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01 maggio 2024
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Germania reprime le proteste come i nazisti
di Sergio Scorza

La Germania occidentale, sotto il dominio della NATO, non è mai stata del tutto denazificata dopo la seconda guerra mondiale. Non a caso il suo ministero della giustizia, dopo la fine del conflitto, è stato lasciato dalle forze alleate vincitrici in mano a funzionari e magistrati nazisti (fonte: inchiesta del quotidiano israeliano Times of Israel del 10/10/2016).

E non è affatto un caso che la polizia tedesca stia usando, in questi giorni, una ferocia inaudita nei confronti degli studenti tedeschi che protestano contro il genocidio in atto a Gaza e che non ha nulla da invidiare a quella usata dai loro colleghi statunitensi nei campus universitari USA.

E prima che esplodesse la protesta globale degli studenti anche in Germania, erano stati numerosissimi gli episodi di repressione in quel paese contro ogni iniziativa in solidarietà con il popolo palestinese anche soltanto di carattere eminentemente culturale. Ostracismo e liste nere nei confronti di registi, scrittori ed altre personalità che avevano avuto espressioni di condanna ed indignazione per il massacro perpetrato dalle forze di occupazione israeliane a Gaza e voluto dal governo criminale di Netanyahu.

Oggi la Germania sostiene il genocidio di Israele contro i palestinesi e sta rendendo i palestinesi apolidi, come ha fatto con gli ebrei. Gli studenti palestinesi dell’Università Otto von Guericke di Magdeburgo, in Germania, qualche giorno fa, hanno ricevuto un’e-mail dalla scuola in cui li informavano che erano stati riclassificati come “apolidi” a causa di “cambiamenti governativi nei requisiti statistici”.

Cosa si nasconde dietro la sinistra espressione "cambiamenti governativi dei requisiti statistici"? Inevitabilmente la mente vola a quel tragico censimento del 16 giugno 1933 della popolazione ebraica in Germania. Troppo? Intanto la Germania non riconosce più i palestinesi come nazionalità e, dunque, li relega in una condizione di ricatto ed inferiorità affiancandosi ancora di più ad Israele nella negazione del diritto all'esistenza di un popolo intero.

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