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Cosa c'entra Altiero Spinelli con Ilaria Salis
di
Piero Graglia
Salvatore Merlo su il Foglio cita, un po’ a sorpresa, Altiero Spinelli come un esempio al quale Ilaria Salis non ricondurrebbe, per molti motivi.
Non entro nella vicenda Salis - vergognosa, ci torno dopo - ma mi preme sottolineare che prima di andare al confino (prima a Ponza, dal 1937 al 1939 e poi Ventotene dal 1939 al 1943), Altiero Spinelli si fece dieci anni di carcere per una condanna a sedici anni e otto mesi e, per il regime dell’epoca, al momento dell’arresto, non era molto diverso da Salis per gli ungheresi, simpatizzanti e tolleranti nei confronti delle manifestazioni neonaziste e pronti ad accoglierle sul loro suolo.
Differenza fondamentale, forse: quando venne arrestato Spinelli aveva venti anni e vigeva un regime dittatoriale; Salis adesso ha due anni in più di Spinelli quando venne liberato e viene trattata come una terrorista pericolosissima, rischiando una condanna a 24 anni di carcere.
Se questo non sembra esagerato, sia Merlo sia tutti noi abbiamo un grosso problema di prospettiva.
Ma poi ti dicono - altri giornali, di destra - che Salis ha già condanne passate in giudicato, quindi è una delinquente abituale. E questo è l'aspetto più odioso, da sciacalli, dei giornali della destra tutta ordine e legge.
Salis ha già manifestato in diverse occasioni, in Italia, un attivismo che l’ha portata anche a subire condanne poco più che simboliche: resistenza a pubblico ufficiale (leggo che il reato occorre anche quando non ci si ferma a un “alt” della polizia o si strattona un capotreno durante un litigio) con l’attenuante di “concorso morale”, non partecipazione diretta; poi, se non vado errato, una condanna per avere esploso fumogeni nell’area di un carcere (credo si tratti di Bollate a Milano) e per essersi opposta a sgomberi di edifici.
Volete altri nomi di personaggi con condanne passate in giudicato per resistenza a pubblico ufficiale? Vittorio Sgarbi, Roberto Maroni, e denunce per altri leghisti come Roberto Calderoli, Davide Caparini e Umberto Bossi, con procedimenti estinti per prescrizione.
Mi pare chiaro, abbastanza, che l’espressione di un dissenso deciso spesso coincide con la configurazione di tale reato, almeno nel nostro Paese, dove peraltro è un reato contro la pubblica amministrazione, non contro la persona.
Cose gravi, non c’è dubbio, ma non mi pare che si tenti di far passare Salis per ciò che non è: una Altiero Spinelli (o meglio, Ursula Hirschmann) al confino. Si chiedono molto semplicemente dei criteri di umanità e trattamento degno per una persona che, va sempre ricordato, è a processo in presenza di prove indiziarie.
Sui social invece si affollano quelli che dicono che è una delinquente abituale usando le notizie propalate da "La Verità" e "Il Giornale": ebbene se partecipare a una manifestazione configura un comportamento delinquenziale, potremmo riempire le galere di pericolosi delinquenti, cosa che invece non avviene - per ora e per fortuna, di tutti.
Ricondotta la questione ai suoi elementi basici, senza il can can di esagerazioni, da una parte e dall’altra, innocentisti e colpevolisti, “buonisti” e “forcaioli”, Ilaria Salis è una persona detenuta in condizioni discutibili secondo le norme internazionali di tutela dei sottoposti a procedimenti giudiziari, con l'accusa di un reato comune a sfondo politico, in assenza di querela di parte, con prove indiziarie e il possesso di uno strumento per autodifesa acquistabile liberamente su Amazon, presentato da Merlo come un implicito elemento probatorio aggravante (“un manganello nello zaino”).
Non so, al di là delle convinzioni politiche di Merlo, che non conosco, ma che rispetto, quale sia il suo fine teleologico. Se presentare la “sinistra" (chissà poi cosa significa questa parola) come una sempliciona oppure Salis come una delinquente in potenza.
Queste poche righe, ovviamente moleste per i colpevolisti e, forse, anche per gli innocentisti, servono solo, dal mio punto di vista, a riportare la cosa nei suoi termini più giusti.
 
Dossier diritti
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