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06 giugno 2023
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Conflitto ucraino: chi c'è dietro il crollo della diga?
di Francesco Dall'Aglio *

Pare confermato che la diga di Kakhovka abbia ceduto per via di un attacco, non per cedimento strutturale (o perché, come detto da qualcuno, i russi non facevano la manutenzione - evidentemente erano gli stessi che a Chernobyl scavavano le trincee nel terreno radioattivo con le mani). Resta da chiedersi chi l'abbia attaccata, e perché. Cui prodest, come dicevano i latini. In assenza di certezze e in un clima mediatico già completamente avvelenato, possiamo solo formulare alcune ipotesi.

Come era ovvio, i media occidentali si sono immediatamente allineati alla posizione ucraina, da cui il clima avvelenato di cui sopra: sono stati i russi, per vari motivi nessuno dei quali buono - perché sono terroristi (Zelensky), perché sono nel panico in vista dell'offensiva che sta per partire (l'intelligence), perché ormai sono pronti ad evacuare la Crimea e si fanno saltare tutto alle spalle (Sergej Sumlenny, un genio da sempre).

L'idea di base è appunto che la distruzione della diga convenga all'esercito russo, che così impedirà a quello ucraino di attraversare il Dnieper e avanzare in direzione della Crimea, visto che, come sempre, l'offensiva ucraina è data per inarrestabile; mentre non conviene a quello ucraino, che deve lasciare le sue posizioni. Questa posizione non è del tutto campata in aria, ma ci sono alcune cose da considerare, sia dal punto di vista strettamente militare che delle conseguenze sul territorio.

Dal punto di vista militare, la sponda sinistra del fiume (quella sulla quale sono attestati i russi) è più BASSA della sponda destra, il che significa che la maggior parte dell'acqua defluirà da quelle parti: e questo significa che saranno in realtà i russi a dovere sgomberare la zone e ad arretrare le loro posizioni, abbandonando i trinceramenti e i campi minati che hanno messo in piedi da questa estate dopo avere lasciato la sponda destra del fiume e la città di Cherson stessa.

(A proposito: la motivazione più valida per l'abbandono di quelle posizioni era proprio questa: in caso di distruzione della diga i reparti russi si sarebbero trovati isolati e sarebbe stato impossibile rifornirli, e penso non sia il caso di dimenticare che esattamente per questo motivo l'esercito ucraino bombardava la diga con i missili, dando poi la colpa ai russi. Che l'abbiano fatto in passato non significa naturalmente che l'abbiano fatto anche stanotte, ma il precedente c'è).

Per quanto riguarda la complicazione dello sbarco ucraino andrebbe ricordato che, al momento, preparativi per questo sbarco non se n'erano visti, e che uno sbarco senza supremazia aerea è impensabile a meno che non si tratti, come fatto finora, di infiltrare piccoli gruppi per vedere come sono messe le difese - difese che, ripeto, ora vanno completamente ripensate dai russi, mentre quelle ucraine sull'altra sponda restano sostanzialmente intatte con l'eccezione di quelle proprio sulla riva del fiume. Sempre a proposito di sbarchi, l'allagamento complicherebbe anche i piani dei russi se volessero tentarlo loro - e anche di questa cosa finora non c'è traccia. Quindi dal punto di vista strettamente militare non è così semplice da stabilire chi ricaverà i maggiori vantaggi.

Michael Kofman, uno degli analisti di War on the Rocks, certo non sospettabile di simpatie filo-russe, aveva infatti detto in uno dei suoi podcast che far saltare la diga, per i russi, "sarebbe essenzialmente spararsi in un piede".

Dal punto di vista delle conseguenze sul territorio, anche qui non è facile. Ovviamente le conseguenze per i civili saranno più gravi dal lato ucraino, per il semplice fatto che il centro urbano più grande, Cherson, si trova dal loro lato e alcuni dei suoi quartieri verranno completamente allagati: quindi nell'immediato la situazione sembrerebbe anche qui favorire i russi, che svuoterebbero la città (anche se non è chiaro cosa ci guadagnerebbero). Ci sono però altre considerazioni da fare, che riguardano la Crimea e la centrale nucleare di Energodar, ossia gli svantaggi russi.

La questione della Crimea cincerne il suo approvvigionamento idrico, ossia il canale Dnieper-Crimea, che si trova più a nord della diga ma dipende comunque dal fluire regolare delle acque del fiume, e si sta già abbassando anche se di pochissimo; stesso discorso per la centrale nucleare di Energodar, i cui bacini di raffreddamento sono molto più a nord-est, ma valgono le stesse considerazioni del canale.

Soprattutto perché la diga di Kakhovka non è affatto l'unica diga sul fiume: ce ne sono, come mostra l'illustrazione che allego, altre cinque, e sono tutte in mano ucraina. Se decidessero di ridurre la portata d'acqua della "cascata del Dnieper", agendo su tutte le dighe o solo sull'ultima, prosciugherebbero sia il canale di Crimea che, cosa ancora più pericolosa, i bacini della centrale nucleare - magari per richiedere un intervento dell'AIEA o delle Nazioni Unite, perché una centrale senza dispositivi di raffreddamento non può ovviamente funzionare e sarebbe un disastro ben più grave dell'allagamento di Cherson, con conseguenze stavolta continentali.

Quindi, prima di stabilire chi è stato, cerchiamo di capire a chi conviene maggiormente. Non sono molto sicuro che convenga di più ai russi. Mediaticamente, come sempre, conviene di più all'Ucraina, ma anche questa non è una prova inoppugnabile.

* Componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio



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