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10 luglio 2024
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La numero 37
di Rinaldo Battaglia *

«La 37. Le consiglio la 37. È una buona scelta, è appena arrivata. Carne fresca. 20 dollari ed è sua per un’ora». Sono parole scritte da un giornalista Silvestro Montanaro, in un suo libro. 'Col cuore coperto di neve'' (edito nel 2014) racconta di una ragazzina di forse 10-11 anni in vetrina per la vendita “a tempo” assieme ad altre cento coetanee, tutte numerate per non creare confusione sul cliente, come i prodotti al supermarket. Con la coccarda del numero in mano. Da 1 al 100. Tutte poco vestite, abiti succinti, come esperte entraineuse. Entra un cliente, straniero, pratico di quel mondo, tarchiato, un po’ grassotto, magari per la troppa birra bevuta. Discute in mezzo inglese sgrammaticato con l’omino sdentato che gestisce la “casa”. “Venti dollari per la 37? Ok, va bene.”

Quelli sono i prezzi a Pattaya, abbassati dalla troppa concorrenza. Pattaya dista almeno 100 km da Bangkok, a metà strada tra l’aeroporto e l’inferno. C’è un grande giro ma anche un’offerta esagerata di sesso con oltre 350.000 ragazzine in vendita. E l’omino thailandese si deve accontentare quando ha di fronte un cliente scafato. È la legge della domanda e dell’offerta. Lo sa.

Solo che la 37 non capisce, abbassa la testa, disperata, non vorrebbe. La numero 37, scrive Montanaro, «ha l’aria smarrita. È una piccoletta dai capelli neri come la pece, le forme appena abbozzate, le piccole mani giunte, strette nervosamente sul grembo». Guarda le altre ragazzine, che abbassano la testa, disperate. Non vorrebbero neanche loro. Lo straniero insiste e dopo aver pagato a pronta cassa, prende per mano con forza la ragazzina e si dirige verso una camera. È esperto, sa come muoversi, tra le “case” di Pattaya.

L’omino sdentato prosegue nel suo tran-tran, ci sono altri clienti. Uno vuole la 18. «È di qualità, ha grande esperienza» dice con convinzione, come chi sa ben vendere la propria mercanzia. Ci sa davvero fare. E i clienti in attesa trattano, discutono il prezzo, si divertono, fumano, ridono. Sono qui per girare per le “case”, bere nei bar, svagarsi, festeggiare. Del resto, sono in vacanza. Cosa c’è di male? Hanno soldi, possono permetterselo.

L’omino, dopo la 18, piazza anche la 51. Venti dollari. La ragazzina muta segue il suo cliente, occhi bassi, vorrebbe nascondersi. Dove però non lo sa. A un certo punto si sentono grida, urla, bestemmie anche se non si capisce bene in che lingua. Il pancione urla contro la 37, dà calci, spintoni. La porta dall’omino sdentato perché lei in lacrime non vuole soddisfarlo. Ma come?

L’omino prende la ragazzina e la terrorizza solo con lo sguardo, poi arriva subito un ceffone da pugile esperto. Il cliente urla la sua delusione: ha pagato, vuole quello che ha comperato. È un suo diritto! L’omino preoccupato cerca di tacitarlo. Ci sono anche altri clienti. «Si scelga un’altra, qualsiasi, gliela do per 2 ore». «No, voglio la 37».

E l’omino sdentato ora fa poco l’omino con la ragazzina: ora è un leone infuriato, una vipera velenosa, una belva affamata a cui hanno sottratto la preda già in bocca. La minaccia, minaccia di chiamare il padre, farsi restituire i soldi che gli ha già anticipato, mandarlo in galera come truffatore. Distruggere la sua famiglia.

La 37 non ha alternativa. Piange, ma capisce che deve andare a scusarsi dal cliente col pancione. Anche l’omino sdentato lo tranquillizza: ora farà tutto quello che lui vorrà. Tutto. L’omino è esperto del mestiere, non solo il cliente straniero. E la ragazzina ora lo segue rassegnata nella camera di prima, mentre gli altri clienti guardano le altre in vetrina, discutono qualche prezzo, scelgono quella che preferiscono e pagano l’omino sdentato, ora tornato più mansueto. E tutto torna al suo tran-tran: c’è chi vende, chi compera, chi paga 20 dollari, chi incassa. La numero 37.

Si chiama “numero 37”. Senza nome e tanto meno cognome. Perché, quando si è anonimi e invisibili non si ha il diritto al nome, basta solo un numero. Come bastava solo un numero agli ebrei e ai deportati nei campi di morte di Hitler. Perché erano solo, anche loro, solo un numero.

80 anni prima ad Auschwitz, 80 anni dopo a Pittaya. E se qui non lo tatuano sulla pelle quel numero e solo perché non è estetico per la mostra promozionale alla vendita del prodotto. Quel giornalista, Silvestro Montanaro quattro anni fa, il 10 luglio 2020, a 66 anni un brutto male, ce lo ha portato via. Era un giornalista ‘d’inchiesta’ diremmo oggi, di quelli che forse non esistono più perché sono ‘controcorrente’ e rompono le scatole. Alla RAI era stato messo alla porta quando aveva fatto un servizio (poi mai del tutto trasmesso) sulla redditività delle industrie farmaceutiche. Ma già nel 1999 con un servizio, che parlava su chi guadagnava con le terribili carestie che affliggevano il sud del Sudan, aveva rischiato il posto.

Anni fa studiando lo sfruttamento minorile delle bambine/prostitute in Thailandia (che poi tratterrò in ‘La colpa di esser minoranza’) avevo avuto l’onore di contattarlo via telefono e via web e così di conoscerlo. Ci ho parlato a lungo e più volte. Ed è stato per me un momento molto toccante.

Volevo capire meglio, perché la realtà che avevo letto nel suo libro era troppo brutta e crudele. Talvolta anche il cervello si rifiuta di accettare certe disumanità e necessita di nuove conferme. Sperando forse che qualcuno ti dica che si era esagerato, era tutto folklore, tutto gonfiato per attirare attenzioni.

E Silvestro Montanaro, invece, mi ha cortesemente parlato a lungo delle tante ‘numero 37’ del mondo. E non solo nel sud-est asiatico. Perché già in uno studio di Ecpat Italia – contenuto nel Global study di Ecpat Internatonal (End Child Prostitution in Asian Tourism) – frutto di una ricerca (ultima a mie mani) avvenuta tra il 2015 e il 2016, si è stimato che i turisti sessuali ‘italiani’ siano almeno 80 mila, quasi in totalità uomini.

Siamo i leader - stando all’Ecpat - in un settore che vede al mondo oltre tre milioni di ‘viaggiatori per turismo sessuale’. E i ‘numeri 37’ vengono quantificati in non meno di 250 mila per un business di 20 miliardi di dollari annuo. Se così fosse, la matematica quantifica in 80.000 il fatturato annuo che ogni ‘numero 37’ genera al suo ‘padrone’. L’età media dei “turisti” è di 27 anni, solitamente dai 20 ai 40 anni. La clientela – la “preda” – sopraffatta dalla povertà e dalla corruzione di quei paesi, è soprattutto della Thailandia e Cambogia, ma anche del Brasile e Repubblica Domenicana. Non è un mercato, ovviamente, di soli italiani, ma si dice che in alcune stradine tra i villaggi dell’Africa centrale, una volta colonie francesi o inglesi, non sia poi così raro trovare cartelli sulla strada che precisano che è vietato toccare i bambini, cartelli scritti nella cara lingua di Dante.

In italiano, non in inglese né in inglese, chissà perché? Sempre convinti di “italiani brava gente”? o figli del ‘Dio, Patria & Famiglia’? Gli uomini preferiscono rapporti sessuali con bambini al di sotto dei 14 anni, le donne invece coi ragazzi maturi del Kenya o dei Caraibi.

Sono il 10%, ossia ottomila, le donne italiane che si muovono come turismo sessuale. Un altro 5% (almeno quattromila uomini) cerca deliberatamente e non occasionalmente soltanto bambini sotto i 12 anni, talvolta anche sotto i 10 anni. Preferibilmente sotto i 10. Una delle regioni più propense a questo business è proprio la mia cara terra veneta. Con l’Aeroporto di Verona che primeggia in Italia.

Una volta da qui partiva Marco Polo per conoscere il mondo; nel 1942 – qualcuno di importante nel 2020 qui ha detto - si partiva per esportare la democrazia e la libertà in Russia; oggi ci accontentiamo di obiettivi molto più modesti e terra-terra. Ho visto politici, sia quelli da 4 soldi sia quelli da 49 milioni, sbraitare e inveire convinti contro il mondo, affinché i porti non fossero aperti. Non ho visto un cane – ma sarà di certo colpa della mia ottusità – pretendere, dall’alto di un comizio o dal basso di sedia in tv, la chiusura degli aeroporti dove pedofili, vestiti da uomo, ogni giorno prendono aerei verso paradisi lontani e amari. E non ci vorrebbe molto – credo – per verificare chi parte da Verona, Bari o Bologna.

Qualcuno dirà che esistono leggi ad hoc, come la 269 del 1998 e la 38 del 2006 (contro lo sfruttamento sessuale dei bambini) ma probabilmente sono leggi da aggiornare, o almeno da far rispettare. Costi quel che costi. Come la Legge Scelba sul fascismo. Se vogliamo veramente combattere contro il turismo sessuale minorile, un business che non conosce regresso né handicap dalla globalizzazione o crisi dovute al coronavirus. Ma elettoralmente, politicamente parlarne conviene?

A scuola mi hanno insegnato che ogni uomo ha un suo ‘valore’, nella vita ho imparato anche che ogni uomo ha un suo ‘prezzo’ perché, consapevolmente o inconsapevolmente, tutti siamo sempre sul mercato o, peggio, in vendita. Quello della 'numero 37' erano 20 dollari.

Ci sarebbe da chiedersi quale è oggi il nostro prezzo.

10 luglio 2024 – 4 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘La colpa di esser minoranza’- ed. AliRibelli - 2020

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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