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24 aprile 2024
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Violenze in carcere: giovani e deboli non sono spazzatura da eliminare
di Francesco P. Esposito *

Hanno convinto le guardie e le polizie che i giovani e i più deboli siano la paccottiglia della società da spazzare via.

È insopportabile, insopportabile come l'omertà e le coperture in divisa, insopportabile come la balla cattiva e deresponsabilizzante: "sono solo quattro mele marce". Insopportabile (!)

Non ci sono altre parole per descrivere le atrocità commesse nel carcere Beccaria di Milano, dove agenti della polizia penitenziaria si sono macchiati di atti di violenza inaudita nei confronti di detenuti minorenni. Un'indagine meticolosa della procura ha portato all'arresto di 13 agenti e alla sospensione di altri 8.

I reati? Maltrattamenti, tortura, lesioni, falso ideologico e persino tentata violenza sessuale.

Come è possibile che persone incaricate di mantenere l'ordine e la sicurezza si trasformino in carnefici dei più vulnerabili, quei giovani che la società dovrebbe proteggere e non brutalizzare?

Sono emersi dettagli raccapriccianti: uffici privi di telecamere trasformati in stanze delle torture, isolamento, violenze fisiche e psicologiche continue.

"Perché mi hai rotto i coglioni?" – urlano gli agenti a un minorenne prima di colpirlo selvaggiamente.

Questa non è solo una brutta pagina per le istituzioni, come ammesso dal procuratore capo di Milano, Marcello Viola, ma una macchia indelebile sulla nostra coscienza collettiva. Il carcere, già luogo di grande sofferenza, si è trasformato in un inferno per questi giovani, molti dei quali già gravati da problemi enormi.

Dove era il controllo? Dove era l'umanità? Non possiamo voltarci dall'altra parte e far finta di nulla. Dobbiamo domandarci come e perché abbiamo permesso che ciò accadesse, e garantire che la giustizia sia fatta, non solo per i responsabili di questi orrendi crimini, ma anche per ristabilire un senso di protezione e legalità nei luoghi dove ora regna solo il terrore.

È urgente un'azione decisiva per riformare radicalmente il sistema penitenziario, per prevenire che la storia si ripeta. Non possiamo permettere che il carcere sia un luogo dove i diritti umani vengono calpestati con tale disprezzo. Alziamo la voce, chiediamo responsabilità, chiediamo cambiamenti.

Perché il silenzio e l'indifferenza sono complici di queste atrocità. Non chiudiamo gli occhi di fronte a questo orrore.

* Criminologo forense, Componente del Comitato Tecnico-Giuridico dell'Osservatorio


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