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Da Oslo alla fine del colonialismo di insediamento israeliano
di
J. Masaad, trad. Redazione
Jabotinskij credeva nell'illusione che i paesi arabi fossero gestiti da anticolonialisti arabi che volevano sbarazzarsi del colonialismo, e non da governanti che stavano giŕ collaborando con l'imperialismo occidentale.
Questo è il motivo per cui ha ritenuto che, data l'alleanza del sionismo con il colonialismo, "non possiamo aiutare gli arabi nel cacciare la Gran Bretagna dal Canale di Suez e dal Golfo Persico e nell'eliminazione del dominio coloniale francese e italiano sul territorio arabo. Un tale doppio gioco non puň essere considerato in nessun modo".
Ciň che Jabotinsky non riuscě a capire era che i sionisti potevano offrire ai paesi arabi assistenza politica, non per opporsi all'influenza coloniale, ma piuttosto per mantenere e intensificare il suo ruolo nel proteggere i troni dei regimi monarchici arabi.
Anche le repubbliche arabe appena fondate cercarono immediatamente la sponsorizzazione imperiale una volta che i loro fondatori piů progressisti furono rovesciati. Questo vale tanto per l'Egitto di Sadat quanto per le monarchie giordane, marocchine e la maggior parte delle monarchie del Golfo e vale negli ultimi due decenni, per Libia, Iraq, Sudan e Tunisia: le forze governative in questi paesi si sono giŕ alleate con Israele o hanno tenuto colloqui segreti con Isrsele volti alla normalizzazione. Fu questa assistenza politica che effettivamente infrangeva le speranze dei regimi arabi di liberare la Palestina e aumentava le loro speranze di essere dei veri servi dell'impero.
Tuttavia, l'esposizione di Jabotinsky dei piani del movimento sionista era chiaramente articolata sulla base della sua analisi del contesto politico dei primi anni 1920. Dal momento che "l'accordo volontario dei palestinesi č fuori questione, dunque o la colonizzazione sionista finisce, anche la piů limitata, o deve essere portata avanti sfidando la volontŕ della popolazione nativa. Questa colonizzazione puň quindi continuare e svilupparsi solo sotto la protezione di una forza diversa dalla popolazione locale".
Quella forza era la Gran Bretagna e la Societŕ delle Nazioni, naturalmente, e piů tardi dopo la seconda guerra mondiale, divenne gli Stati Uniti, le Nazioni Unite e gran parte dell'Europa.
Fare concessioni
Jabotinsky aveva previsto le condizioni che avrebbero portato alla decadenza dell'OLP a Oslo, ed aveva insistito sul fatto che quando la speranza si è completamente spenta, "solo allora i gruppi estremisti perdono il loro potere che sarà trasferito ai gruppi moderati. Solo allora questi gruppi moderati verrebbero da noi con proposte di concessioni reciproche. E solo allora i moderati offriranno suggerimenti per il compromesso su questioni pratiche come una garanzia contro l'espulsione o per l'uguaglianza e l'autonomia amminstrativa".
Questo era essenzialmente ciò che l'OLP e i suoi intellettuali palestinesi affiliati offrivano come concessioni per il processo di Oslo, sebbene Israele non avesse dato loro garanzie su nulla.
Jabotinsky era chiaramente preveggente sulla trasformazione del movimento nazionale palestinese che iniziò nella prima metà degli anni 1970 e portò alla vergognosa degradazione finale dell'OLP nell'Autorità palestinese collaborazionista nel 1994.
Tuttavia, ciò di cui non ha tenuto conto è stato il fallimento di Israele, dei suoi alleati arabi e dei suoi collaboratori dell'Autorità Palestinese di spegnere la speranza nei cuori dei palestinesi.
Dalla fine degli anni 1980, i "gruppi estremisti" – cioè quei gruppi di resistenza speranzosi che chiedono la fine del colonialismo sionista di insediamento – sono aumentati in popolarità e continuano a guadagnare slancio e popolarità tra i palestinesi che sperano e credono che il progetto sionista possa davvero essere sconfitto.
È vero che la maggior parte degli intellettuali palestinesi liberali disperati ha sostenuto fin dall'inizio Oslo e il regime dell'Autorità Palestinese che ne è conseguito e che molti hanno persino servito come ministri nei suoi gabinetti per anni prima di uscire e criticarlo, e alcuni di questi divenuti critici nei confronti dell'Autorità Palestinese cercano sempre di compiacere ai sionisti ed ai loro protettori imperialisti come nel caso di coloro che si sono sentiti spinti a condannare apertamente le opinioni offensive di Mahmoud Abbas sugli ebrei europei questa settimana, ma non hanno ritenuto opportuno negli ultimi due mesi emettere condanne della crescente collaborazione di Abbas con Israele e la sua campagna repressiva contro la resistenza palestinese.
Ma ciò che determinerà l'esito della lotta palestinese contro il colonialismo di insediamento israeliano è la speranza che continua a ispirare i palestinesi resistenti, ed è una speranza che viene costantemente riaccesa in risposta alla crudele e infinita oppressione israeliana del popolo palestinese.
Sono questi palestinesi pieni di speranza che continuano a resistere a Israele a Gaza, in Cisgiordania, e persino all'interno di Israele stesso, da quando è stata firmata la resa di Oslo fino ad oggi e sono loro (i palestinesi resistenti) che i palestinesi disperati, gli israeliani, i loro amici collaborazionisti arabi e gli sponsor imperialisti non sono riusciti a sconfiggere.
 
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