Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
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07 maggio 2023
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Costituzione: no a stravolgimento presidenzialista
di Rita Guma *

E' molto preoccupante l'intenzione dell'attuale governo e della maggioranza di destra che lo sostiene di modificare la Costituzione in senso presidenzialista.

In primo luogo, l'attuale maggioranza detiene un numero di seggi schiacciante in parlamento, per cui ogni volta gli interventi dell'opposizione sono semplici richiami o proteste bellamente ignorate dal governo, tanto che alcuni suoi componenti - quando non proprio dormienti - sembrano chiedersi perché debbano perdere tempo in quella pantomima.
Ciò rende sbilanciato il potere legislativo, che si aggiunge a quello del governo di varare decreti e prendere decisioni che sta prendendo già ai limiti se non in contrasto con la Costituzione. Ancor più grave sarebbe accentrare ulteriori poteri nel presidente del Consiglio.

In secondo luogo, Giorgia Meloni sta commissariando gli enti più importanti della gestione della nazione - INPS e INAIL - e, non bastandole l'asservimento spontaneo o dovuto a lottizzazioni dei giornalisti RAI e il fatto che il suo alleato Berlusconi detenga in modo diretto o indiretto la proprietà di diversi media televisivi e a stampa - vuol mettere le mani sulla RAI per eliminare il residuo dissenso (o controllare l'intera propaganda, fate voi). A quel punto l'opposizione avrebbe come strumento di tutela della libera informazione solo la presidenza della Commissione di vigilanza RAI attribuita a Barbara Floridia (Movimento 5 stelle).

Il disegno di revisione costituzionale, in particolare in direzione presidenzialista, era già in animo di Berlusconi durante i governi di cui fu presidente del Consiglio, ma non riuscì a realizzarlo. Oggi i suoi alleati, grazie al numero di eletti in parlamento (non tanto per consenso popolare quanto per una legge elettorale monca) mostrano come concreta questa possibilità e con il suo discorso agli azzurri di Forza Italia egli ha preparato il terreno.
Infatti Berlusconi ha narrato ai suoi di essere sceso in campo contro il Comunismo quando, all'indomani di Tangentopoli, a suo dire il paese avrebbe svoltato drasticamente a sinistra, anche se il pericolo che Berlusconi vide non riguardava le libertà civili e la proprietà che lui ha chiamato in causa, ma il profitto e l'egemonia dei poteri finanziari, imprenditoriali e altre cupole con le quali Fininvest aveva legami oggi dimostrati.

E così Berlusconi ha supportato ieri sostanzialmente il disegno dei suoi alleati agitando implicitamente uno spauracchio comunista che non esiste nemmeno a cercarlo con il lanternino, visto che oggi il PD e i sindacati di sinistra non solo non sono duri e puri, ma strizzano l'occhio a tutti tranne che ai lavoratori.

Berlusconi ambiva al ruolo di premier di una repubblica presidenziale per sé ma in seguito Meloni gli ha fatto balenare la possibilità di diventare capo dello stato perché quel ruolo lo vuole per sé. Poter gestire due poteri su tre e mettere le briglie al terzo - la magistratura - creerebbe un dittatore con una parvenza democratica senza uguali nei paesi democratici o sedicenti tali.
In Francia (come negli USA) ci sono dei contrappesi al potere del primo ministro (presidente) che con il presente assetto parlamentare italiano non ci sarebbero. Lì è molto difficile avere un parlamento numericamente allineato sulle posizioni dell'esecutivo e quindi alcune riforme sono impossibili senza un ampio consenso.

Pertanto gli italiani devono sperare che renziani e calendiani e qualche esponente del PD non diano manforte alla maggioranza per superare il numero di voti favorevoli che impedirebbe ai cittadini di andare al referendum. Purtroppo le dichiarazioni fatte in precedenza dai primi non lasciano ben sperare. E non è certo che Schlein, sempre che non si faccia irretire dal disegno della destra, riesca a tenere compatte le fila del suo partito.
Altra speranza è che si vada a nuove elezioni politiche durante l'iter di approvazione della riforma, che può durare anche due anni per le leggi di revisione della Costituzione. Su questa possibilità pesa tuttavia anche chi sarà capo dello Stato quando il governo cadrà e se questi scioglierà le Camere.

L'Osservatorio sulla legalità e sui diritti esprime un deciso no alla riforma della Costituzione in senso presidenzialista e chiede ai cittadini di tenere altissima l'attenzione sul punto in un momento già critico per la democrazia.

* Presidente Osservatorio


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