UE: provaci ancora, Giorgia!
di Elisa Fontana

Dopo le elezioni europee dell'8 e 9 giugno una arrogantissima Meloni, forte del buon andamento di FDI alle elezioni (aumento meramente percentuale, perché in voti ne ha persi circa 600 mila) ha dichiarato il giorno dopo che in Europa avrebbe dato le carte lei.

Si vede che non aveva avvertito gli altri Stati membri che l'avevano lasciata fuori dall'uscio alla prima riunione per decidere le cariche apicali europee.

Da lì, alti lai e strepiti di lesa maestà per aver lasciato fuori dalle trattative il terzo gruppo politico europeo, quell'ECR che Meloni presiede, e facendo gridare Salvini al colpo di stato.

Nemmeno il tempo di dirlo che i fidatissimi amici dell'ECR si sono sfilati ad uno ad uno, andando a creare un altro gruppo, quello dei Patrioti, che per numeri è diventato il terzo gruppo europeo facendo precipitare quello di Meloni al quarto o quinto.

Non sto nemmeno a sottolineare come i grandissimi amici di Meloni le abbiano voltato le spalle senza un attimo di ripensamento, a cominciare dall'amico Orban per finire con il fratello Abascal di Vox, con il quale si dividevano abbracci e comizi strepitanti e muscolari e dell'alleato Salvini che, se potesse, la farebbe sparire politicamente dalla faccia della terra, ma che in Italia è una delle colonne su cui si regge la maggioranza.

Adesso quella che doveva dare le carte in Europa rischia di trovarsi a votare con i popolari e a votare disciplinatamente Ursula, potendo contare non già più sui 78 voti del gruppo ornai liquefatto, ma sulla sola pattuglia dei 24 eletti di FDI.

Com'era lo slogan di FDI le Europee? L'Italia cambia l'Europa, mi pare. Ecco, provaci ancora, Giorgia.

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