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30 aprile 2024
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Israele appoggiato da paesi ex colonialisti
di Alessandro Ferretti

E’ praticamente impossibile capire cosa stia succedendo in Palestina e come potrebbe andare a finire, senza considerare che i paesi che più di tutti portano avanti il genocidio (Israele, USA, UK, Francia) sono paesi che si sono fondati sul colonialismo. In particolare, Israele e USA sono sono proprio nati “grazie” a un recente processo di colonizzazione, uccidendo e scacciando via le popolazioni indigene per occuparne le terre.

Per legittimare e portare avanti la colonizzazione sono ovviamente indispensabilì due cose: innanzitutto considerare i popoli da colonizzare e depredare come essere inferiori, diversi, cattivi e in definitiva non umani, e in secondo luogo usare apertamente violenza contro di loro.

L’origine coloniale di USA e Israele e la conseguente ideologia di cui sono intrisi spiegano quindi perfettamente la violenza con cui quei paesi si confrontano con chi “non è dei loro” e la loro capacità di infliggere apertamente sofferenze e dolore ad altri esseri umani senza provare alcun rimorso o senso di colpa.

Anche le violente repressioni del dissenso interno (ad esempio, l’ondata di arresti nelle università americane in protesta contro il genocidio) sono spiegabili a partire dall’ideologia coloniale perchè, come spiegò Aimé Césaire, il fascismo non è altro che il colonialismo rivolto verso l’interno.

Riporto qui un testo di Alon Mizrahi, ebreo arabo, che ha studiato approfonditamente il colonialismo e, come ebreo arabo (Mizrahi), ne ha subito la ferocia:

“Per un colonizzatore, la violenza è l’unica via. L’unica tattica, l’unica strategia, l’unica forma di comunicazione. Se un colonizzatore accetta di non usare la violenza per un certo periodo, ciò è sempre temporaneo. Vi tornerà non appena le circostanze cambieranno. E anche questo non è corretto, perché la violenza non è qualcosa di cui il colonialismo si serve, è qualcosa che il colonialismo è. Un colonizzatore non negozia né si impegna in buona volontà; è vincolato dalla sua missione a non farlo mai, a non esserlo mai. Per un colonizzatore, la gerarchia non è un punto di vista, è il tessuto stesso della realtà umana. E la gerarchia può essere preservata solo attraverso la violenza. La violenza è il modello, ed è completamente interiorizzata e automatizzata.

– Lo si può vedere molto chiaramente nei campus americani, così come lo si può vedere in Cisgiordania o a Gaza. Nessuno al potere sta cercando di negoziare o dialogare con i manifestanti (e qualsiasi tentativo di farlo è percepito, giustamente, come inganno e manipolazione); il sistema vede come sua missione opprimere e soffocare il movimento in nome della gerarchia coloniale. La violenza è l’unica via e l’unico messaggio.

– Un colonizzatore non parla nessun’altra lingua. E così, mentre la polizia potrebbe negoziare e affrontare una protesta in un modo diverso, la stessa polizia. intrinsecamente, deve essere violenta quando è in gioco la missione di colonizzazione. Ciò che stanno facendo nei campus americani è portare avanti la stessa missione dei colonizzatori nel Nuovo Mondo 500 anni fa; è la stessa mentalità, è la stessa missione.

– Infine, alla mentalità coloniale è stato permesso di rimanere, anche se dormiente, nella psiche americana. La sua essenza gerarchica implica però che, una volta risvegliata, deve avere la precedenza su tutto il resto; diventa immediatamente l’essenza dell’America. Questo è il motivo per cui i fondamentalisti americani vedono le proteste contro il colonialismo sionista come un attacco diretto all’America."

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