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Palestina: Arna, un'ebrea ecumenica
di
Rossella Ahmad
E pensando ad ebrei decenti, anzi eroici, non può che venirmi in mente lei.
No, non si tratta della cantante yemenita colona israeliana che tanto credito riscuote tra i pacifinti: essa non rappresenta che il volto spendibile del sionismo.
Parlo di altro. Di una donna straordinaria per bellezza e per azioni, che rispondeva al nome di Arna Mer. Una donna ebrea, appunto, nata nella palestina che cominciava ad essere colonizzata da nuclei sempre più consistenti ed aggressivi di immigrati europei.
Si dissociò presto da ciò che accadeva in quella piccola striscia di territorio incastonata tra il mediterraneo levantino ed il deserto della transgiordania, e lo fece nella maniera più simbolica per una donna del suo valore: amando, e poi sposando, tra mille difficoltà, un palestinese, autorevole membro del partito Maki, di ispirazione marxista. Da quel momento, la sua vita fu in Palestina e per la Palestina.
La sua opera si esplicò essenzialmente nei campi profughi della Cisgiordania occupata, con l'intento e la caparbietà di migliorare l'esistenza dei bambini, dei ragazzini delle pietre, a cui la sorte aveva riservato una vita di resistenza e di lotta. Il suo progetto più bello, portato a termine con l'aiuto, insostituibile, di suo figlio Juliano: la creazione di un centro educativo alternativo nel campo profughi palestinese di Jenin, con un teatro in cui i bambini palestinesi potessero esprimere, attraverso la recitazione, le loro frustrazioni e le paure quotidiane.
Suo figlio Juliano, attore, regista ed attivista, vi insegnò la "drama therapy", e filmò, nel corso di alcuni anni, la vita, i pensieri e le sofferenze di un gruppo di ragazzini che, in seguito, avrebbero tutti trovato la morte, chi per mano dell'occupazione, chi nella lotta contro di essa, durante la prima intifada. Il film, chiamato "I bambini di Arna", poteva essere visto sul web fino a pochi anni fa. Ora non so.
Arna morì consumata dal cancro, quando si dice la giustizia, due anni dopo aver ricevuto il premio nobel alternativo per la sua opera, nel 1994. Juliano le sopravvisse di un decennio e poco più. Fu infatti ucciso in una false flag operation all'esterno del teatro dei bambini di Jenin. Quel teatro che fu distrutto, assieme a parte della città e dei suoi abitanti, qualche anno dopo, durante il sanguinoso assedio israeliano. Così muoiono le speranze per mano di un potere malvagio.
"Sono al 100% ebrea ed al 100% palestinese. E finché non si comprenderà questo semplice concetto, il problema palestinese resterà aperto come una ferita infetta".
Che la terra sia sempre lieve per entrambi.
 
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