 |
I soldi con l'odore del sangue
di
Rinaldo Battaglia*
Il 31 marzo 1938 usciva sbattendo le porte dal governo di Hitler, Hjalmar Horace Greeley Schacht, senza che il Fuhrer lo facesse immediatamente uccidere o ‘suicidare’, tanto che sopravviverà al Terzo Reich, morendo da uomo libero e beato, nella sua Monaco di Baviera, solo all’alba dei 93 anni, il 3 giugno 1970.
Il nome SCHACHT vi dice nulla?
Non preoccupatevi, pochissimi lo conoscono. Eppure fu quello che fece diventare Hitler, Hitler….
Senza Schacht non ci sarebbe stato Hitler…. Per questo probabilmente fu costretto a salvarlo, suo malgrado. A differenza magari di Rommel, qualche anno dopo. Ma la ‘volpe del deserto’ - sembrerà strano - aveva contato meno di Schacht per il nazismo e per Hitler. Ed è tutto dire.
Nel Terzo Reich non c’era lager che non avesse rapporti con imprese legate al nazismo, che non avesse, vicino ai reticolari, le loro fabbriche. Era il ‘cordone ombelicale’ che teneva vivo il nazismo e quindi in vita i lager. A guerra finita, la forza imprenditoriale di queste aziende era tale che, servendo anche alla causa della ricostruzione della nuova Germania, in chiave pure anti-Mosca, tutti fecero finta di nulla. Tutti sapevano, ma tutti avevano interesse a tacere.
Come sempre il caso dei Krupp, una delle famiglie imprenditoriali più legate al nazismo e grande finanziatrice di Hitler,
il cui ‘numero uno’ era Gustav Krupp, quello che il Fuhrer amichevolmente chiamava ‘Taffi’ (da ‘taff’, ‘difficile’ in tedesco) perché non si accontentava mai, era difficile soddisfarlo. Al Processo di Norimberga non fu condannato per motivi di età (76 anni), mentre il successore, il figlio Alfried, se la cavò quasi con nulla. Potenza del denaro e degli interessi economici.
Ma era colpa di ‘Taffi’? Perché ‘Taffi’ era così difficile, incontentabile, così esigente con Hitler? Perché gli industriali tedeschi erano così esigenti col nazismo? Nella Storia della Shoah nulla è mai casuale o dovuto al ‘fato’ come dicevano gli antichi greci. Ma forse più che ai greci bisognerebbe rivolgersi ai latini e al loro ‘do ut des’.
Qualcuno potrebbe pensare nel ‘terrore’, per gli industriali tedeschi, dell’arrivo del comunismo dell’est, che stava distruggendo le proprietà imprenditoriali, o meglio il concetto stesso di proprietà, nella vicina URSS. Peraltro, esaltando le idee rivoluzionarie di un tedesco, quale Karl Marx. Forse, ma in minima parte. La risposta esatta, invece, la si trova in un’altra parola, una sola, che nessuno mai riprende o insegna nei libri di scuola, nemmeno in quei pochi libri che trattano le origini del nazismo tedesco, e che da noi neanche si sognano di nominare, per evitare il rischio che poi qualcuno voglia allargarsi nello studio anche delle origini del fascismo di Mussolini.
E’ una sigla: ME.FO. Sta per ‘Metallurgische Forschungsgesellschaft m.b.H ("Società per la ricerca in campo metallurgico").
Non preoccupatevi se non vi dice nulla.
E’ così da quando il Fuhrer andò al potere che – a parte lo stesso Hitler ed alcuni industriali e uomini fidati - nessuno sa nulla. Fu una società inesistente, solo fittizia. Dalle mie parti, dove anche il ‘nero’ - inteso come evasioni fiscali o truffe elusive delle tasse – è stato spesso di casa, la chiameremo oggi ‘cartiera’. Solo ‘carta’ solo ‘forma,’ senza ‘sostanza’. Nel mondo della finanza evoluta odierna si potrebbe anche paragonarla ai ‘derivati’ e al ‘male’ che essi hanno provocato all’economia reale, con la nostra crisi finanziaria del 2008.
ME.FO fu ideata, costruita, diretta, gestita da un personaggio che abbiamo finora solo sfiorato: Hjalmar Schacht, Presidente della Reichsbank, ministro dell’economia di Hitler finché ad Hitler serviva.
Nel 1933 il nazismo era andato al potere grazie alla propaganda e cavalcando la protesta, il ’populismo’ potremmo dire oggi. Ma, poi, quando sei al governo, devi fare e concretizzare le attese. Puoi usare tutta la violenza ed il terrore del tuo sistema operativo, ma, se l’economia non gira, duri poco o non molto. La Storia presenta mille casi analoghi, di breve durata, magari cambiando solo il ‘numero uno’, colpevole di aver disatteso le ‘attese’, e talvolta eliminando quello per salvare il Sistema. Cos’era da noi il Consiglio del 25 luglio 1943, l’Ordine del Giorno Grandi, se non l’eliminazione del Duce da parte dei ‘suoi’ fascisti, per salvare il fascismo, ossia salvare il ’loro’ sedere?
E se la Germania nel 1933 era allo sfascio, l’economia mondiale dopo la grande depressione del 1929 era allo sfascio, se persino la nuova Grande Potenza, nata dopo la Grande Guerra, era allo sfascio e solo ora col ‘New Deal’ di Roosevelt iniziava proprio allora a reagire, cosa si poteva fare? E soprattutto con quali fondi? chi ti finanziava il rilancio economico e soprattutto con quali soldi, visto che tutto passava di nascosto tramite il ‘riarmo militare’, alla Germania vietato dopo il Trattato di Versailles? Nessun altro Paese straniero ti avrebbe prestato qualcosa? Nessuna banca estera, nessun investitore d’oltre confine. Neanche un pfenning, un centesimo di marco.
Schacht – molto stimato in Germania per aver sconfitto nel 1924 la iper-inflazione del ‘reichsmark’, quale ministro delle Finanze - inventò così, già nell’estate del ‘33, le obbligazioni della MEFO, le cosiddette "Mefo-Wechsel", emesse da questa scatola vuota. Vuota ma ‘privata’ e non statale e quindi fuori dal perimetro di controllo di altri enti, anche stranieri. Vuota e privata, ma le cui obbligazioni – affinché il mercato interno le comperasse – erano garantite dallo Stato. Furono di fatto delle cambiali a lunga scadenza (anche e specialmente a 5 anni, ma pure oltre), remunerate al 4%, con cui si potevano pagare le forniture di materie prime, all’interno della Germania.
Divenne subito una forma di credito commerciale tra le imprese e, in particolare, tra le imprese e lo Stato (principale acquirente dei prodotti delle imprese – ricordiamoci che in quegli anni il PIL assorbito dalla Difesa, ossia dallo Stato, passò dal 1% al 20%). Poi, per la pubblicità e l’offerta ai risparmiatori tedeschi, la propaganda nazista aveva poco da imparare. Se in fretta era capace di mandare a distruggere intere piazze o negozi, figuriamoci se non fosse in grado di convincere milioni di piccoli risparmiatori tedeschi dell’importanza di risparmiare (anche a costo di patire la fame) e consegnare i propri risparmi alle banche dello Stato, con l’obiettivo di far ripartire lo sviluppo del paese e riprendersi la gloria ‘rubata’ a Versailles. Così avvenne e nessuna delle potenze vincitrici della Grande Guerra (inglesi, francesi, americani) si accorse delle operazioni ‘extra-bilancio’ dello Stato tedesco.
E’ ovvio che per invogliare i milioni di piccoli risparmiatori, oltre alla propaganda, servono anche degli ‘apripista’, delle ‘avanguardie’, degli esempi, da esaltare poi tramite la propaganda. Anche nel gioco delle ‘tre carte’ serve sempre un ‘complice’ nascosto tra i polli poi da spennare. Serve credibilità, serve fiducia. E – credo – non sia necessario aver lavorato in banca per 40 anni per capirlo.
Il primo milione di marchi (una montagna di soldi) che mise ‘in moto’ la macchina della MEFO e finanziò i primi capitali, venne apportato dai grandi industriali tedeschi del momento: Krupp e Siemens, soprattutto.
A ‘macchina avviata’ arrivarono i fondi della Reichsbank (la Banca Centrale), raccolti dai piccoli risparmiatori e depositati nelle banche locali. Già nel 1934 circolavano 4 miliardi di marchi in obbligazioni MEFO ( 4.000 montagne di soldi). A questi vennero aggiunti altri 2,7 miliardi nel 1935, 4,5 nel 1936, 2,7 miliardi nel 1937. Si rimborsò qualcosa (le prime scadenze) ma subito ‘sostituiti’ da new entry per cifre colossali, in particolare dopo il licenziamento di Schacht, forse non più d’accordo con Hitler e Goering nello sviluppo vertiginoso e incontrollabile oramai dei MEFO. Vennero infatti emessi, dopo Schacht – e in parte sostituendo le scadenze del 1939 - altri
11.9 miliardi nel 1938 e 11.4 miliardi nel 1939. Dopo c’era la guerra da finanziare…
Grandi storici come Jam Tooze dell’University of Colombia, a Cambridge e alla Yale University autore de ‘Il prezzo dello sterminio. Ascesa e caduta dell'economia nazista’ (2008) oppure Richard J. Overy dell’University of Exeter nel suo ‘Le origini della seconda guerra mondiale’ (editore Il Mulino), hanno speso molti anni della loro vita per approfondire questo discorso, tra il silenzio assordante di tutti.
E nessuno che si chieda: come mai questo ‘nascondere’, peggio della triste realtà di Terezìn. Perchè? Forse, perché è meglio vendere alla Storia la ‘favola criminale’ delle cattive S.S. e non invece la ‘favola altrettanto criminale’ della classe imprenditoriale che prosperò e finanziò quel crimine?
Purtroppo non ci furono solo gli Oskar Schindler nella realtà tedesca ed europea. Purtroppo no. Ma probabilmente è utile ancora oggi, dopo 80 anni, proiettare ai nostri figli questo film, col ruolo delle ‘cattive S.S.’ più pericolose e temibili del resto. Le S.S sono state sconfitte ed estinte, si può dire altrettanto dell’ingordigia illimitata di una certa imprenditoria? In Germania e nel mondo? Se non lo si dice, come si fa a temerla? A limitarla, a controllarla? Non si tratta di ‘eliminare’ l’imprenditoria, la libera iniziativa, – dov'è avvenuto ci sono stati solo altri crimini – ma di ‘limitare’ gli appetiti, mantenendoli entro margini di accettabilità e sostenibilità, con una equa ripartizione delle risorse. Specie in questi anni di ‘new economy’, di nuovi grandi player internazionali, che peraltro non puoi gestire all’interno dei confini di un paese, in quanto sono a tutti gli effetti delle multinazionali. Beneficiando, magari, dei vantaggi fiscali che questo loro permette, indisturbati.
E’ etico? E’ sostenibile nel tempo? E’ o non è pericoloso, sotto ogni prospettiva?
Fu un giro di ‘cambiali’, come nei film di Totò e la sua ‘banda degli onesti’, film comunque che nacque solo 20 anni dopo, ma che ci fa sorridere per le analogie tragico-comiche. Le ‘cambiali’ MEFO invece dovevano scadere soprattutto dopo il 1939 (5 anni). A quel punto la Germania era diventata il Terzo Reich, la disoccupazione eliminata, il nazismo diffuso, l’opposizione scomparsa ed eliminata. Allo scoppio della Guerra – che serviva perché no, anche per rimborsare le obbligazioni MEFO, depredando e spogliando altre terre – in Germania circolavano 19 miliardi di reichsmark in titoli di ordinari (noi oggi li chiameremo ‘bot’ per semplificare o ‘debito pubblico’) e ben 12 miliardi in MEFO, ossia extra-bilancio (saldo netto all’agosto ‘39).
12 miliardi che di fatto non vennero mai rimborsati, se non solo, di fatto in altre forme, ai grandi industriali che avevano recuperato – dal 1933 al 1945 – il loro investimento iniziale con le forniture alquanto ‘vantaggiose’ allo Stato.
Fu un giro di ‘cambiali’, fu un giro di ‘carta straccia’. Per dirla in maniera meno tecnica si potrebbe così sintetizzare il ‘gioco’, sebbene ‘gioco’ non fosse: gli industriali forniscono beni primari allo Stato (magari con un sovrapprezzo), lo Stata paga le forniture con fondi ottenuti dai ‘depositi’ frutto del risparmio privato tedesco, impegnandosi (o meglio garantendo i risparmiatori) di rimborsarli dopo 5 anni. Con cosa? Col frutto dell’economia interna (con la crescita del PIL, diremmo oggi) , con ‘nuovi’ risparmiatori interni che sostituiscono i ‘vecchi’ in scadenza e soprattutto, soprattutto coi capitali rubati ad altri, ebrei o paesi invasi poco cambia. Una politica molto rischiosa, ma che faceva presagire già l’inizio certo della guerra (5 anni dal 1934), di una nuova guerra, come Hitler aveva sempre detto e mai negato.
Era come vivere di rendita bene oggi, lasciando ad altri il conto poi da pagare. Semplice. Succede quando il potere politico gestisce anche il potere finanziario delle banche centrali, che per loro natura dovrebbero essere indipendenti dal potere politico. Che sia questo uno dei ‘grandi motivi’ dei recenti ‘grandi contrasti’sulla gestione ‘sovranista’ della moneta unica? Che sia per questo motivo che oggi, nella nostra Unione Europea, la BCE ha una natura autonoma, indipendente, ma non troppo? Ricordo che il Consiglio Direttivo della BCE è composto da 6 membri nominati dal Consiglio Europeo (scelta politica) e dai governatori delle banche centrali nazionali (scelta tecnica). Una forma – diremmo - mista di potere. Ci può bastare? E’ sufficiente per garantirci una politica finanziaria corretta, lungimirante, sostenibile?
Fu un giro di ‘cambiali’, fu un giro di ‘carta straccia’, ma permise ad Hitler di far partire l’economia tedesca, fregandosene del debito per le ‘riparazioni di guerra’ quantificate a Versailles in ben 33 miliardi di dollari (allora ancorati al valore dell’oro e quindi - di fatto - rivalutabili automaticamente) che dovevano esser pagate in 70 anni (dal 1919 al 1988/1989, guarda caso – scherzo della Storia – anno in cui finirà la Guerra Fredda e quindi anche definitivamente di fatto la Seconda Guerra Mondiale). Con la sconfitta di Hitler del 1945, tutto passò in secondo piano: la perdita per i piccoli risparmiatori delle obbligazioni MEFO (avevano ben altri maggiori problemi, allora), il rimborso delle ‘riparazioni di guerra’ poi cancellato e ‘sostituito’ invece da finanziamenti USA col piano Marshall, in cambio di una politica pro-Nato e anti-Mosca.
Fu un giro di ‘cambiali’, fu un giro di ‘carta straccia’, quello inventato da Schacht, da vero ‘banchiere del demonio’, ma permise ad Hitler di far decollare l’economia tedesca con risultati migliori – giova evidenziarlo - di quanto generato, nello stesso periodo, in America da Roosevelt col tanto esaltato piano economico del ‘New Deal’ e parallelamente, in questo modo, convincere i tedeschi sulla ‘capacità’ del nazismo, costi quel che costi. Usando qualsiasi sistema criminale, usando tutto il lecito e l’illecito, contro chiunque non fosse allineato o utile al suo progetto. In Germania e fuori Germania. Ebrei e non ebrei. Forse soprattutto contro gli ebrei, che molti - da signori della finanza ‘reale’ - stettero ai margini dell’operazione di ‘finanza creativa’ inventata da Hjalmar Schacht. O, meglio, totalmente esclusi. Ci si poteva fidare di loro? Nel piano MEFO interessavano i ‘capitali’, la ‘capitalizzazione’ degli ebrei, non la loro ‘partecipazione’ al business.
Il denaro che odora di sangue. Potenza del denaro e degli interessi economici. Solo, potenza del denaro e degli interessi economici. Tutte le Shoah del mondo nascono lì . Soprattutto ‘la Shoah’ vera e propria. Non ha senso perder tempo cercando, altrove, altre cause. Gli altri popoli, in Africa, Asia o America Latina, - a quel tempo - erano già ‘colonizzati’, sfruttati, sottomessi e derubati costantemente.
Il denaro che odora di sangue. Potenza del denaro e degli interessi economici. Solo, potenza del denaro e degli interessi economici. Tutte le guerre partono da lì. E quella oggi dentro la nostra Europa non è diversa, ovviamente. Potrebbe esser diversa?
Se noi uomini del 2023, dopo gli Schacht e gli Hitler di turno, non riusciremo mai a separare il denaro dal sangue, a dividere le due strade che li generano, potremmo avere dei risultati diversi? E’ come una reazione chimica, se non cambi gli elementi non cambieremo mai il prodotto finale.
Ma resta la solita domanda di fondo: serve a tutti cambiare gli elementi? Hannah Arendt scriveva, a suo tempo, che “la guerra non restaura diritti ma ridefinisce solo nuovi poteri”.
La domanda di fondo da farsi sarebbe un’altra: oggi, dopo tutte le catastrofi del passato, vogliamo avere più diritti per tutti o più poteri per pochi?
Domanda aperta e non chiusa ovviamente. Aperta finché il denaro continuerà ad odorare di sangue, a danno di tutti ma nell’interesse di pochi. Il denaro che odora di sangue.
31 marzo 2023 - liberamente tratto da ‘Non visto farfalle a Terezìn’ - ed. AlRibelli - 2021
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
Dossier
diritti
|
|