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20 dicembre 2023
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Cesare, l'ultimo congiurato
di Rinaldo Battaglia *

«L'assassinio deve esser tentato a tutti i costi. Anche se non dovesse avere successo, deve essere fatto un tentativo di prendere il potere a Berlino. Quel che importa adesso non è tanto l'obiettivo pratico del colpo di stato, quanto il dimostrare al mondo e alla storia che gli uomini della resistenza furono abbastanza coraggiosi da intraprendere il passo decisivo. In confronto a questo obiettivo, niente altro è importante.»

Sono le ultime parole che il Generalmajor Henning von Tresckow disse ai congiurati prima di dare il via all’Operazione Valkiria, che tramite l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944 alla ‘tana del lupo’ doveva salvare la Germania e bloccare la Seconda Guerra Mondiale. Sappiamo poi come andò a finire. In poche ore tutto fallì e il capo del complotto, il colonnello Claus Graf von Stauffenberg e i suoi più stretti collaboratori, come i generali Ludwig Beck e Friedrich Olbricht fucilati già prima della notte. Il Generale Henning von Tresckow, lo stratega del gruppo, invece si suicidò il giorno dopo appena avuto conferma del fallimento. Non molto diversa la soluzione per il feldmaresciallo Erwin Rommel che verrà obbligato al suicidio un po’ più in là nel tempo, solo per non compromettere il nome ed il prestigio della 'Volpe del Deserto' e del Terzo Reich (si sparerà il 14 ottobre ’44).

C’era un altro nome di alto rango, tuttavia, che partecipò attivamente sin dall’inizio all’operazione Valkiria, il generale Caesar von Hofacker, ma – sebbene arrestato a Parigi già il 26 luglio 1944 - Hitler lo volle torturare per 5 mesi nel famigerato carcere di Plötzensee di Berlino, e seppur già condannato a morte dal Volksgerichtshof di Roland Freisler (il Tribunale popolare) il 30 agosto 1944, lo fece impiccare solo il 20 dicembre 1944. 79 anni come oggi.

Perché questo aggravio di pena? Cinque mesi di tortura non devono essere stati facili e la morte sarà stata di certo più volte sperata, in quel periodo, dal ‘congiurato’. La risposta sta nella figura e nel ruolo che ebbe nell’operazione Valkiria, figura e ruolo a cui mai il Fuhrer avrebbe pensato che Caesar von Hofacker potesse arrivare. Neanche Rommel lo aveva così sorpreso. Chi era quindi il generale Caesar von Hofacker, l’ultimo congiurato messo a morte?

Potremmo sintetizzare identificandolo come il classico militare ‘prussiano’. Suo padre era il generale Eberhard von Hofacker e sua madre la contessina Albertine von Üxküll-Gyllenband, la sua prozia Hildegard von Spitzenberg e suo bisnonno il barone Karl von Varnüler, già Primo Ministro del Kaiser. La nobiltà al servizio dell’Impero, l’anima storica del Terzo Reich, le radici della Grande Germania. All’entrata in guerra della Germania nell’agosto 1914, allora solo di 18 anni, si arruolò volontario nel reggimento comandato dal padre, l'Ulanen-Regiments "König Wilhelm I". A 20 anni era già sottotenente, e sempre sul fronte occidentale, si fece notare e ricevette più onorificenze. L’anno dopo, nel 1917 eccolo promosso allo squadrone di cavalleria comandato dal Kaiser medesimo, re Guglielmo II. Sul finire della guerra ancora sul fronte francese, ricevette il grado di tenente.

Tuttavia, a guerra perduta, abbandonò la vita militare, laureandosi in diritto nella prestigiosa Università di Tubinga e aprendo uno studio di avvocato. Ma il richiamo della patria e della divisa lo fecero rientrare nell’esercito già nel 1927. Proseguirà la carriera, guadagnandosi nella nuova Germania, sempre più, un ruolo di profonda stima per la sua cultura e capacità strategica. Volutamente rimase ai margini del nazismo, che vedeva troppo esasperato e anche come un pericolo. Ma da buon ‘prussiano’ non si tirò indietro, pur senza mai eccedere nel fanatismo.

Hitler lo conobbe e ne ammirava la sua compostezza e la sua analisi militare. E forse per questo lo usò solo in alcune poche campagne, non riconoscendogli quello spirito fanatico e privo di scrupoli che pretendeva e vedeva in altri ufficiali nazisti. Venne così spedito come ‘ufficiale di riserva’ della Luftwaffe nell’invasione della Francia, paese contro cui aveva combattuto nella Grande Guerra. Sarà presente alla conquista di Parigi e il Fuhrer lo lascerà a Parigi fino alla fine, pur promuovendolo più volte sino al grado di tenente colonnello e poi generale.

E fu durante l’occupazione della Francia che Caesar von Hofacker comprese che Hitler non era la guida ma bensì la catastrofe per la sua Germania. Sapendo bene i rischi a cui andava incontro. Considerava, ad esempio, la politica del Fuhrer nei confronti della Francia "miope e imprudente e disastroso sotto ogni aspetto morale".

Già nel 1942 a Parigi ritrovò un vecchio amico di gioven tù, Fritz-Dietlof von der Schulenburg e tramite questi entrò in seri contatti col generale Otto Edwin von Stülpnagel, anch’egli critico verso il Fuhrer. Poi si allargò il cerchio coinvolgendo un suo cugino, proprio quel Claus Graf von Stauffenberg, che per altre strade stava arrivando alla medesima ‘soluzione’. Ed in breve a Parigi si creò quel “Komitee Freies Deutschland für den Western” che arriverà all‘operazione Valkiria. In breve vennero aperte le porte ad altri importanti generali, come Walter von Seydlitz-Kurzbach, Gustav von Wangenheim, o Bernt von Kügelgen. Non solo: fu proprio Caesar von Hofacker a credere che anche Rommel potesse essere della partita. E sarà lui che, con il gen.Hans Speidel, lo convincerà.

In Valkiria ognuno dei congiurati aveva un suo preciso ruolo: von Hofacker avrebbe operato da Parigi, e da Parigi sarebbero partiti i primi arresti già in quel 20 luglio, bloccando gli alti funzionari delle SS e della Gestapo, aiutato dal generale Hans von Boyneburg –Lengsfeld. Di fatto anche a Parigi ci sarebbe stato un ‘golpe’ eliminando gli uomini fedeli al Fuhrer. E qui la figura del generale Otto Edwin von Stülpnagel sarebbe stata determinante: avrebbe assunto i pieni poteri nella città. Parallelamente von Hofacker avrebbe tenuto i collegamenti da Berlino e la Francia, per poi passare probabilmente ai contatti con la Resistenza Francese (De Gaulle) per arrivare quanto prima alla pace.

La parte ‘parigina’ riuscì e in qualche bistrot parigino, nella sera del 20 luglio, già i tedeschi festeggiavano il nuovo corso della Germania, tra birre e champagne. Von Hofacker aveva accompagnato il generale von Stuelpnagel al quartier generale, a La Roche Guyon, sede del feldmaresciallo Gunther von Kluge (comandante nazista del fronte occidentale dopo il D-Day), e lì lo informò che l'intero contingente delle SS e della Gestapo, in tutta Parigi, era già stato arrestato. Aveva fatto anche un importante discorso al fine di convincere Kluge che aveva solo una unica possibilità di salvarsi: passare tra i congiurati.

Ma Kluge non si fidò e prese tempo. Nel mentre, però, un gruppo di uomini della marina dell'ammiraglio Theodor Krancke cominciò a dubitare del successo di Valkiria e ciò obbligo sia Von Hofacker che il generale Stuelpnagel a rallentare la presa. Poi tutto, tutto crollò quando si seppe del fallimento dell’attentato alla ‘tana del lupo’. E i congiurati di Parigi furono costretti a liberare i loro prigionieri delle SS e della Gestapo.

Poi il destino di von Hofacker fu segnato. Passò tutta la notte tra il 20 e il 21 luglio a distruggere documenti per salvare dall'arresto il maggior numero possibile di ’congiurati’. Sapeva di esser spacciato, ma non voleva che altri - che a Parigi di lui si erano fidati - fossero presi ed uccisi. E così avvenne: molti non vennero mai identificati. Il giorno dopo von Hofacker cercò di tornare in Germania e nascondersi tra ‘amici’ per non esser catturato e sotto tortura fare nomi e cognomi. Non riuscì a scappare, ma Hitler non riuscì ad avere da lui nessun altro nome. Neanche in 5 mesi di violenze fisiche e morali. Allora il Fuhrer dette l’ordine di giustiziarlo, senza attendere oltre. E con la corda al collo in quel 20 dicembre 1944 arrivò la sua vendetta per esser stato tradito dal generale che rappresentava la vecchia guardia prussiana/militare troppo legata al passato, a suo dire.

E Cesare, l’ultimo congiurato del Fuhrer, pagò dopo 5 mesi di agonia la sua scelta per una Germania libera ed un mondo diverso. E dimostrò che durante il Terzo Reich non tutti i tedeschi erano nazisti e che non tutti i nazisti erano criminali. E che un altro mondo era possibile. Perché così doveva e deve essere. Anche oggi. Basta crederci e volerlo. Anche partendo dal basso.

”Quel che importa adesso non è tanto l'obiettivo pratico del colpo di stato, quanto il dimostrare al mondo e alla storia che gli uomini della resistenza furono abbastanza coraggiosi da intraprendere il passo decisivo. In confronto a questo obiettivo, niente altro è importante.»

20 dicembre 2023 – 79 anni dopo - Rinaldo Battaglia

* Coordinatore Commissione Storia e memoria dell'Osservatorio


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