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07 maggio 2024
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Ori Goldberg: Rafah serve a Netanyahu sul fronte interno
di Paolo Mossetti

Una lettura forse fin troppo ottimistica ma che sta circolando molto degli eventi di Rafah da parte dello storico israeliano Ori Goldberg [editing e traduzione miei]:

«La mia valutazione è che l'offensiva di Rafah di Israele sia una mossa volta al consumo interno e a tranquillizzare la base elettorale di Netanyahu, e credo che entro il fine settima settimana verrà firmato un accordo, entro il giorno dell'indipendenza di Israele (martedì prossimo). Netanyahu vuole risolvere una situazione difficile. Vuole essere "duro con Hamas", riportare a casa qualche ostaggio, e spera che il pubblico israeliano sia così abituato a lui che rimarrà al potere.... Israele potrà quindi sostenere di aver "esaurito" tutte le opzioni militari prima di cedere alla pressione esercitata dagli Stati Uniti, dall'Arabia Saudita e da altri attori internazionali... Tutto ciò rende la situazione attuale ancora più vergognosa per la comunità internazionale e per Israele.

Non credo che ci sia una cospirazione per occupare Gaza; solo la destra religiosa potrebbe essere interessata a farlo, e nessun altro. Non credo neppure che Israele miri a massacrare il maggior numero possibile di palestinesi; penso, vergognandomene profondamente, che Israele sparga sangue palestinese senza alcun ragionamento, avendo completamente disumanizzato i palestinesi. E quindi credo che ciò che stiamo vedendo a Rafah sia un ultimo tentativo di apparire competenti e pieni di sé: una sfida al mondo per rendere Israele più sicuro, anche se questo è chiaramente un inganno.

Baso la mia valutazione anche sulla minima resistenza che Israele ha incontrato a Rafah. Hamas non ha motivo di combattere, avendo preso la sua decisione strategica: ha optato per un accordo e controlla la narrazione, costringendo Israele a "reagire". Non ha nulla da guadagnare dalla lotta, quindi non combatte; non c'è alcuna ossessione per l'omicidio di ebrei, solo buon senso. Israele non può permettersi di apparire "debole" agli occhi della propria popolazione, poiché l'accettazione di un accordo sarebbe interpretata come "resa" dal Primo Ministro e dal suo governo. Se Israele avesse iniziato un negoziato prima, ora sarebbe meno doloroso. Quindi Israele si dimostrerà ribelle e tremolante, ma la consapevolezza si sta facendo strada...

Si avvicina la fine... La comunità internazionale dovrebbe riconoscere la sua complicità e Israele dovrebbe affrontare le conseguenze delle sue azioni... Netanyahu vuole apparire impavido e determinato, ma la sua procrastinazione e il suo barcamenarsi ne mostrano la vulnerabilità. C'è ancora molto da distruggere e molto sangue da versare, ma la guerra è persa».

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