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Tornare cittadini e non sudditi
di Santina Sconza
A giugno ci saranno le elezioni europee. In questi anni i paesi che hanno chiesto di far parte dell'unione europea hanno poco di democratico, i loro presidenti sono più oligarchi che democratici.
Sono 27 gli Stati che compongono l'UE: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
Dopo il 1989, e soprattutto dopo l’allargamento ad est dell’Unione Europea tra il 1999 e il 2007, i Paesi dell’Europa centro-orientale – Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania – sono stati incorporati nell’economia dell’Unione Europea come Paesi fornitori di forza lavoro a basso costo.
Pian piano si sono trasformati da paesi comunisti in democrazie, oggi in oligarchie che stanno diventando decisive all'interno della comunità europea.
Infatti non sono più democrazie ma si stanno trasformando in regime oligarchici sia a livello politico che amministrativo, caratterizzati dalla concentrazione del potere effettivo nelle mani di una minoranza, per lo più operante a proprio vantaggio e contro gli interessi della maggioranza.
Allora è giusta porsi la domanda di Luciano Canfora: Cosa rimane della democrazia se all’opera ci sono oligarchie molto potenti, molto remote, sempre più decisive?
Alla domanda risponde lo stesso Canfora: L’oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l’idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione.
Nei nostri regimi democratici perciò, quando l’oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un’entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia.
La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Oggi nei paesi europei con un regime oligarchico le elezioni vengono vinte da estremisti di destra che daranno una brutta svolta all'Europa: i fondi pubblici di bilanci nazionali o dell’UE sono deviati dai gruppi oligarchici al loro interesse privato, sfruttando il contributo di imprenditori che agiscono per loro conto e tenendo coperti i reali beneficiari.
Come si fa a ritornare di nuovo cittadini e non sudditi?
Riconsegnando la democrazia ai partiti. La democrazia si basa non sul bipartitismo ma sul proporzionale, con partiti che sono espressioni dei cittadini, ciascuno dei quali ha propri obiettivi e propri valori.
L'interesse del cittadino si esprime con la partecipazione quotidiana a dibattiti e assemblee all'interno delle sezioni in tutti i quartieri dove tutti partecipano al benessere della comunità.
Il vuoto che si è creato in questi ultimi trent'anni ha fatto in modo che la democrazia partecipativa morisse.
Come affermava Enrico Berlinguer "La nostra lotta unitaria è rivolta a realizzare una società nuova, socialista che garantisca tutte le libertà personali e collettive, civili e religiose, il carattere non ideologico dello stato, la possibilità dell’esistenza di diversi partiti, il pluralismo nella vita sociale, culturale e ideale".
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