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Il massacro del paradiso
di
Rinaldo Battaglia *
“Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo”.
Onestamente non riesco a trovare parole più appropriate di quelle di Oriana Fallaci per descrivere la sintesi della guerra. Avrei mille esempi a conferma di questo ma oggi preferisco, vista la data del 27 maggio, parlarvi di un kommandant nazista di cui poco o mai – credo - avete sentito parlare.
Di nome faceva Fritz Knöchlein. Era di Monaco, la città dove è nato il nazismo del Fuhrer a cui sin da ragazzo aveva dedicato la vita. In quel 27 maggio che lo rese – ahimè - famoso aveva appena 29 anni e quel giorno era il suo compleanno. A casa risultava un marito perfetto e padre di 4 bambini di cui era innamorato pazzo. Ma in guerra, in quel 1940, si dimostrò un criminale senza alcuna remora, un figlio del nazismo formato per la guerra e per il progetto assassino della Grande Germania. Come tanti da noi in quegli anni, allevati per il fascismo e per la gloria del Duce.
Il tenente colonnello (SS-Obersturmbannführer) Fritz Knöchlein passò alla Storia per il massacro del Paradiso, ai tempi della ritirata franco-inglese a Dunkerque, e precisamente in una fattoria nel villaggio di ‘Le Paradis’, alla periferia del comune di Lestrem nel Passo di Calais.
Il 27 maggio 1940, un contingente di soldati del 2nd Battalion del Royal Norfolk, unitamente all'8th Battalion dei Lancashire Fusiliers entrambi appartenenti al Royal Norfolk Regiment e impiegati nella British Expeditionary Force (BEF) in aiuto alla Francia, rimase totalmente tagliato fuori dalla sorprendente avanzata nazista, diretta alla conquista di Parigi. Cosa che avverrà solo 17 giorni dopo, quando gli uomini di Hitler sfileranno trionfanti lungo i Champs-Élysées il 13 giugno.
L’operazione nazista, chiamata da Hitler’ Fall Gelb’ ("caso giallo"), distrusse infatti tutte le linee nemiche in pochi giorni e mentre quasi 300.000 soldati cercarono la salvezza sulla spiaggia di Dunkerque, altri soldati britannici vennero mandati a rallentare le truppe naziste, per facilitare l’evacuazione e per dar modo di allestire un perimetro alleato a difesa della stessa Dunkerque. Così avvenne anche per quelli del Royal Norfolk Regiment.
La battaglia nel Paradiso fu atrocissima, anche perché dalla parte nazista vi erano le truppe delle SS-Verfügungstruppe (che a breve diventeranno le terribili Waffen-SS) e precisamente le SS-Division "Totenkopf", forse le peggiori e le più sanguinarie. Erano state create all'inizio della guerra nel 1939 riunendo reparti provenienti dalle SS-Totenkopfverbände (la sezione delle SS responsabile della guardia dei lager), scegliendo gli uomini più fanatici e fortemente indottrinati all'ideologia nazista dal loro comandante, Theodor Eicke.
L’anno successivo faranno stragi a ripetizione nella campagna di Russia. La campagna di Francia era invece la loro prima missione, subendo il più alto tasso di perdite tra le divisioni tedesche coinvolte nell'offensiva ‘Fall Gelb’, proprio per il fanatismo che impiegavano nei combattimenti. E questo malgrado la divisione fosse arrivata sul fronte francese solo il 17 maggio (nella zona a nord-est di Cambrai). E già due giorni dopo, il 19 maggio, si rese responsabile di un massacro ingiustificato ed ingiustificabile, quando 200 soldati marocchini dell'Armée d'Afrique francese furono passati per le armi, dopo la loro cattura. Erano soldati di ‘colore’, di razza ’inferiore’ per i nazisti. Non valevano nulla.
Solo 8 giorni dopo, altri reparti delle SS-Division "Totenkopf" con al loro comando l’allora capitano (Hauptsturmführer) Fritz Knoechlein – il marito esemplare e il buon padre di famiglia, a casa – a sorpresa attaccarono l'abitato di Le Cornet Malo, difeso dagli inglesi. L'attacco fu molto pesante per i tedeschi, che accusarono la morte di 4 ufficiali e 150 uomini, mentre altri 18 ufficiali e 480 soldati rimasero feriti; più avanti quello stesso giorno, le SS si mossero in avanti in direzione di ‘Le Paradis’.
Dopo lo scontro di Le Cornet Malo, gli inglesi, sia la Compagnia C che il quartier generale del 2nd Royal Norfolks, si ritirarono in direzione della ‘fattoria Cornet ‘ poco fuori dall'abitato di Le Paradis. Il comandante della compagnia venne però subito informato, via radio, che la sua unità era ora isolata e che non doveva aspettarsi alcuna assistenza dal resto delle forze britanniche. Si asserragliarono quindi nella fattoria, una posizione strategica visto che da essa si poteva raggiungere il punto di incontro stabilito con altre postazioni del Royal Norfolk Regiment.
L'ultimo contatto radio dei Norfolk a Cornet con il comando superiore fu perso alle 11:30, ma a dispetto dell'assenza di qualunque supporto, e del fatto che i tedeschi godevano del sostegno di artiglieria e carri armati, i britannici tennero duro contro i ripetuti attacchi nemici per ben 6 ore, fino alle 17:15, quando terminarono completamente le munizioni.
Ai 99 superstiti del contingente britannico, rifugiatisi in una stalla dopo che la fattoria stessa era stata distrutta dal fuoco tedesco, non rimase altro che arrendersi. Lo fecero anche su ordine del loro comandante, il maggiore Lisle Ryder (fratello di Robert Ryder, ufficiale decorato della Royal Navy e membro del parlamento nel dopoguerra) e lo fecero formalmente con tanto di bandiera bianca - come previsto dalle norme della Convenzione dell’Aja e da quella di Ginevra sui prigionieri di guerra, firmata anche dalla Germania nel 1929 e mai abiurata ufficialmente – consegnandosi al comandante Fritz Knoechlein.
I prigionieri britannici, per la gran parte feriti, furono quindi disarmati e costretti a marciare giù per una stradina parallela alla via principale per Le Paradis; mentre attendevano, i tedeschi piazzarono due mitragliatrici in un fienile posto lungo la recinzione della fattoria. I britannici furono quindi condotti davanti al fienile, allineati lungo un muro e passati per le armi dai mitraglieri tedeschi, i quali continuarono a fare fuoco finché tutti i prigionieri non furono abbattuti.
Non solo: l’ Hauptsturmführer Fritz Knoechlein – il marito esemplare e il buon padre di famiglia, a casa - ordinò quindi ai suoi uomini di innestare le baionette e di uccidere tutti i sopravvissuti rimasti e solo dopo aver ucciso tutti i prigionieri – questa era la loro convinzione - gli uomini di Fritz Knoechlein lasciarono la zona per riunirsi al loro reggimento.
Ma non tutti gli inglesi erano stati uccisi. Se ne salvarono miracolosamente due. Il giorno dopo, il 28 maggio, i tedeschi ritornati alla fattoria del Paradiso obbligarono alcuni civili del posto a seppellire i corpi in una fossa comune. Ma non sapevano che all’appello degli uccisi mancava il soldato William O'Callaghan, che nella concitazione terribile del massacro era riuscito a nascondersi sotto altri corpi e a trascinare con sé anche il soldato più vicino, Albert Pooley, sebbene questi colpito e gravemente ferito.
I due superstiti non vennero trovati al momento in cui i nazisti passarono per verificare se ci fossero stati dei sopravvissuti e riuscirono, dopo, a nascondersi meglio in un porcile per tre giorni e tre notti. Mangiarono le patate crude destinate ai maiali e acqua tratta dalle pozzanghere, prima di essere scoperti dalla proprietaria della fattoria, Madame Duquenne-Creton, e da suo figlio Victor. I due francesi misero a rischio le loro vite fornendo assistenza ai due britannici.
Appena, rimessi in sesto, i due sopravvissuti – anche per non compromettere i salvatori - se ne andarono, cercando di dirigersi verso Dunkerque. Ma era già tardi e caddero ancora una volta catturati dai nazisti. Ma questa volta erano soldati regolari della Wehrmacht, appartenenti alla 251 Infanterie-Division, che li trasferirono in un loro ospedale militare. Parigi era già stata presa e quindi permisero questo, senza usare maniere incivili e criminali, come gli uomini della SS-Division "Totenkopf" dell’Hauptsturmführer Fritz Knoechlein. Ma loro erano della Wehrmacht, non delle S.S.
Il 28 maggio, Il giorno dopo il massacro del Paradiso, un giornalista delle S.S., Gunter d'Alquen , arrivò nella fattoria del massacro in compagnia del gen. Thum, il vice consigliere legale della "Totenkopf" quando questi dette l’ordine ai civili francesi di seppellire gli inglesi nelle fosse comuni.
Nel suo rapporto, citato in ‘The Fall of France: The Nazi Invasion of 1940’, d'Alquen scrisse che:
«Era possibile guardare nel cortile dalla strada ... i cadaveri in uniforme britannica giacevano nel cortile vicino agli edifici. Giacevano in una posizione tale che si può presumere che fossero stati uccisi da fuoco di mitragliatrici. Mi ha subito colpito il fatto che i soldati morti non indossassero l'elmetto, né avessero equipaggiamento addosso ... Ho fatto delle foto ai cadaveri e all'intera fattoria. Su richiesta di Thum, queste dovevano essere messe a disposizione della divisione ... Credo che fossi seduto lì nel veicolo quando Thum ... mi disse che nel campo ... i corpi dei soldati britannici giacevano in un mucchio, dal che era giunto alla conclusione che lì avesse avuto luogo un'esecuzione sommaria».
Il maggiore Friedkerr von Riedner, anche lui giunto sul luogo del massacro il 28 maggio, riferì che
«Queste persone avevano quasi tutti subito ferite alla testa da colpi che dovevano essere stati sparati a distanza ravvicinata. Alcuni avevano l'intero cranio fratturato, una ferita che può essere causata quasi unicamente dal colpo di un calcio di fucile o da mezzi simili» come scrisse lo storico Patrick Wilson (in ‘Dunkirk: From Disaster to Deliverance’, Pen and Sword, 2000).
Sembra strano, ma la notizia del massacro del Paradiso non arrivò per anni all’opinione pubblica inglese. Erano migliaia i morti e i dispersi nelle file alleate nelle giornate terribili e confuse di Dunkerque. Ebbe, invece, veloce seguito nell’ambiente nazista. Ne venne informato presto anche il generale Erich Hoepner, comandante delle forze della Wehrmacht schierate in Francia, che da sempre era contrario al modo fanaticamente criminale di far la guerra praticato dalle S.S. e della scuola del comandante della "Totenkopf" Theodor Eicke.
Erich Hoepner chiese prove per denunciare l’ Hauptsturmführer Fritz Knoechlein ma non riuscì a trovare terreno fertile. Le S.S. erano criminali sì, ma protetti in alto (Himmler).
In Inghilterra invece nessuno seppe nulla fino alla metà del 1943, quando il soldato Pooley, fino a quel momento ospitato in un ospedale tedesco per rimettersi dalle ferite, fu dichiarato inidoneo al servizio militare e quindi rimpatriato nel corso di uno scambio di prigionieri. Albert Pooley, fu molto dettagliato e preciso nella sua denuncia appena rientrato.
«Abbiamo percorso una strada francese polverosa, attraverso un cancello e in un prato accanto agli edifici di una fattoria. Ho visto con uno dei sentimenti più brutti che abbia mai provato in vita mia due mitragliatrici pesanti all'interno del prato ... puntate alla testa della nostra colonna. Le armi cominciarono a sputare fuoco ... per qualche secondo le grida e gli strilli dei nostri uomini colpiti superarono il crepitio delle armi. Gli uomini caddero come l'erba davanti a una falce ... Ho sentito un dolore bruciante e mi sono accasciato in avanti ... il mio urlo di dolore si è mescolato con le grida dei miei compagni, ma anche prima di cadere nel mucchio di uomini morenti un pensiero penetrava il mio cervello: "Se mai fossi uscito da qui, il maiale che ha fatto questo la pagherà"».
Fu molto dettagliato e preciso ma le autorità britanniche non gli prestarono attenzione e credito. Era l’estate del 1943, era ancora presto per credere alla ferocia dei nazisti e alla mancanza totale di rispetto per il nemico chiunque questi fosse. Presto se ne accorgeranno.
Si dovette aspettare la fine della guerra ed il rimpatrio dell’altro soldato sopravvissuto, William O'Callaghan, che riprese la testimonianza e rafforzò quanto detto e scritto da Albert Pooley. Era l’estate del 1945 e molti massacri, stragi ed olocausti erano ora di maggior conoscenza.
Vennero attivate delle inchieste militari e si scoprì che, già nel 1942, le autorità francesi, di nascosto dagli occupanti nazisti, avevano riesumato i 97 cadaveri. Ma solo per una cinquantina fu possibile poi identificarli. I corpi erano stati riseppelliti nel cimitero della chiesa parrocchiale di Le Paradis, non lontano comunque dalla fattoria del massacro. Oggi quel cimitero costituisce il "Paradis War Cemetery" amministrato dalla Commonwealth War Graves Commission. Nel 1970, nella ricorrenza del 30° anniversario, una targa commemorativa venne apposta sul muro del fienile dove il massacro ebbe luogo, e un memoriale dedicato fu in seguito eretto accanto alla chiesa di Le Paradis.
Ulteriori indagini eseguite nel 2007 su alcune tombe rinvenute nella zona di Le Paradis hanno, inoltre, fatto emergere che altri almeno 20 uomini del Royal Norfolk Regiment fossero stati uccisi dopo la cattura dalle S.S. in un massacro separato da quello delle SS-Division "Totenkopf".
E il loro comandante, il capitano Fritz Knoechlein, il marito esemplare e il buon padre di famiglia, a casa?
Dopo il massacro del Paradiso, proseguì la sua carriera e ritornò a casa, dalla moglie e dai figli sano e salvo. Venne promosso SS-Obersturmbannführer, divenne comandante della 3. SS-Panzerdivision "Totenkopf" e poi della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" ossìa i ‘prescelti’ dal Fuhrer.
Per meriti di guerra il 15 novembre 1942 venne decorato con l’Ordine militare della Croce Tedesca e soprattutto il 16 novembre 1944 con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro.
Nel dopoguerra si volle far giustizia sul massacro del Paradiso, grazie alla presenza sia di Albert Pooley che di William O'Callaghan chiamati a testimoniare e che non arresero mai, se non quel giorno, il 27 maggio 1940. Il processo iniziò l’11 ottobre 1948, a Rotherbaum.
Secondo gli storici Williamson Murray e Allan Millet documenti provavano indiscutibilmente che:
"Il comandante della compagnia, Hauptsturmführer Fritz Knochlein, ha schierato i prigionieri contro il muro del fienile e mitragliato il gruppo. Tutti i sopravvissuti sono stati colpiti con la baionetta e ancora fucilati“.
Ma la difesa di Fritz Knöchlein inizialmente cercò scuse irriverenti, adducendo che non c’erano prove della presenza fisica quel giorno del capitano. Caduta questa tesi per la forte testimonianza dei due sopravvissuti, si passò senza dignità a dire che ‘anche gli inglesi non avevano rispettato la convenzione di Ginevra e usato in quella battaglia proiettili a espansione illegali’.
Caduta anche questa nuova tesi per mancanza di prove questa volta da parte della difesa e vedendo oramai la corda attorno al suo collo, fu lo stesso ex-capitano ed ex-tenente colonnello Knöchlein a cambiare strategia, usando la carta della famiglia. Aveva una moglie e 4 figli piccoli da mantenere. A dire il vero gli aveva anche il 27 maggio del 1940, quando massacrò al Paradiso.
Aveva usato la carta della doppia personalità, come Mr Hyde e DrJekyll. Aveva una moglie e 4 figli, una famiglia, peccato che nel giorno del suo 29° compleanno quando massacrò 97 ragazzi non tenne conto che anche quelli avevano a casa una famiglia, che li aspettava col cuore in gola, e che avrebbero avuto il diritto, prima o poi, di farsene una anche loro.
Il tribunale competente lo ritenne colpevole e condannato all'impiccagione, fu giustiziato a Hameln il 21 gennaio 1949. Aveva 37 anni quel giorno e lasciò per davvero una vedova e 4 figli orfani in tenera età.
Fritz Knöchlein perse quel giorno la vita, ma la dignità l’aveva perduta già 8 anni prima.
La dignità. José Saramago diceva che ‘la dignità non ha prezzo, quando si iniziano a fare piccole concessioni, alla fine perde ogni significato’. E quella del 27 maggio 1940 non può definirsi piccola concessione.
Criminale in guerra, ma marito esemplare e buon padre di famiglia in casa. Questa è la guerra.
“Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo”.
27 maggio 2023 – 83 anni dopo – Rinaldo Battaglia
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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