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19 marzo 2024
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L'apocalisse di Hitler
di Rinaldo Battaglia *

Il 19 marzo 1945, Hitler - oramai al vertice della sua pazzia e della sua ferocia - emise un decreto con cui ordinava la distruzione totale della sua Germania, una vera e propria apocalisse per quel che rimaneva del suo Paese. Se non poteva più essere il Fuhrer della Germania, visto come stavano andando le sorti della guerra, non ci sarebbe stata più nessun altro Fuhrer e nessuna altra Germania.

Tutto doveva essere distrutto: tutto. Niente più doveva restare in piedi. Solo macerie e disperazione. Che poi questo ordine volesse dire la fine di ogni tedesco, la morte per fame e miseria di ogni abitante del suo Terzo Reich, ogni figlio della Germania, ogni suo bambino anche se ‘ariano’, non importava. Il suo decreto era chiaro e semplice nella sua banale atrocità.

«È un errore pensare che le strutture di trasporto e comunicazione, gli stabilimenti industriali e i depositi di approvvigionamento, che non sono stati distrutti, o siano stati temporaneamente messi fuori uso, possano essere riutilizzati per i nostri scopi quando il territorio perduto sarà stato recuperato. Il nemico non ci lascerà altro che terra bruciata quando si ritirerà, senza prestare il minimo riguardo alla popolazione. Tutte le strutture militari di trasporto e comunicazione, stabilimenti industriali e depositi di approvvigionamento, nonché qualsiasi altra cosa di valore all'interno del territorio del Reich, che possa essere utilizzata in qualsiasi modo dal nemico immediatamente o nel prossimo futuro per il perseguimento della guerra, sarà distrutto».

Ufficialmente venne denominato come il "Decreto sulle demolizioni nel territorio del Reich"(Befehl betreffend Zerstörungsmaßnahmen im Reichsgebiet), ma presto per gli storici diventò il ‘Decreto Nerone’ in ricordo dell'imperatore che – si dice - abbia pianificato l'incendio di Roma il 18 luglio del 64 D.C.

Ma se nel caso di Nerone non vi sono prove certe e molti lo scagionano da tale colpa, nel caso del Fuhrer è tutto più semplice: ci sono documenti che non permettono dubbi o difese.

E non a caso si dice che la Storia non la scrivano i vincitori – quello è l’alibi del perdenti – ovviamente meno che meno i vinti, ma i documenti sì. Quelli sì. Solo che vanno letti, interpretati e fatti conoscere. E insegnare la Storia è da sempre, soprattutto da noi in Italia, un lavoro poco gradito. Meglio insistere in tv con Masterchef e Grande Fratello Vip: avrai poi una generazione di cuochi e veline, più facili da addomesticare. Berlusconi e i suoi pari sono sempre maestri e pionieri in questo. Hanno investito molto e da anni vengono adeguatamente bene ripagati.

Hitler a metà marzo ‘45, con gli Alleati in arrivo da ovest e l’Armata Rossa alla periferia di Berlino da est, non voleva assolutamente accettare la resa e, a questa, preferiva senza remore o perplessità la distruzione totale di tutte le infrastrutture tedesche, le industrie, le installazioni militari, di comunicazioni e di trasporti di tutto il Paese. E prima che lo facesse il nemico – non voleva lasciargli questa soddisfazione - il compito spettava alle truppe naziste, sebbene fossero in completa ritirata da ogni fronte.

Ma se i vertici del Terzo Reich erano per definizione dei criminali – perché solo dei criminali potevano essere arrivati a tanto, ad immagine e somiglianza solo del demonio – rimaneva ancora qualche criminale non in preda alla pazzia.

Il decreto Nerone infatti se, ordinato dal Hitler, doveva essere però attuato dal ministro degli armamenti e della produzione bellica, quello a cui facevano capo i lager in cui lo sterminio si otteneva col lavoro: Albert Speer.

E Speer – capendo per bene il senso dell’ordine e delle sue conseguenze per le generazioni tedesche del futuro – a parole acconsentì al Fuhrer – tranquillizzandolo nei suoi incubi – ma nei fatti lo disattese e lo fece disattendere totalmente. Chiamò a rapporto i generali e i gauleiter e forte del suo ruolo e del suo prestigio, in alcuni casi li convinse, in altri li obbligò ad ignorarlo. Assumendosene la personale responsabilità verso il Fuhrer.

E Hitler, rinchiuso nel suo bunker, ne rimase all'oscuro fino a poche ore prima del suo suicidio, quando nell’ultimo incontro con Speer ricevette la confessione del ministro. E così il 30 aprile 1945, 42 giorni dopo aver emesso l'ordine. Hitler si uccise senza la soddisfazione di vedere esaudita la sua pazza ultima volontà. Ed era la seconda volta che veniva tradito nei suoi ordini.

Pochi giorni prima della liberazione di Parigi del 25 agosto ‘44, il giorno 19, aveva ordinato al governatore militare, al gen. Dietrich Hugo Hermann von Choltitz, che degli esplosivi fossero collocati intorno a importanti punti di riferimento della capitale, come la Torre Eiffel e i principali snodi dei trasporti e che appena gli Alleati si fossero avvicinati alla città fatti esplodere. Parigi sarebbe bruciata e lasciata "giacere in macerie". Da Berlino il Fuhrer voleva vederne alto il fumo nero.

Ma Von Choltitz – criminale di guerra in terra di Russia ed Ucraina – prima di Speer e come Speer non volle eseguire l'ordine e si arrese al generale francese Philippe Leclerc de Hauteclocque ed al capo della resistenza Henri Rol-Tanguy, a Gare Montparnasse, il 25 agosto stesso. Aveva così trovato il suo ‘alibi’ verso il Fuhrer e parallelamente il modo per salvare Parigi. Si può essere criminali di guerra, ma senza arrivare alla pazzia e alla distruzione del mondo solo per il gusto di distruggerlo, dopo il proprio personale fallimento.

Per la Germania, dopo il suicidio del Fuhrer, non rimaneva che la strada della resa militare. L'8 maggio a Reims il generale Alfred Jodl la firmò tra la Germania e gli anglo-americani, e per volere di Stalin, una seconda firma a Berlino nella tarda sera dell'8 maggio (che era già il 9 maggio a Mosca).

Albert Speer venne arrestato il 23 maggio ‘45 per ordine del gen. Dwight D. Eisenhower, assieme al resto del governo provvisorio tedesco guidato dall'ammiraglio Karl Dönitz, successore di Hitler come Capo di Stato. Al processo di Norimberga Albert Speer sarà uno dei pochissimi vertici del Terzo Reich a non essere stato condannato a morte ed impiccato. Non è escluso che la mancata attivazione del ‘decreto Nerone’ abbia giocato a suo favore.

(...) Una cosa ci resta di quel decreto diabolico: quando un pazzo al potere del mondo sta vedendo la sua sconfitta personale, il suo fallimento militare e politico, non avendo più nulla da perdere, potrebbe anche dare ordini che aprano la strada all’apocalisse. Hitler nel marzo 1945 non godeva della bomba atomica, cosa sarebbe successo altrimenti?

Nel lager sotterraneo di Dora decine di migliaia di prigionieri avevano sacrificato la loro vita per sabotare la V-2 e ritardare nella testa di Wernher Von Braun la V-3, che fine avrebbero fatto altrimenti New York e le città dell’East Coast?

E oggi, nel 2024, con una guerra in corso anche tra centrali nucleari, come a Zaporižžja e bombe atomiche pronte e disponibili all’uso, come siamo messi? Possiamo dormire ancora e rimanere tranquilli?

Possiamo - ed è tutto dire - contare in futuro su ‘criminali meno criminali’ come Albert Speer o Dietrich Hugo Hermann von Choltitz? Alessandro Manzoni direbbe ai posteri l'ardua verifica.

19 marzo 2024 – 79 anni dopo - Rinaldo Battaglia

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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