Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
09 marzo 2023
tutti gli speciali

Crimini di guerra: Pentagono, non fornire prove contro i Russi
di Rico Guillermo

Il Pentagono si oppone a che l'amministrazione Biden condivida le prove dei crimini di guerra russi in Ucraina con la Corte penale internazionale dell'Aia, temendo che un'indagine rischierebbe di creare un precedente che potrebbe essere utilizzato per prendere di mira i funzionari statunitensi in futuro.

Secondo quanto riferito dal New York Times, il Dipartimento della Difesa è l'unica parte dell'amministrazione che non vuole condividere le prove, mentre sono favorevoli il Dipartimento di Stato, il Dipartimento di Giustizia e le agenzie di intelligence.
La decisione su cosa fare spetterà alla fine al presidente Joe Biden.

La Corte penale internazionale ha indagato sulla Russia sin dall'inizio della sua invasione dell'Ucraina e, secondo quanto riferito, gli Stati Uniti hanno prove che i funzionari russi hanno deliberatamente preso di mira le infrastrutture civili e pianificato di rapire migliaia di bambini ucraini.
Quelle prove potrebbero rivelarsi fondamentali per le indagini della corte. Ma a differenza di alleati come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti non si sono mai uniti alla Corte, istituita nel 1998 per indagare su genocidi e crimini contro l'umanità, nel timore che potesse prendere di mira gli americani per crimini analoghi.

L'aggressione della Russia in Ucraina, tuttavia, sembra aver cambiato alcune posizioni. A dicembre, il Congresso ha votato in modo schiacciante per modificare le restrizioni su come gli Stati Uniti possono aiutare il tribunale per consentirgli di fornire assistenza in merito a potenziali crimini in Ucraina.
Il senatore Lindsey Graham, un leader repubblicano, ha detto al Times che gli piacerebbe vedere l'amministrazione consegnare le prove e ha criticato la posizione del Dipartimento della Difesa dicendo che questo si è opposto alla modifica legislativa e che ora sta cercando di minare la lettera e lo spirito della legge.

Negli USA c'è anche chi crede che i funzionari statunitensi dovrebbero essere indagati e perseguiti dalla Corte se sospettati di aver perpetrato crimini di guerra o crimini contro l'umanità, sebbene gli Stati Uniti abbiano sempre rifiutato di far processare i militari statunitensi e spesso civili che avevano commesso reati all'estero. Ciò a volte si è tradotto in mancate inchieste o in pene molto lievi, eccetto che per scandali internazionali come quello di Abu Ghraib.

Le precedenti amministrazioni presidenziali hanno sostenuto che la Corte non dovrebbe avere l'autorità di indagare su cittadini di paesi che non vi hanno aderito, una posizione che tutelerebbe i trasgressori statunitensi del diritto internazionale e, in questo caso, tutelerebbe anche i cittadini russi, dato che anche la Russia ha rifiutato di unirsi alla Corte.

Nel frattempo, come a ricordare uno dei numerosi casi in cui gli USA hanno violato le leggi internazionali arrestando all'estero, torturando e detenendo per anni senza un giusto processo persone sospettate, è stato rilasciato un tecnico dell'Arabia Saudita che era stato rinchiuso per oltre 20 anni nella prigione militare di Guantanamo Bay nonostante non sia mai stato accusato di crimini a seguito degli attacchi dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti.

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dichiarato mercoledì che Ghassan Al Sharbi, 48 anni, è stato restituito all'Arabia Saudita dopo che un comitato di revisione ha stabilito nel febbraio 2022 che la sua detenzione "non era più necessaria per proteggersi da una continua minaccia significativa alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Al Sharbi è stato trasferito in Arabia Saudita "soggetto all'attuazione di una serie completa di misure di sicurezza tra cui monitoraggio, restrizioni di viaggio e continua condivisione delle informazioni", ha affermato il dipartimento della Difesa in una nota.

Il Consiglio di revisione periodica del Pentagono ha stabilito nel 2022 che Al Sharbi non aveva una posizione di leadership o facilitatore in al-Qaeda e si è comportato bene durante la detenzione. Ha anche detto che aveva "problemi di salute fisica e mentale" non specificati.
Gli Stati Uniti hanno affermato che Al Sharbi era fuggito in Pakistan dopo gli attacchi dell'11 settembre e aveva ricevuto un addestramento per fabbricare bombe. È stato arrestato lì l'anno successivo, presumibilmente torturato in custodia e inviato al campo di prigionia di Guantanamo.


per approfondire...

Dossier Guantanamo e Abu Ghraib

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale