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11 marzo 2023
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Netanyahu e Meloni: due camerati a convegno
di Armando Reggio

Contestato in Israele, contestato a Roma, per la controriforma giudiziaria: giusto.
Ma la Palestina può pure marcire nella sua prigione a cielo aperto.

Molinari, direttore della gazzetta sionista ‘Repubblica’, lo intervista.
Gli dedica la prima pagina: Benjamin Netanyahu chiederà all'Italia di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele.

La gente di destra è così: lo propose già Trump e ora Salvini già si è detto entusiasta: garantirebbe “pace e giustizia”, sentenzia! Molinari, dunque, mai pronuncia la parola ‘Palestina’: merita le congratulazioni.

Cosa importa dell’occupazione dei territori, più volte condannata dall’ONU?
Cosa importa della rapina sistematica delle risorse, della segregazione, dei bambini ammazzati?
Scrivere delle madri disperate sarebbe tempo sprecato per nulla: non sono mica ucraine!

Vuole Gerusalemme tutta per sé.
Dal 1967 occupa illegalmente la parte est della città.
E dal 1980 illegalmentela la ha annessa.

Certo, i Palestinesi vivono tuttora nella parte est, subendo però continue vessazioni dai coloni: demolizione delle loro case o la minaccia di perderle.
Il democratico stato d’Israele, in barba al diritto internazionale. E nessuno protesta nel civile Occidente.
Come per Assange, del resto, che marcisce in una cella a Londra.

Nel suo Paese Netanyahu lo considerano impresentabile gli stessi ebrei: intellettuali, giovani, generali dell’esercito, capi d'industria illuminati.
Ma qui in Italia Molinari con una folta compagnia lo riverisce.
Del resto, anche la Meloni da noi è tanto omaggiata dalla stampa sempre ossequiente al potente di turno, esclusi pochi giornalisti di chiara indipendenza.

Apprezzabile Olga Dalia Padoa, che a Roma avrebbe tradotto i suoi discorsi, che si è rifiutata di farlo: “I miei figli non me lo perdonerebbero”!

“Israele resta una democrazia solida”, dichiara il reazionario a Molinari.
Certo, introdurre la pena di morte, impedire ai giudici di sospendere un condannato se il popolo lo ha eletto, subordinare la Suprema Corte al suo governo e impedire di difendere diritti e libertà sono chiari indizi di fiorente democrazia.

Alla domanda sul nostro Paese, non esita: “La destra italiana? Conta chi impara la lezione della storia”.
La lezione è semplice: riconoscere Gerusalemme quale capitale dello Stato ebraico, come piacerebbe agli Stati Uniti.
La conseguenza sarebbe implicita e immediata: essere complici dichiarati degli espropri ai danni degli arabi.
E mandare in soffitta l’aspirazione dell’ONU dei “due stati che vivono accanto e in pace”.

Per i Palestinesi, poi, Netanyahu ha la soluzione finale: gli “Accordi di Abramo”.
L’Arabia Saudita, la più atroce dittatura del mondo – il Rinascimento renziano – senza indugio deporterebbe nei suoi campi di concentramento gli antichi proprietari delle terre sul Giordano!

Tutto bene!


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Dossier diritti

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