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1 giugno: in piazza per i diritti
di
Cassiopea
"La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline."
(Pier Paolo Pasolini)
Però la talpa della storia continua, come sempre, a scavare in profondità e in direzioni imprevedibili le sue tante gallerie, da cui emergerà non si sa quando e non si sa dove, ne come.
“Sospettiamo che la vecchia talpa di Marx sia morta” scrivono Hardt e Negri, a pagina 68 di “Impero”, e che “i cunicoli strutturati dalla talpa siano sostituiti dalle infinite ondulazioni del serpente”.
Anche Deleuze pensa e scrive qualcosa del genere.
Invece la ‘talpa’ dello ‘spirito’, trasforma e scalza inconsciamente le fondamenta dell’epoca stessa, per mezzo di un lavorio cieco ed instancabile, ma istintivamente rivolto a un fine sconosciuto a noi contemporanei. Vediamo solo i mucchietti di terra che ci dicono del suo invisibile lavorio sotto terra. Non altro.
Ieri dentro uno di questi mucchietti di terra mi è sembrato finalmente di veder un (goffo?) tentativo di superare quel positivismo che ancora segna largamente di sé: sia quello che rimane (rimane qualcosa?) della sinistra italiana ma anche tanta parte dello stesso movimento antagonista.
Riconquistiamo, mi è sembrato dicesse la vecchia talpa, il senso leninista e gramsciano dell’azione soggettiva, rimettendo in campo un progetto, pensiero, azione, rivoluzionario? tentando di lavorare, quotidianamente, per mutare i rapporti di forza.
La manifestazione del 1° giugno è stata una manifestazione importante e necessaria, poiché si pone in antitesi con la deriva autoritaria e sempre più liberista avviata dai governi di centro sinistra, a cui tuttavia il governo Meloni, con i progetti di premierato e autonomia differenziata, ha impresso una velocizzazione tutta a favore dei fattori speculativi e delle grandi imprese.
In piazza anche i migranti, braccianti, operai, facchini, uomini e donne inseriti da sfruttati nel sistema produttivo che rivendicano regolarizzazione e pieni diritti.
La demagogia del Governo Meloni, con le mance dei bonus, le promesse di rilancio industriale, le presunte attenzioni verso i settori popolari, si scontra con una realtà dove i ricchi sono sempre più ricchi e lavoratori, pensionati sono sempre più poveri. Diventa sempre più difficile l’accesso alla sanità pubblica mentre un altro diritto essenziale, quello alla casa, continua ad essere negato.
È un dato ormai assodato quello di salari e pensioni tra i più bassi d’Europa, grazie ai governi di centro sinistra e al patto Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, sono condannati a restare al palo, anche con il Governo Meloni, che li lascia falcidiare dall’inflazione e dalla speculazione di banche e delle aziende di energia e servizi.
Le stragi di Brandizzo, del cantiere Esselunga di Firenze, della centrale di Suviana, sono i momenti più evidenti e tragici della mattanza dei morti del lavoro che non accenna a fermarsi, per cui abbiamo chiesto l’introduzione del reato di omicidio sui luoghi di lavoro e lo stop alla deregolamentazione degli appalti.
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