

Nel programma per le europee e per la elezioni del Bundestag, AfD ha preso come fonte primaria il Manifesto scritto da Maximilian Krah, per intenderci quello che ha detto che “non tutte le SS sono criminali”, intitolato “Politik von rechts” (Politica di destra). In questo Manifesto il nuovo ideologo della destra tedesca parla sì contro il “radicalismo di mercato”, facendo sembrare la sua analisi sovrapponibile a quella storica dei socialisti e dei comunisti, ma nel dettaglio è chiaro l’obiettivo di Krah ed è tutt’altro che anticapitalista. Quello che propone è una sfida al capitalismo finanziario, proponendo come alternativa il ritorno al capitalismo industriale nazionale, in pieno stile tedesco.

A Maggio 2024 la produzione industriale in Germania è calata del 2,5%.

Su base annua il calo è del 6,67%. Nel 2023 la produzione era già calata, su base annua di più del 3%. Dalla pandemia Covid alla guerra in Ucraina l’economia tedesca sta affrontando la sua crisi produttiva più nera da decenni. Se in occidente la produzione di beni reali è diventata una parte complementare e sempre meno importante nel bilancio, in Germania è il cuore di tutta la struttura economica.

Il fatto che ad Est la deindustrializzazione stia continuando e ad Ovest le aziende come BASF, Volkswagen, etc. fermino gli investimenti è sintomatico dello status attuale tedesco.
Le politiche proposte da AfD e da Maximilian Krah volgono il loro sguardo proprio verso il salvataggio del tessuto produttivo tedesco da un punto di vista nazionalista, ma allo stesso tempo non protezionistico.

Krah, come ha dichiarato più volte, è consapevole che la libera circolazione delle merci è fondamentale per la Germania. Quel che AfD propone è che sia la borghesia tedesca e non straniera a gestire la produzione e ad essere la proprietaria dei mezzi di produzione. Nell’affermare, nel suo manifesto, l’avversità ai «capitalisti avvoltoi di Blackrock», AfD affronta la privatizzazione e lo smantellamento delle imprese tedesche non in senso anticapitalista, ma con il più classico capitalismo ottocentesco.

Se da una parte abbiamo la maggioranza dei partiti tedeschi che ha abbracciato in pieno una visione economica liberista e finanziaria, dove la proprietà dei mezzi di produzione è molto più fluida e le regole del libero mercato dei Chicago Boys si applicano religiosamente, dall’altra abbiamo la difesa del “capitale ai tedeschi”, simile ma molto più reale e concreto di un “Italia agli Italiani” qualsiasi.

AfD è l’Ancien Régime della borghesia industriale che si contrappone al Nouveau Régime del capitalismo finanziario globalizzato. Anche la volontà di riavvicinamento alla Russia e lo stop alle sanzioni non ha nulla di ideologico, ma rimane sempre nella dimensione economica degli interessi tedeschi.

Non a caso AfD si è scagliata contro gli USA per il sabotaggio del North Stream 2.

La ricetta di AfD nell’applicare questo scontro non è campata in aria ma si basa su condizioni reali della Germania, dove una guerra economica tra borghesia finanziaria e compradora e quella nazionale e indistriale è in atto, anche se ben poco visibile agli occhi del lavoratore tedesco medio. Se in Italia e Francia la borghesia compradora, cioè quel capitale che ha come unico obiettivo l’accumulo di ricchezza a discapito anche della produzione reale e dell’economia in generale, ha campo libero e ha il suo sostegno anche in parte della destra, tranne la Lega, in Germania non è ancora così.

Fin dalla sua nascita dal 1949 la Germania Federale ha accettato di essere servile a livello internazionale agli USA ma in cambio ha potuto imporre la sua egemonia economica al resto d’Europa, ottenendo, seppur nella condizione di serva, un impero che oggi scricchiola e non poco. Il carattere neonazista di AfD in tutto questo non ha nulla a che vedere con le reali motivazioni che i liberali pongono in essere contro la crescita impetuosa di quel partito.

Se per i libdem il problema è il nazionalismo economico (spacciato per anticapitalismo dalla propaganda), per la sinistra tedesca (e non solo) viene posta quasi unicamente la questione antifascista. Nobile sì, ma in netto contrasto con la realtà e priva di ogni dimensione economica. Se la Linke è morta e i voti popolari, soprattutto nella ex DDR che una volta erano suoi, sono passati ad AfD è proprio perché a sinistra l’analisi marxista e di classe si è dissolta e ha lasciato uno spazio immenso ad AfD e al suo capitalismo d’alternativa che agli operai piace per disperazione.

Sahra Wagenknecht lo ha capito e molto bene e può essere la vera alternativa anticapitalista che ci serve più dell’ossigeno.

Forse pochi sanno che in Germania dopo la scissione di Die Linke, la lista antimperialista Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW) ha ottenuto un risultato di grande importanza, con il 6,17% e sei europarlamentari europei eletti. Die Linke è invece uscita fortemente indebolita dalla scissione, passando da cinque a due rappresentanti e al 2,74%, a causa della sua posizione favorevole alla guerra alla Russia.


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