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Poliziotti torturatori: la punta dell'iceberg
di
Elisa Fontana
Ora dico una cosa forse impopolare, ma sento di dirla se davvero vogliamo essere obiettivi.
Leggo da più parti elogi poiché i misfatti degli allegri torturatori di Verona sono venuti alla luce non su pressioni della pubblica opinione o sulla soffiata di un qualche anonimo, ma su input di una indagine autonoma della stessa Polizia che avrebbe così dato un segnale positivo garantendo un sistema che ha consentito di intercettare derive di questo tipo.
Ora, sono sicuramente d'accordo nell'accogliere positivamente l'impegno della Polizia di Verona nel fare piazza pulita da questa gentaglia, ma vorrei che fosse chiaro che non è qui che dobbiamo applaudire. Dovremmo applaudire se e quando questo fosse davvero un episodio isolato e non uno dei mille che giornalmente accade, con l'omertà complice di colleghi e superiori.
Abbiamo troppe controprove di quel che dico e che smentiscono il teorema della mela marcia: la Diaz, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, i detenuti di S. Maria Capua Vetere, Hasib Omerovic picchiato e buttato per i piedi dalla finestra e chissà quanti altri ne dimentico. Senza parlare di quei casi che rimangono sconosciuti e che sicuramente sono la maggioranza.
Ecco, l'applauso sincero scatterà solo quando la politica prenderà coscienza che quel che ogni tanto emerge è solo la punta di un maleodorante iceberg, non l'affiorare di qualche mela marcia in un sistema sano.
Certo, chiedere questo a questa maggioranza fa ridere, ma credo che dovremmo uscire da questa ipocrisia nel difendere ad occhi chiusi l'indifendibile. E non parlo di singoli, ma di un sistema che si è lasciato incrostare e incancrenire nei decenni, dove i fondamenti democratici non sono mai entrati e siamo fermi ai tempi di Scelba, a voler essere di manica larga. Tutto il resto è autoassoluzione.
Dossier
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