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26 aprile 2024
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Il “premierato” è incostituzionale
di Alessandro Balducci *

Il progetto di riforma costituzionale detta del “premierato” è incostituzionale, come ha ricordato Rosy Bindi in un convegno sull'argomento organizzato pochi giorni fa dal Comitato per la democrazia costituzionale del prof. Massimo Villone.

L'affermazione è “forte” ma ampiamente suffragata dalla realtà dei fatti e dalla documentazione finora disponibile: la maggioranza di governo si appresta a modificare la Costituzione con una “riforma” che in realtà ne cambia i connotati andando ad intaccare i Principi Fondamentali dello Stato di Diritto e della stessa Carta Fondamentale.

Secondo il nefasto progetto governativo - e come ricordato dalla professoressa Giovanna De Minico nello stesso convegno citato sopra - una legge ordinaria successiva disciplinerà «il sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività». Altro che “rispetto del principio di rappresentatività”!!

Praticamente si usa un artificio matematico (una legge elettorale truffa che ricorda in modo inquietante la sciagurata legge Acerbo che consentì a Mussolini di impadronirsi dell'Italia) per conferire alla più forte delle minoranze – la stessa che esprimerà il capo del governo – anche la maggioranza dei seggi parlamentari. E' stata la stessa Corte Costituzionale, nella sentenza sull’Italicum, a stabilire che non ci può essere un eccesso di premialità perché si incide sul principio della rappresentatività del Parlamento. E, aggiungeremmo, si vìola l'art. 3 Cost.: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...”.

Il Parlamento viene subordinato al Presidente del Consiglio facendo venir meno, ha sottolineato De Minico, la separazione dei poteri. In più anche il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale saranno subordinati al premier. Infatti la coalizione del Presidente del Consiglio avrà i numeri in Parlamento per eleggere il Capo dello Stato, il quale a sua volta nomina un terzo dei membri della Corte costituzionale.

In tutti i paesi dove vige un sistema elettorale presidenziale, gli elettori eleggono il Presidente, cioè il capo dello Stato, che in alcune varianti (i.e. USA) è anche capo del governo, mentre in altre varianti (i.e. Francia) provvede lui a nominare il capo del governo in accordo con l'assemblea legislativa.

Negli Stati Uniti, proprio per rafforzare la separazione dei poteri, il Presidente viene eletto ogni 4 anni ed esistono le c.d. elezioni di metà mandato (Midterm Elections): dopo due anni dall’elezione del Presidente, quindi a metà mandato, i cittadini statunitensi sono chiamati a rinnovare completamente la Camera dei Rappresentanti (la cui durata, come si è detto, è biennale) eletta due anni prima contestualmente all’elezione del Presidente, nonché un terzo del Senato (ogni due anni viene rinnovato un terzo del Senato).

L'Italia sarebbe il primo caso nel globo terracqueo di elezione diretta del capo del governo (non del Presidente della Repubblica) che a questo punto verrebbe a trovarsi in conflitto diretto col capo dello Stato che invece rimarrebbe di nomina parlamentare. Avremo una forte delegittimazione del Presidente della Repubblica al quale invece la Costituzione riconosce il ruolo di “contrappeso” rispetto al governo.

Se in tutto il mondo nessuno ha il premierato (se si eccettua l'esperienza di Israele che ha adottato questo sistema per alcuni anni e poi l'ha abbandonato!) un motivo valido ci dovrà pur essere. Ed allora perché spingersi in avventure politiche foriere di insicurezza o addirittura di derive autoritarie?

* Coordinatore Commissione Cittadinanza e Costituzione dell'Osservatorio


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