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Sudafrica e Bolivia denunciano Israele a Corte Penale Internazionale
di
Pierpaolo Minardi
Cinque paesi hanno chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) di indagare sulla situazione in Palestina. Lo ha detto venerdì il procuratore della CPI Karim Khan. Si tratta di Bangladesh, Bolivia, Gibuti, Sud Africa e Comore.
Secondo lo Statuto di Roma, qualsiasi Paese membro può informare il pubblico ministero del Tribunale di una situazione in cui ritiene che siano stati commessi uno o più reati rientranti nella giurisdizione della corte per decidere se una o più persone debbano essere perseguite.
Le iniziative intraprese dai cinque stati, tuttavia, sono piuttosto simboliche, poiché dal 3 marzo 2021 la Corte penale internazionale sta indagando sui crimini commessi dopo il 12 giugno 2014 nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est. L'inchiesta "Continua e copre l'escalation delle ostilità e della violenza dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023", ha affermato Khan.
Una iniziativa analoga era stata richiesta al governo irlandese dal Sinn Féin, partito autonomista che è dato per vincente alle prossime elezioni. Il portavoce del partito per gli affari esteri Matt Carthy ha detto che “non dovrebbero esserci scuse”: “Può essere fatto dall’Irlanda e dovrebbe essere fatto”, ha detto.
Il governo ha presentato una contromozione che il deputato dello Sinn Féin Chris Andrews ha commentato che i “doppi standard” del governo sono “assolutamente disgustosi”.
“Non c’è stato alcun problema o problema nel deferire la Russia alla Corte penale internazionale. L’ipocrisia è assolutamente chiara e inaccettabile”, ha affermato.
“Stiamo assistendo al genocidio a Gaza. Oggi è la Palestina, domani potrebbe essere chiunque”, ha detto un altro deputato.
Durante il question time parlamentare, il ministro per l’Istruzione Simon Harris ha affermato che il diritto originario di Israele di difendersi da Hamas è ormai diventato “una guerra contro i bambini e non si può costruire la pace sulle fosse comuni dei bambini”.
“È un peccato che un paese sia diventato accecato dalla rabbia”, ha detto.
Il ministro del Dipartimento degli Affari Esteri, Sean Fleming, ha affermato però che un'indagine della CPI è in corso da maggio 2021 e che l’Irlanda, portando la situazione alla Corte penale internazionale, “si limiterebbe a ripetere un’azione che è già stata intrapresa” e apparirebbe come se stesse facendo pressioni indebite.
Un timore che evidentemente non ha sfiorato i cinque stati che ieri hanno presentato denuncia alla Corte.
 
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