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26 aprile 2024
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L'ingiustizia assoluta
di Rinaldo Battaglia *

Un giorno un giovane scrisse in poche righe l’essenza della nostra della Resistenza: “Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, che di queste non ce ne sono”.

Quel giovane si chiamava Italo Calvino e all’8 settembre ‘43 non aveva ancora 20 anni, pochi mesi dopo per sfuggire alla leva di Graziani del 15 ottobre ’43 e non esser arruolato con la forza nei ranghi della Repubblica di Salò salì in collina e divenne partigiano, tra il basso Piemonte e la Liguria. Le sue parole pertanto vengono dal di dentro, non per aver sentito dire, e rappresentano la differenza tra l’esser stato partigiano e l’esser stato fascista, dopo l‘8 settembre 1943. Perché le due cose erano e sono tuttora all’opposto, una escludeva l’altra, anzi una combatteva l’altra per rimanere viva. Perché sin da subito, pochi pochissimi giorni dopo l’8 settembre, quella differenza fu chiara a chi voleva vedere e capire.

Oggi il nostro Presidente Sergio Mattarella è stato per la Memoria del 25 Aprile in uno dei tanti luoghi simbolo di quella differenza. Precisamente a Civitella in Val di Chiana, segnata di sangue il 29 giugno 1944. Quella mattina nel centro del paese vi erano molte persone. Era la festività dei Santi Pietro e Paolo. La chiesa di Santa Maria Assunta, per la messa, era stracolma di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.

Improvvisamente dal comando tedesco, su indicazione dei soliti fascisti del posto, partirono tre squadroni della Divisione "Hermann Göring", agli ordini del tenente generale Wilhelm Schmalz : uno destinato a Cornia, l'altro a San Pancrazio di Bucine e, un terzo, il più grande, si riversò nel centro di Civitella. I tedeschi irruppero nelle case, aprendo il fuoco su chiunque trovassero, uomini, vecchi, donne o bambini. Peggio ancora per chi era in chiesa, mentre si stava celebrando la messa. Entrati i nazisti divisero i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Tra questi il parroco, don Alcide Lazzeri.

Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L'orrore di quel giorno fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate e ben visto il fumo delle case in fiamme. Alla fine si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio.

Giuliana e Maria Luisa Lammioni avevano 5 e 2 anni, Tito Burali 4, Elsa Del Cucina 5 anni, Gloriano Poletti un anno e qualche mese, Assunta e Giuseppe Valli rispettivamente 7 e 3 anni. Alcune giovani donne prima di essere uccise vennero - si dice – pure stuprate. Era la legge del più forte, la legge del nazifascismo.

La colpa? L’uccisione di 2 soldati tedeschi la sera del 18 giugno 1944 da parte di un gruppo di partigiani, guidati da Edoardo Succhielli detto "Renzino". L'attività del gruppo consisteva in sabotaggi alle linee telefoniche e ai presidi fascisti e tedeschi della zona; oltre alla cattura di singoli soldati nemici (repubblichini e nazisti) per accaparrarsi le armi e le munizioni o il trafugamento di materiali da depositi e magazzini. 11 giorni dopo la vendetta, la rappresaglia.

A guerra finita si cercò di fare giustizia, fallendo. Il Tribunale Militare di Roma il 12 luglio 1950 emise dapprima una sentenza di assoluzione per il tenente generale Schmalz.

60 anni dopo il crimine, Wilhelm Schmalz e il sergente Max Josef Milde con sentenza del Trib. Militare di La Spezia (sentenza di primo grado n. 49 del 10.10.2006) vennero condannati all’ergastolo e quale responsabile fu condannata anche la Repubblica Federale di Germania. Venne invece considerato decaduto il procedimento a carico del tenente Böttcher Siegfried per decesso dell’imputato durante il dibattimento. Ma il Tribunale Internazionale dell’Aja con sentenza n. 143 del 03.02.2012 accolse definitivamente il ricorso presentato da parte della Repubblica Federale di Germania sull’illegittimità della condanna (per tutti), cancellando quindi le condanne precedenti, dopo che la Corte Militare Assise, con sentenza n. 72 del 18.12.2007, aveva inizialmente rigettato l’impugnazione riguardante la responsabilità civile della Repubblica Federale di Germania e che anche la Corte di Cassazione, sentenza n. 1072 del 21.10.2008, avesse confermato il ‘rigetto’ delle condanne.

Dei ‘delatori’ fascisti neanche un cenno, eppure molti superstiti ne confermarono in più circostanze l’inevitabile supporto, sostegno, collaborazione. E non sempre solo per denaro.

In sede processuale emerse inoltre – stando sempre ad alcune precise testimonianze – ‘la presenza attiva di militi della R.S.I.’ Una nota ulteriore: la 'salvezza' della ex-Germania Federale quale erede legittima della Germania nazista non è che ha salvato anche la nostra Italia quale erede legittima dell'Italia fascista per i crimini commessi nella ex-Jugoslavia e Grecia nello stesso periodo di guerra mondiale? Perche anche altri paesi avrebbero poi potuto fare causa questa volta a noi. O sbaglio? Nel 2008 lo storico Enzo Gradassi scrisse una sua analisi sui crimini nazifascisti della Val di Chiaia e intitolò il libro “L'ingiustizia assoluta”. Parole idonee e perfette per definire la sostanza della ‘giustizia terrena’. L’ennesimo fallimento, rimandando tutto il resto alla Giustizia Divina, e non solo – credo - per il sacrificio eroico di don Alcide.

E che Dio ci perdoni - anche e soprattutto - per non avere raccolto anche la testimonianza di Cittadella e non avere imparato, come sembra, nulla da allora.

È la Storia del nostro paese a dirlo, prima e dopo il 25 Aprile ‘45. Si può anche non riconoscere l’importanza storica e morale del 25 Aprile, si può quel giorno anche andare al mare con la famiglia, ma il crimine del fascismo di Mussolini – convinto alleato del nazismo criminale di Hitler - non può essere dimenticato o parificato a chi lo sconfisse, contribuendo in maniera significativa alla liberazione da quel regime illiberale, liberticida, criminale (il 4 marzo 1948 la War Crimes Commission dell'ONU giudicò 1.283 fascisti italiani quali criminali di guerra). Anche se oggi in Italia molti non lo sanno e volutamente lo ignorano. Ma come diceva Milan Kundera: 'ognuno è colpevole di quello che ignora'.

26 aprile 2024 – Civitella in Val di Chiana: il Presidente Mattarella ha visitato il 25 Aprile il paese vittima degli eccidi di fine giugno 1944, 80 anni fa.

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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