Migranti: maggioranza paesi UE sceglie la chiusura
di Giuseppe Franco Arguto

La maggioranza dei delegati attualmente in carica presso il parlamento europeo ha preferito l'esternalizzazione delle frontiere (trasferire sui paesi extra Ue le nostre responsabilità in materia di diritti umani e diritto internazionale) e la detenzione amministrativa come strumenti ordinari di gestione dei flussi di migranti, piuttosto che adoperarsi per amministrare e coordinare i flussi migratori secondo criteri che sono incisi negli Statuti e nei Trattati internazionali dei «diritti umani».

Sono scelte che traducendosi in un agire comunitario, più che investire la dimensione politica della comunità europea, rispondono evidentemente all'inclinazione culturale degli europei, senza distinzione di casacche, verso la chiusura di ogni sorta di accoglienza, inclusione e integrazione secondo politiche economiche e sociali che siano espressione reale e fattiva del livello di civiltà delle diverse identità europee.

La gestione dell'immigrazione dell'unione europea ha perseguito negli anni insuccessi su insuccessi. È una scelta che sta a dimostrare l'orientamento culturale delle maggioranze europee, più inclini al pregiudizio e alla discriminazione, che al far valere i principi di diritto contenuti in quegli Statuti e Trattati.

L'impressione generale è che il parlamento che scaturirà dalla prossima tornata elettorale adotterà politiche ancor più a difesa delle frontiere che della convivenza e concordia tra le comunità dei popoli in costante movimento storico.

"Per quale ragione le frontiere andrebbero difese da persone che si presentano spontaneamente alle autorità dei Paesi dell’Ue per chiedere protezione? In che modo queste persone possono attraversare le frontiere in maniera legale e sicura?"

Dossier diritti