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Argentina: "El loco" del Piano Condor
di
Rinaldo Battaglia *
Qui non è come il caso del sacerdote fascista di Videla, don Franco Reverberi, che, sebbene i periti del tribunale di Bologna il 27 aprile 2023 abbiano ritenuto che potesse essere trasferito tranquillamente (e quindi processato) in Argentina e la Corte d’Appello di Bologna abbia successivamente dato ad ottobre 2023 il suo ok finale, poi l’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio - il 10 gennaio 2024 due mesi fa - ha bloccato e negato tutto per ‘motivi di salute che potrebbero scaturire dalla procedura di estradizione” del sacerdote.
Quel sacerdote continuerà così (come scrisse il giornalista Karim El Sadi de 'La Giudiziaria' art. 2 aprile 2023) – grazie anche alla scelta del nostro ministro - ad affiancare, nella chiesa di Sorbolo, tutti i pomeriggi alle 18 nella messa il parroco del paese. “Dando la comunione, sposando le coppie e battezzando i neonati”.
Qui, per Carlos Malatto, il caso invece è all’opposto. Già nel maggio 2020 l’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha completamente autorizzato l’istruzione di un processo in Italia contro il ‘gendarme’ di Videla, ma risulta che siano i nostri giudici che non abbiano ancora dato corso completamente. E così l’ex tenente continua a vivere nel suo resort tranquillo e beato, in barba alle sue vittime che probabilmente per avere giustizia dovranno attendere solo quella divina. Sebbene, anche nell’estate del 2022, la procura di Roma abbia aperto un’altra nuova inchiesta nei suoi confronti e per mesi “diversi attivisti abbiano parlato pubblicamente del caso di Malatto nella speranza che si arrivasse a qualcosa di concreto”.
Non solo: il capo del dipartimento del ministero argentino della Giustizia che si occupa di diritti umani, Federico Efrón, nel novembre 2022 ha personalmente consegnato alla procura di Roma circa 10 mila pagine di documenti su Malatto, chiedendo esplicitamente una incriminazione nei suoi confronti. «Le prove dimostrano come funzionava l’apparato repressivo e come funzionava il RIM22 dove si trovava Malatto a San Juan» le sue parole ai giornalisti in merito alla richiesta. Ma ad oggi – che si sappia - non ci sono novità sull’iter processuale.
Anche alcuni parlamentari si sono mossi - di segno opposto al governo e al ministro Nordio - e già il 24 febbraio 2023 (la deputata del Pd Lia Quartapelle e il deputato del Pd eletto in Argentina Fabio Porta) hanno presentato un’interrogazione in Commissione esteri sul caso Malatto invitando il governo Meloni a prendere provvedimenti con urgenza. «È importante che qualsiasi tipo di violazione dei diritti umani, indipendentemente da quando sia stata compiuta, venga perseguita – dichiarava Lia Quartapelle alla giornalista Elena Basso - Anche perché nel nostro Paese si è svolto il processo Condor, che è stato importantissimo e che è stato un esempio per la giustizia internazionale». E continuava la deputata: «Il messaggio del processo Condor è stato chiaro: se hai compiuto quel tipo di crimini, non troverai impunità all’estero. Quindi oggi la giustizia italiana dovrebbe essere coerente e dovrebbe estradare o processare in Italia tutti i torturatori latinoamericani che si nascondono nel nostro Paese».
Come non bastasse, solo un anno fa, a fine marzo 2023, un uomo e una donna si sono presentati al resort di Portorosa e sotto il balcone della villetta rosa “stringevano un cartello con una scritta in spagnolo: Juicio y castigo a los genocidas escondidos (processo e condanna per i responsabili di genocidio ancora nascosti). Le due persone erano Sonia Bongiovanni e Matias Guffanti, direttrice e vice direttore di Our Voice, una associazione italiana che fra le altre cose si occupa dei familiari delle persone scomparse in Sud America durante le dittature alla fine del Novecento, i cosiddetti desaparecidos”.
Resta da chiedersi perché il capo del Reggimento RIM22, sia in Italia così intaccabile, così forte. Nell’interesse di chi, poi? Chi lo protegge? Cosa nasconde per essere così ‘salvato’ e protetto?
Eppure In Italia vivono anche alcuni parenti delle vittime del sue vittime o almeno del RIM22. Come il caso dell’imprenditore argentino Mariano Biltes, che ha vissuto per vent’anni in Sicilia ed è morto solo alcuni anni fa. Biltes era figlio di Jorge Biltes, un giornalista che nel 1976 venne catturato e torturato per quasi tre settimane dal RIM22. Mariano Biltes – riprendo parole di Elena Basso – “aveva scoperto solo alcuni anni fa di abitare a circa mezz’ora di auto da dove viveva Malatto, e da allora aveva provato più volte a contattarlo.
Nel 2021 lo aspettò sotto casa sua a Furnari con una troupe della RAI della redazione Spotlight, tenendo in mano una vecchia foto di suo padre. Malatto non gli rispose e si sottrasse alle diverse domande di una giornalista che aveva accompagnato Biltes”.
Anche diverse testate giornaliste o alcuni media televisivi hanno cercato almeno di parlare con Malatto, ma senza alcun esito favorevole. Nel 2019 ci provò ‘Repubblica’, poco dopo giornalisti del programma ‘Le Iene’ lo individuarono vicino alla sua barca, ormeggiata a poca distanza da casa. Anche in quel caso nessuno riuscì nemmeno ad avvicinarsi.
Poi con il clima italiano attuale e post decisione del ministro Nordio sul ‘fratello’ don Franco Reverberi del 10 gennaio 2024, resta da chiedersi se la magistratura procedesse e desse finalmente una mano alla giustizia argentina per dar corso all’estradizione, poi siamo convinti che il nostro ministro non ripeta la ‘soluzione per Reverberi’? Hanno tutti i due gli imputati argentini sugli 80 anni di età….
Resta da chiedersi, in ogni caso, perché in Italia uno come Carlos Luis Malatto sia così inattaccabile, così inavvicinabile, così potente. Dalla vita ho personalmente imparato che dove un criminale è forte ad esser deboli risultano lo Stato, le Istituzioni democratiche, cioè noi.
Chi e perché protegge ancora oggi in Italia l’uomo del fascista Videla?
Chi ancora protegge in Italia il ‘Malatto’ d’Argentina?
E poi qualcuno dice che il fascismo in Italia è morto.
24 marzo 2024 – Giorno della memoria per la verità e la giustizia in Argentina - Rinaldo Battaglia
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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