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17 novembre 2023
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La camorra uccide i bambini: Gioacchino, due anni
di Pino Maniaci

Lui era Gioacchino Costanzo. Aveva due anni e una vita davanti, spezzata per sempre dalla camorra. Fermatevi un attimo per leggere la sua storia e aiutateci a sfatare, una volta per tutte, quel falso mito secondo cui le mafie non uccidono donne e bambini.

Gioacchino era un bimbo vivace, con un sorriso bellissimo e dei lunghi capelli biondi. I suoi genitori stavano ristrutturando casa e quindi lo avevano affidato momentaneamente a nonna Rosa e al suo compagno Giuseppe Averaimo. Lui, un venditore di sigarette di contrabbando, legato al clan D'Avino, durante i suoi giri era solito portare con sé il piccolo Gioacchino: probabilmente, ricostruirono gli investigatori successivamente, pensava che con lui accanto fosse al sicuro dai suoi nemici.

Ma a Somma Vesuviana, comune di poco più di trentamila anime a pochi chilometri da Napoli, i quattro killer mandati dalla camorra non si fecero nessuno scrupolo a crivellare di colpi l'auto in cui si trovavano entrambi.

Erano le dieci e mezza del 15 novembre 1995, Gioacchino era felice mentre giocava con quei pacchetti di sigarette che poco dopo avrebbero segnato la fine della sua breve esistenza. La tutina bianca si macchiò di sangue: un proiettile gli aveva squarciato la guancia e si era fermato al cervello, uccidendolo all'istante. Morì con il sorriso sul volto. Due anni per sempre e due grandi occhi verdi che meritavano di vedere un mondo migliore.

Nessun codice d'onore risparmiò Gioacchino. Fu assassinato come un boss: i camorristi gli puntarono la pistola contro e fecero fuoco. Nessun errore, nessuna regola, solo violenza. I pezzi di merda che spararono volevano anche la sua morte. E niente potrà mai giustificare i tanti silenzi e i "non so" dell'epoca.

Ribelliamoci e teniamo viva la memoria, sempre. Noi siamo più di loro, non dimenticatelo.


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