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21 marzo 2023
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Memoria: la battaglia per l'imperatore
di Rinaldo Battaglia*

Il 21 marzo 1918 i tedeschi avviarono la prima delle cinque offensive, che vennero poi identificate in un’unica grande operazione, passata alla Storia come ‘Kaiserschlacht’ ovvero “la battaglia per l'Imperatore" (o ‘L’offensiva di primavera’). Quella iniziale era, in codice, chiamata ‘Operazione Michael’.

L’offensiva di primavera di fatto era l’ultima carta in mano al comando supremo tedesco, diretto dal feldmaresciallo Paul von Hindenburg e dal suo braccio destro il generale Erich Ludendorff. Dal suo esito sarebbe dipeso l’intero conflitto e pertanto ogni attacco predisposto dall'esercito non lasciava spazio a casualità, sconti o repliche.

Inizialmente per le forze inglesi e francesi l’effetto sorpresa fu determinante: erano tutti troppo convinti che i tedeschi fossero ormai arrivati al punto di rottura, prossimi al crollo finale. Questa fase favorevole ai tedeschi si chiuse però in tre mesi e già il 18 luglio le forze tedesche avevano esaurito le loro risorse e le loro possibilità di vittoria.

La palla passerà così all’altro campo e con la successiva ‘offensiva dei cento giorni’ alla Germania non rimarrà che ammettere la sconfitta, sancita dall'armistizio di Compiègne dell'11 novembre 1918. Nell’Operazione ‘Michael’ Paul von Hindenburg impiegò tre armate, per un totale di 42 divisioni. L'obiettivo era lo sfondamento del fronte nel punto di congiunzione tra le forze francesi (a sud) e quelle inglesi (a nord), nel tratto di fronte tra Bapaume e Saint-Simon. Si voleva creare un cuneo tra i due eserciti nemici, sospingendo poi i britannici verso il mare. Hitler 22 anni dopo clonerà la strategia cacciando ancora gli inglesi e i francesi, poco lontano, sulle coste di Dunkerque.

Già il primo giorno, in quel 21 marzo di 105 anni fa, i tedeschi riuscirono a sfondare tutte le linee difensive alleate, ad avanzare di 65 chilometri lungo un fronte di circa 80 e a mettere fuori combattimento, prima che iniziasse un’adeguata reazione, almeno 160.000 inglesi. Ma il gen. Erich Ludendorff - appoggiato da Paul von Hindenburg - sbagliò tutto quello che si poteva, strategicamente, sbagliare sul campo di battaglia. Continuò a concentrare le sue riserve in un punto (davanti ad Arras) dove la resistenza inglese comandata dal gen. Douglas Haig – che aveva salvato le sue truppe nel biennio precedente già nella battaglia della Somme e in quella di Passchendaele - divenne di giorno in giorno sempre più forte ed efficace. Tralasciando invece le zone più debolmente difese dai francesi, guidate allora dal gen. Ferdinand Foch.

Solo dopo 7 giorni, una infinità di tempo, il 28 marzo, Ludendorff capì finalmente quali fossero le possibilità che si presentavano – ancora una volta - sul fronte della Somme e quanto e con che velocità avrebbe potuto avanzare su Parigi. Ma era allora troppo tardi. Due giorni prima, infatti, gli Alleati si erano accordati per affidare al generale Foch il comando unico sul fronte occidentale.
Churchill e Roosevelt faranno lo stesso con Ike Eisenhower 25 anni dopo e ancora una volta vedendo giusto: più eserciti, un solo comando supremo.

Uno dei primi atti di Foch fu impiegare una parte delle sue scarse riserve per chiudere la pericolosa breccia sulla Somme. All'inizio d'aprile, l'Offensiva Michael venne così bloccata nella regione di Montdidier.
L'avanzata tedesca non aveva, in definitiva, raggiunto alcun risultato strategicamente determinante e anzi, aveva allungato il fronte e creato un ‘saliente’ esposto alle controffensive alleate.

Seguiranno altre offensive nelle settimane successive ma per i tedeschi sempre e ancora senza esiti positivi, se non fallimentari. L’oroscopo della Germania del Kaiser diventò evidente a tutte le truppe e la fiducia nel duo di comando (Paul von Hindenburg - Erich Ludendorff) totalmente smarrita ed annullata.

L'entità delle perdite subite (circa 500.000 uomini tra morti, feriti, dispersi e prigionieri contro i 420.000 alleati) sottrasse al comando supremo tedesco inevitabilmente la possibilità di riprendere l'iniziativa, data la già situazione pregressa.
E fu lì che nacque la ‘narrazione della pugnalata alla schiena’ che dopo tanto sarà sfruttata dal nazismo e da Hitler. I comandi militari tedeschi decisero di addossare ai civili le responsabilità della sconfitta, della loro sconfitta strategica e militare.

Ludendorff per primo intimò alle autorità politiche di Berlino di trattare un armistizio con le potenze alleate, per la totale carenza di supporto ricevuto in armi, vettovagliamento, strutture belliche. Secondo la tesi del ‘duo’ del fallimento militare, Paul von Hindenburg - Erich Ludendorff, l'esercito tedesco da loro comandato non era stato battuto sul campo di battaglia, ma le responsabilità della sconfitta andavano ricercate solo e soltanto nelle colpe dei politici, dei disfattisti e delle forze ostili alla Germania, tra le quali gli imprenditori e i banchieri ebrei.

E non sarà un caso che sarà proprio Paul von Hindenburg (come Presidente della Repubblica) che il 30 gennaio 1933 consegnerà la Germania ad Adolf Hitler, sebbene avesse ottenuto solo 1/3 dei voti, obbligando con la forza e ricatti il gruppo moderato cattolico di Franz Von Papen a diventarne suo alleato.

Come non era stato un caso che tra l'8 e il 9 novembre 1923, Erich Ludendorff - allora in pensione - avesse partecipato ed istigato un allora quasi sconosciuto Hitler nel Putsch di Monaco, meglio noto come il ‘golpe della birreria’ essendo nato proprio in una birreria e con l’obbiettivo di clonare quanto fatto da Mussolini in Italia – con successo - solo un anno prima.

La sconfitta del novembre 1918 e le umilianti condizioni poi ricevute dai tedeschi nella successiva conferenza di Versailles del giugno 1919 – condizioni frutto di quella resa accettata sui campi di battaglia – forgeranno anche le scelte successive del Fuhrer. Hitler non ha mai voluto accettare una resa incondizionata, anche quando era evidente il fallimento totale e completo.

Questa volta, la disfatta delle armate tedesche doveva essere assolutamente evidente e quindi - all’opposto della guerra precedente - le responsabilità della sconfitta del Terzo Reich dovevano assolutamente ricadere sulle spalle degli eserciti, dei soldati e dei loro generali, non del loro Fuhrer.
Sempre colpa degli altri.

Il grande nemico di Hitler, Winston Churchill, un giorno disse che la vittoria ha mille padri mentre la sconfitta è orfana. Tutti grandi comandanti, tutti grandi Duce ma poi al momento del giudizio tutti scappati di casa come ladri. Chi suicidandosi, chi mimetizzato tra i soldati nazisti in fuga verso la Svizzera.

E’ la Storia a dirlo: la vittoria ha mille padri, il resto nessuno.

21 marzo 2023 – 105 anni fa – Rinaldo Battaglia

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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