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08 aprile 2023
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Salario di 3,96 euro fuori dalla Costituzione
di Elisa Fontana

"Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa".

Mi perdonerete se cito l'art.36 della Costituzione, la colpa non è mia, ma di un giudice veneto che ha emesso una sentenza in cui ha dovuto necessariamente ricordare che in Italia abbiamo ancora una Costituzione, che se non ci sono altri impegni pressanti la dovremmo pure rispettare e applicare e che un giudice, in genere, non può girarsi dall'altra parte come spesso fanno certi politici e anche, ahimè, certi sindacalisti.

I fatti: una signora, assunta a tempo pieno con regolare contratto con mansioni di portierato in un magazzino della grande distribuzione, prendeva ogni mese una paga netta di 640 euro, pari a 3,96 euro l'ora.

Ora, dal momento che l'Istat (che non risulta ancora fra i pericolosi comunisti, ma in futuro non ci giurerei) ha stimato che la soglia di povertà è sotto gli 840 euro mensili, il giudice si è trovato davanti un salario da fame, non trovo altri termini alati per definirlo. E così ha ordinato alla ditta di pagare la differenza fra il salario da fame, regolare e firmato con i sindacati, e la soglia minima al di sotto della quale c'è povertà.

E l'ha ordinato in base all'art, 36 della nostra Costituzione, ovviamente, che è la più bella del mondo quando dobbiamo fare retorica un tanto al chilo, ma che non ci sogniamo mai di applicare, dovessimo dispiacere agli imprenditori che non vanno disturbati nelle loro politiche predatorie.

C'è una morale in tutto ciò?

La prima direi è che da molto tempo vedo solo i Cobas occuparsi dei poli della logistica e della grande distribuzione, dove si annidano i più grandi sfruttamenti della nostra società. Al punto tale da aver smosso i grossi imprenditori della logistica che hanno cercato con accuse false e infamanti di fermare questi sindacalisti. Accuse puntualmente smontate in toto dai tribunali del riesame, ma che intanto hanno portato a misure restrittive di tanti sindacalisti.

E i picchetti e gli scioperi organizzati dai Cobas hanno un seguito, perché non è vero che la gente non sciopera più. Ma la devi motivare e dare l'esempio. E questo contratto da 3,96 euro l'ora era stato firmato anche dalla CGIL locale, e mi fa male anche scriverlo, perché è il mio sindacato con una storia alle spalle che non ha eguali, con sacrifici di vite non indifferenti e con risultati di grandissima rilevanza. Ma questa è la realtà, non tutta per fortuna, ma c'è e bisogna dirlo senza aver paura.

La seconda morale è che, come al solito, occorre un giudice per ristabilire i perimetri della legalità anche laddove sarebbe dovere della politica esserci e arrivarci. E non cadrò nel facile giochino liberatorio di incolpare questo governo che avrà tantissime colpe, ma non quella di nascondersi.

Dalla destra sappiamo cosa aspettarci, ma la sinistra? Dove è stata e dov'è mentre i diritti e la dignità dei lavoratori venivano demoliti giorno per giorno, pezzettino per pezzettino, fino a fare passare per normale e decente una paga effettiva di 3,96 euro l'ora?

Ci saranno anche tantissime altre morali da trarre da questa storia, ma questa è solo una fra mille in un mare di precariato dentro il quale sta annegando la parte migliore di questo Paese: quella che lavora, o, meglio, che vorrebbe lavorare dignitosamente.


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