Educare all'affettività: slogan o presa di coscienza?
di Roberta Altrui *

Io appoggio in pieno l'idea che i bambini vadano educati fin da subito a un'affettività sana. È però uno sterile slogan su cui siamo tutti d'accordo, solitamente dopo l'ennesimo caso di cronaca emerso a livello nazionale.

Nella vita di tutti i giorni, quello che vedo è che ogni professionalità che si occupi di infanzia, non direttamente collegata al mondo dell'istruzione, è vista con sospetto.

Io non so quante volte ho dovuto spiegare (soprattutto ai papà!) di cosa mi occupo di preciso. Quando spiego che lavoro soprattutto sull'autoregolazione emotiva, il senso di autoefficacia, l'espressione del Sé e che organizzo interventi di stampo psico-educativo, vedo proprio il loro calo di interesse, la voglia di svilire quello che faccio ridimensionandolo a intervento superfluo perché "io sono cresciuto ugualmente benissimo senza questo genere di percorsi".

Perché alla fine è questa la verità: oltre lo slogan, pochi hanno la voglia, la sensibilità, la cultura, il coraggio e la perseveranza di entrare nel dettaglio di cosa voglia dire educare all'affettività, perché è una pratica che mette a dura prova noi adulti e ci costringe a considerare i nostri figli come soggetti con bisogni autonomi, non come una nostra estensione, qualcosa da cui noi dobbiamo trarre beneficio e gratificazione.

Tutto quello che rompe questa narrazione è tacciato di eccessiva sensibilità, eccessiva prevenzione. E bisogna lasciare i bambini alle loro famiglie che sono vissute benissimo senza noi professionisti.

Ma la domanda è: queste famiglie vivono benissimo? Riflettiamo.


* la dott.ssa Altrui è Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva ed Educatrice

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