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05 maggio 2024
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Come le foglie
di Rossella Ahmad

Il 30 ottobre del 2023, a genocidio appena iniziato, Giorgio Agamben scrisse: "In questi giorni scienziati della School of Plant Sciences dell'università di Tel Aviv hanno annunciato di aver registrato con speciali microfoni sensibili agli ultrasuoni gli urli di dolore che le piante emettono quando sono tagliate o quando mancano di acqua. A Gaza non ci sono microfoni".

Una selva di microfoni si è propagata dalla sabbia insanguinata di quella striscia di terra ed ha raggiunto ogni angolo del globo. La voce di Gaza si sente ovunque, è raccolta ed amplificata da milioni di altre voci, in ciò che può essere considerato un miracolo da chi conosce la lotta palestinese e sa con quale muro di gomma si sia confrontata dal 1948 ad oggi. È un mutuo richiamo, che rimbalza tra i continenti e non riguarda più solo il sud globale e l'intrinseca solidarietà tra gli oppressi. Diventa voce unica, univoca, inequivocabile, che unisce i popoli in maniera trasversale ed orizzontale ponendo una barriera tra vertice e base. Finalmente.

Il senso di ciò che sta accadendo in America è presto spiegato, e può riassumersi nella saggezza popolare della fune che si spezza dopo essere stata troppo a lungo tirata.

Gaza rappresenta il punto di svolta nella storia dell'impero americano, un impero già in crisi ed in decadenza ma la cui criminalità intrinseca è stata finalmente portata alla luce senza fraintendimenti, assieme ad una ipocrisia e ad una immoralità non più occultabili sotto la finta pretesa di ergersi a campione di democrazia e diritti da esportare con la forza nel sud del mondo. Lo dichiara senza timori il professor Cornel West dell'Università di Harvard, una delle tante che in Nordamerica e nel resto del pianeta hanno dato vita ad una protesta di una bellezza e di una importanza incommensurabili, i tentativi di stroncare la quale da parte dell' Autorità sono finora falliti.

"Lo avevamo già visto, ce ne eravamo già abbondantemente accorti con gli assalti all'Iran, al Guatemala, a Granada, ma solo oggi essa appare in tutta la sua incongruenza ed ipocrisia in tempo reale dinanzi agli occhi del mondo, naufragata di fronte alle indicibili sofferenze dei nostri preziosi fratelli e sorelle di Gaza".

Aggiungo che mai è apparsa più chiara - ad esempio agli occhi di una generazione che si può tacciare di tutto ma non di indulgere in alcuna forma di razzismo ed esclusione - la linea rossa che è vietato oltrepassare. Questa linea rossa si chiama Israele ed è ormai chiaro anche a chi fingesse di non vedere che l'antisemitismo non è che la foglia di fico dietro cui nascondere l'impulso coloniale di controllo e soggiogamento dei popoli.

La storia ci insegna che quando scendono in campo i giovani, gli studenti, le Università, la partita è ormai persa. Il sionismo, che è fuori dalla storia, è alle sue ultime battute. Un cupio dissolvi amarissimo, travolto da un'onda anomala di sangue umano.

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