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22 febbraio 2023
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Zelensky sbaglia: Italia bombardata per anni ha conosciuto la sofferenza
di Renato De Vecchis

La presunzione di Zelensky di conoscere la storia dei bombardamenti americani in Italia, e l'offesa permanente degli USA all'anelito di autodeterminazione politica dei popoli.

Quasimodo, delicato traduttore di lirici greci, è un deprecatore della guerra secondo un metro stilistico misurato e sobrio, che evoca sofferta partecipazione da parte del lettore.
In 'Milano agosto 1943' (vedi la poesia riportata in calce), rivive la descrizione dei terribili bombardamenti americani che la città dovette sopportare.

Ad essi si riferisce Berlusconi, quando contesta la sarcastica e insinuante affermazione di Zelensky di ieri, secondo cui il Cavaliere avrebbe espresso parole di dissenso rispetto alla strategia apertamente bellicista filoucraina della Meloni semplicemente perché egli non ha mai provato il disagio dei senzatetto ucraini che hanno avuto le proprie case ridotte in macerie dai bombardamenti.

Affiora qui, in questa uscita impertinente e improvvida di Zelensky, la solita improntitudine di figlioccio viziato di Biden, che lo porta a ignorare deliberatamente le cautele diplomatiche e i riscontri storici documentati.
Invece deve essere chiaro che gli americani hanno bombardato orribilmente l'Italia durante la seconda guerra mondiale. A Napoli hanno raso al suolo, tra l'altro, la Basilica di Santa Chiara.

Testimonianze commosse o rilievi cinici, a seconda delle sensibilità dei lettori, rivivono nella rievocazione di Malaparte dei bombardamenti statunitensi a Napoli: in particolare, memorabile la descrizione dei ricoveri scavati nel ventre sotterraneo della città, gremiti di una umanità sofferente e degradata dal bisogno e dalla fame, assillata dalla paura, deturpata dalla sporcizia e dalla promiscuità forzata in una sorta di girone infernale dantesco.

Quanto a Milano, è stata abbondantemente bombardata dagli americani, che però hanno avuto la premura di non orientare le loro micidiali bombe contro il nostro bellissimo Duomo di Milano, capolavoro dell'architettura - una sollecitudine che è mancata invece nella decisione di distruggere senza pietà la Basilica di S.Chiara a Napoli-.

Mia madre ha avuto il fratello diciottenne ucciso dalle cannonate di una nave USA che aveva aperto il fuoco al largo di Formia, sapendo che vi stazionavano i tedeschi, senza alcun riguardo per i civili.
Sfollata con il padre invalido, la madre e due sorelline, mia madre all'epoca tredicenne è vissuta ricoverata per 9 mesi in una chiesa diroccata a ridosso della linea del fronte di resistenza tedesca, che si estendeva da Formia-Santoianni fino a Cassino e a Ortona dei Marsi.
Una immane carneficina, un olocausto di cui persiste traccia nei sacrari militari di Mignano Montelungo e di Monte Cassino (in quest'ultima località insistono ben 5 cimiteri militari, distinti a seconda della nazionalità dei soldati periti nella battaglia).

Con tutti questi morti, ammazzati per mano americana e tedesca, noi italiani pensiamo di avere dato un tributo di sangue enorme alla causa della liberazione italiana ed europea dal giogo nazifascista.

La liberazione è iniziata in Russia. Hitler e Mussolini sono stati primariamente sconfitti e scornati in Russia. Gli americani sono arrivati poi a carte già sparigliate e si è consumata così la carneficina italiana di Montecassino, dopo i bombardamenti memorabili di Napoli.

Ora noi dovremmo tollerare disinvoltamente le insinuazioni di Zelensky, che imputa la nostra volontà di disimpegno dall'Ucraina a presunta incapacità di comprendere il dramma dei civili ucraini bombardati e sfollati?
È possibile essere accusati di scarsa sensibilità umana per il fatto che la maggioranza degli italiani, non rispecchiata dalla postura atlanto-succube della Meloni, ha assunto di fatto una posizione neutra ed equidistante rispetto alle ragioni dei due contendenti che si fronteggiano nel Donbas, la NATO, sconfessata dagli italiani patrioti autentici, e la Russia?

Preciso poi qui che la mia non è una posizione di equidistanza, ma di aperto appoggio alla causa degli insorti irredentisti del Donbas. Essi riscuotono molte simpatie in Italia, perché campioni di una lotta identitaria coraggiosa e nobile in rappresentanza dei 5 milioni di cittadini russofoni del Donbas, dei quali la metà di etnia russa, e anche dei 14 milioni di russofoni della Ucraina tutta - particolarmente rappresentati a Odessa-.

Se i governanti ucraini, i.e. prima Poroshenko e poi Zelensky, avessero dimostrato sensibilità, equilibrio ed equanimità nei confronti della popolazione di lingua e cultura russa, questa guerra non sarebbe scoppiata. Si sarebbe avuto un assetto politico autonomista rispettoso delle specificità socioculturali degli oblast di Donetsk e di Lugansk.
Invece è stata attuata una oppressione discriminatoria di cui il popolo del Donbas si è lamentato, dando il via alla sedizione.

Ora è il tempo di prendere atto delle conseguenze di politiche oppressive e discriminatorie ed essere puniti della repressione sanguinosa e delle violenze contro i russi del Donbas.
Conviene pertanto a Zelensky di accettare la idea di rinunciare ai territori che l'intervento delle truppe di Mosca ha ricongiunto alla madrepatria russa.
Analogo esito toccherà alla isola di Taiwan irredenta, consegnata dagli imperialisti statunitensi a Ciang Kai-shek in fuga da Chongqing nel 1949.

L'imperialismo dei primi della classe deve prendere atto del fatto che la Lunga Marcia del Globo verso l'affrancamento dalla tutela politico-militare statunitense è inarrestabile.
I tentativi di imporre un ordine artefatto agli abitanti del Pianeta, basati su presupposti arbitrari di asserita superiorità culturale e morale statunitense, falliranno miseramente uno dopo l'altro.
Il primato tecnologico, erroneamente scambiato per prerogativa idonea e sufficiente al predominio sugli altri simili, sarà presto ribaltato, l'illusione di grandezza ridimensionata, la presunzione di essere giudici e arbitri universali verrà travolta.

Agli statunitensi resterà il pregevole ricordo di avere guidato i destini del mondo e condizionato le scelte dei popoli per 80 anni circa e di avere poi accettato di integrarsi in un ruolo alla pari con i restanti componenti del consesso umano, vivo, operativo, fecondo e vitale nonostante loro, anche senza di loro e contro il loro consenso.

Salvatore Quasimodo

'Milano, Agosto 1943', da "Giorno dopo giorno"

"Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.

Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta
".


per approfondire...

Dossier guerra e pace

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