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10 giugno 2024
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Le elezioni nei giganti del mondo
di Gabriele Germani

Siamo così in sintonia col presente che si è votato in tre giganti del mondo: India, Sudafrica e Messico e a parte qualche titoletto e luogo comune la notizia è caduta molto presto nell'oblio.

Nel primo caso Modi è stato punito per la sua superbia; nel secondo caso lo è stato l'ANP e parte dei suoi elettori si sono spostati a sinistra; nel terzo caso ha rivinto il MORENA, confermando la linea del precedente presidente ed eleggendo la prima donna alla massima carica del Messico.

Nel caso indiano ad essere fermato è un saldo alleato dell'Occidente (almeno nelle proiezioni fantasiose della Casa Bianca, ma visto il comportamento sulla Palestina, nemmeno troppo).

Nel caso sudafricano, viene punito un Partito-Stato che ha fondato il suo successo sull'eredità di Mandela e che al netto del protagonismo sull'agone internazionale non è stato però capace di ristabilire giustizia sociale, equità, pari opportunità tra bianchi e neri. Il paese ha ancora un alto tasso di criminalità, la diseguaglianza è ancora elevata e soprattutto a distanza di anni, l'ANP sembra diventato più un tappo per le rivendicazioni sociali (in questo per certi versi simile al novecentesco PRI messicano) che uno stimolo.

Quindi, prendiamo atto del gran coraggio sulla questione palestinese e del ruolo del Sudafrica nei BRICS e quindi mondo multipolare, ma prendiamo anche atto dei limiti dell'azione di governo, di un settore finanziario-bancario legato strettamente a quello occidentale e quindi ancora anello dei BRICS come alternativa all'ordine occidente-centrico.

Parzialmente diverso il caso messicano. Qui viene eletta una donna, con tradizione familiare e personale fortemente a sinistra, ma al contempo porta dietro le critiche al suo predecessore AMLO.

La vittoria pesa come una normalizzazione. Il Messico anche data la sua vicinanza agli USA, non si è lanciato in avventurismi e si è accontentato di quello che si poteva, ottimizzare gli investimenti USA, normalizzare i rapporti con la Cina, avvicinarsi lentamente ai BRICS, rilanciare il regionalismo latinoamericano progressista (senza esagerare).

Poco? Tanto? Per molti tanto, per altri poco e niente: i movimenti maya indigenisti hanno accusato il MORENA di infrastrutture inutili, che attaccano le comunità native e distruggono l'ambiente a favore del turismo; gli attivisti del Foro di San Paolo nei social hanno espresso perplessità "è una borghese", "è bianca", insomma una dialettica tra un forte gradualismo pragmatico e una spinta ideale a volere di più.


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