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I colpi di coda del '53
di
Rinaldo Battaglia *
Era il '53, il rischio 'comunista' era passato, era persino morto a marzo il padre padrone dell'URSS, l'Italia era stabilmente nell'orbita atlantica e sotto la DC, in cui molti ex-fans di Mussolini si erano - per interesse o convinzione – spostati o rifugiati.
Peraltro, nelle elezioni politiche, del 7 e 8 giugno di quell'anno, il MSI si era alquanto contraddistinto (con un secco 5,85% conquistando ben 29 seggi in Parlamento) e molti all'interno della DC non volevano regalare altri voti a destra, per non mettere in pericolo il consolidamento del proprio potere di governo a danno dei partiti di sinistra.
Purificare ancora gli ex fascisti o chi era stato non sufficientemente lavato dall'amnistia del '46, significava farsi anche garante e quindi beneficiario dei voti di parte di quel mondo, sempre nostalgico di un passato per loro degno e meritevole di quote di potere.
Segretario del MSI era allora Augusto De Marsanich, che aveva sintetizzato la sua politica al motto di «Non rinnegare, non restaurare» il fascismo di Mussolini. E di Mussolini De Marsanich qualcosa ne sapeva. Era stato deputato nel 1929, presidente della Confederazione fascista dei lavoratori del commercio (1929-1933), come giornalista aveva diretto 'Il Lavoro fascista'. Non solo: fu anche membro del Gran Consiglio del Fascismo nel 1929, dal 1939 consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e, dal gennaio 1935 alla primavera 1943, sottosegretario in vari ministeri del Duce, che seguirà ovviamente anche dopo a Salò.
Sarà lì che comincerà una politica 'nuova' tra DC e MSI, che si tradurrà già nel 1956 con prime esperienze di coalizione in Sicilia (prima all'esterno poi più dirette) e che porterà nel 1960 al 'sostegno ufficiale' del MSI al governo nazionale, monocolore DC, di Fernando Tambroni.
Nel 1960: solo dopo 15 anni dalla sconfitta 'armata' dei fascisti di Salò.
'Sostegno ufficiale' molto osteggiato dall'opinione pubblica, soprattutto quando il MSI decise di organizzare – forse come provocazione, forse come offesa - il proprio congresso a Genova, città Medaglia d'Oro della Resistenza. Genova, dove la lotta partigiana si fece sentire già da metà settembre 1943. Si arrivò così a scontri feroci nella città tra manifestanti, appoggiati dall'opposizione di sinistra, e le forze di polizia, il 30 giugno 1960. A Genova seguirono altri scontri, anche a Roma e Palermo provocando una decina di morti, col 'clou' nella strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, dove vennero uccisi altri 5 operai.
Il governo Tambroni dopo quei fatti dovette dimettersi e il MSI venne di nuovo isolato dalla scena politica di governo, anche se ogni tanto si ricorreva al suo aiuto, come avvenne nell'elezione a Presidente della Repubblica nel 1962 di Antonio Segni, già ministro al tempo dell'amnistia del Natale '53. Forse un modo gentile per dire 'grazie'. In altre zone oggi lo chiamano ‘voto di scambio’. Chissà come venne definito allora?
Questo avvenne nel 1953, 71 anni fa. E 71 anni fa i due paesi che, col Patto d’Acciaio del 22 maggio 1939, avevano deciso di far guerra al mondo per sottometterlo, a guerra sconfitta presero strade diverse.
Chi decise di ‘non riabilitare’ gli uomini forti di Hitler e chi invece proseguì nella loro lenta e continuata ‘purificazione’.
L’oroscopo della Germania e dell’Italia era già dal ’53 leggibile.
Oggi noi ci troviamo con i resti di Jodl come immondizia scomparsi nel Wenzbach, ad Affile vicino a Roma invece il gen. Rodolfo Graziani – il capo militare di Mussolini dopo l’8 settembre ‘43 – può vantare invece un mausoleo. Molti altri gerarchi nazisti hanno il nome scritto nelle pagine più criminali della Storia della Germania, da noi alcuni sono usati come denominazioni di vie o piazze.
Nelle scorse settimane il partito del premier – quello con tanto di fiamma tricolore nel simbolo come l’antenato MSI – ha depositato una proposta di legge per revocare il titolo di 'Cavaliere di Gran Croce' a Tito, il grande responsabile dei morti nelle foibe slave, conferitogli nel 1968. Proposta personalmente più che mai condivisibile e, soprattutto, coerente dopo che nel 2004 si è creato il ‘Giorno del Ricordo’.
Peccato che nessuno abbia ritenuto ugualmente di proporre la revoca anche per lo stesso titolo di 'Cavaliere di Gran Croce' - conferito già nel 1936 - a Benito Mussolini, il grande responsabile delle leggi razziali, della Shoah italiana, dell’aver portato il paese ad una guerra catastrofica, di aver governato con violenza e criminalità per vent’anni l’Italia, di aver generato e allevato ben 1.283 suoi uomini giudicati 'criminali di guerra' dalla War Crimes Commission dell'ONU.
Proposta personalmente necessaria e, soprattutto, coerente dopo che nel 1948 si è resa operativa la ‘Costituzione italiana’, che è antifascista e nata sulle macerie del fascismo. Il nazismo in Germania è riconosciuto come crimine e nessun nazista può essere riabilitato, tra i suoi vertici.
Totalmente diverso da noi col fascismo di Mussolini. Totalmente diverso anche 70 anni dopo i colpi di coda del ’53. I colpi di coda, tipici di solito dei serpenti carichi di veleno.
Primo Levi - da italiano - lo aveva comunque già scritto a suo tempo:
‘La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia’.
28 febbraio 2024 – 71 anni dopo - Rinaldo Battaglia
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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