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C'è posta dall'UE
di
Elisa Fontana
C'è posta per noi. L'Europa ha scritto all'Italia e non è stata una lettera di complimenti. Tre sono le aree messe sotto osservazione da Bruxelles da tempo e non regolamentate da Roma, nell'indifferenza più assoluta delle prescrizioni europee: la liberalizzazione delle spiagge, i pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese e l'assegno unico.
Sulle spiagge i ritardi sono cronici e ormai irricevibili per Bruxelles. Aveva provato Draghi a presentare una legge in cui si mettevano a gara le spiagge, ma prevedendo dei bonus per i titolari delle concessioni, ma con l'arrivo del governo Meloni tutto è stato bloccato. Si è fatto molto di più sulla via dello scontro con Bruxelles: si è proceduto ad una mappatura delle spiagge con cui Giorgino e Salvini avrebbero dimostrato che le spiagge date in concessione sono solo un terzo del totale e che, quindi, la maggiorparte delle spiagge italiane sia libera.
Ricevuta la mappatura, a Bruxelles non hanno saputo se ridere o mettersi le mani nei capelli: erano mappate come costa utilizzabile ai fini dei bagnanti porti, banchine, aree industriali e aree protette. Un giochino truccato con cui ci siamo presentati in Europa con la baldanza becera e un po' gaglioffa che in Italia porta tanti voti. La Commissione europea, ovviamente, ha rimandato al mittente la meravigliosa mappatura e ha confermato che l'Italia ha due mesi di tempo per mettersi in regola, dopodiché si passerà alle multe e poi alla procedura di infrazione.
Ancora più avanti verso la procedura di infrazione siamo con il secondo richiamo: l'Italia non recepisce la direttiva europea per cui la pubblica amministrazione deve pagare le fatture entro 30 giorni, come sanno dolorosamente tutti gli imprenditori che hanno a che fare con la pubblica amministrazione a tutti i livelli. Dopo due anni di vana attesa, adesso l'Europa ci trascina davanti alla Corte di giustizia e porta avanti la procedura di infrazione.
Terzo e ultimo caso (per ora), quello dell'assegno unico. L'anno scorso il nostro meraviglioso governo ha introdotto l'assegno unico per i figli a carico, ma ne hanno diritto solo coloro che risiedono da almeno due anni in Italia e solo se vivono nella stessa famiglia dei figli. Per la Commissione europea questa legge discrimina i cittadini della UE perchè non li tratta tutti allo stesso modo e, oltretutto, il regolamento che coordina le prestazioni di sicurezza sociale vieta qualunque requisito di residenza per ottenere gli assegni familiari. Anche in questo caso l'Italia ha i soliti due mesi per rispondere, prima di essere deferita alla Corte di giustizia.
Considerando che già stiamo facendo innervosire l'Europa per la mancata ratifica del MES, possiamo dormire sonni tranquilli sugli ottimi rapporti con Bruxelles e sull'alta considerazione che hanno per il nostro Paese in quanto ad affidabilità e aderenza alla normativa comunitaria. Eja, eja.
 
Dossier
etica nella politica e nella finanza
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