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Manganellate ai diritti. Salvini esulta
di
Lina Iaquinto
Perché libertà è partecipazione, si diceva un tempo. Oggi è sempre la partecipazione, ma al pestaggio autorizzato e ora coperto legalmente. Vietato dissentire, vietato informare, vietato parlare.
In base al combinato disposto di due emendamenti del Carroccio approvati mercoledì, chi protesta in modo "minaccioso o violento" contro le grandi opere sarà colpito da una nuova aggravante al reato di resistenza che farà lievitare le pene.
Ma se un membro delle forze dell'ordine finisce sotto processo per averlo malmenato, lo Stato potrà anticipargli le spese legali fino a diecimila euro per ogni grado di giudizio. Esulta Salvini: "Risultato storico”.
Ma non accade d’improvviso, perché questi inadeguati al governo hanno anche lo stomaco di annunciarle le loro porcate. Ma la Schlein non le ha viste arrivare, impegnata a danzare ai vari pride.
E chi stabilirà se qualcuno manifesterà in modo «minaccio o violento»? Accompagnare un diritto agli aggettivi scelti di volta in volta dal potere significa solo eliminare quel diritto.
Il fascismo non è l’astronave aliena che all’improvviso si impossessa del potere. È lo sgretolamento progressivo dei pezzi fondamentali dello Stato di Diritto. E in Italia non sono passati 1000 anni dall’ultima volta in cui è accaduto. Ma solo 100.
Nello specifico dell’ultima vergogna, fatta passare non per un caso contestualmente alla approvazione della oltraggiosa eliminazione dell’abuso d’ufficio (votata anche dal nostro senatore caudino), chi ha presentato la proposta dell’aggravante al reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Igor Iezzi, proprio lui, il picchiatore parlamentare professionista che ha fatto il giro del mondo, fintamente punito e prontamente rientrato per manganellare questa volta il diritto delle persone.
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