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12 febbraio 2023
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Diari di libertà
di Graziano Dellacasa*

Non conoscere la Storia, gli eventi, le grandi tragedie, oltre a creare un debito informativo molto pesante spesso è “l”humus” per creare contesti di disagio adottati come modelli di vita.
Un luogo dove è possibile far attecchire un senso di interesse nel capire per conoscere è la Scuola.

Un primo grande discrimine, parlando del contesto sociale statunitense, è la palese differenza tra chi può permettersi scuole private “di rango” e chi invece frequenta la scuola pubblica spesso un luogo dove vengono polarizzati i ragazzi giudicati più difficili, con alle spalle famiglie destrutturate e quindi trasformare l’ambiente scolastico in un ghetto.

Domina sempre l’endemico conflitto razziale, grande “piaga“ del sociale americano.

Nel film “Freedom Writers”, tratto da una storia vera, l’insegnante Erin Gruwell (Hilary Swank) per sua determinata volontà decide di insegnare in una Scuola Pubblica considerata un correzionale forse riabilitativo.

Dal primo giorno si ritrova in una classe ostile, intollerante alle regole, indifferente a tutto.

Un passaggio del film, abbrivio della storia: Erin riesce ad ottenere la fiducia dei suoi alunni passo dopo passo, cominciando dal comprare loro libri nuovi, molti dei quali sull'Olocausto, argomento di cui tutti gli studenti, meno uno, non avevano mai sentito parlare. Oltre a ciò Erin inizia un progetto di scrittura consegnando ad ogni studente un diario su cui scrivere giorno dopo giorno la propria storia e i propri pensieri.

Quale l’obiettivo? Avvicinare gradualmente i giovani nel conoscere cosa la Storia racconta in passato ma ancora più importante sollecitare la loro mente a riflettere e scrivere fatti, emozioni, sensazioni. Una idea didattica audace (anche osteggiata) ma che gradualmente comincia a fornire segnali positivi.

Il principio di Erin è quello di stimolare riflessioni per portare la mente dei ragazzi fuori dal perimetro ristretto del loro sociale ma pensare che vi è un mondo attorno a loro; e scrivendo qualche cosa di loro riescono ad esternare il “disagio” che essi pensavano fisiologico, invece può essere almeno condiviso, capito ed aiutato.

Il progetto decolla e il gruppo diventa coeso ed interessato al punto che il film ci racconta che verso la fine del loro secondo anno di scuola, Erin e i suoi studenti pubblicano un libro sulla storia dei ragazzi intitolato "Freedom Writers Diary".

E’ scattato il meccanismo del conoscere, di parlare dei problemi e conoscere quelli degli altri cercando di agevolare le soluzioni. La classe non è più “chiusa nel buio” ma è alla luce della realtà sociale che deve essere vissuta al meglio. Conscendo e sapendo.

Un altro passaggio importante del film: Erin organizza l’incontro con Miep Gies, donna sopravvissuta all'Olocausto che aiutò Anna Frank e la sua famiglia a nascondersi dai Nazisti. Una testimonianza che tocca le corde emotive di tutti. I ragazzi si sentono integrati nel sociale, dove vi sono dei valori che nella Storia sono stati calpestati.

Erin abbatte tutte le barriere di scetticismo dei suoi colleghi e riesce ad ottenere il permesso per seguirli anche al terzo e al quarto anno, forte dei successi ottenuti e di ciò che ha dimostrato. A mio avviso una “impostazione base” determinante che accomuna il Professore Marco di “MERY PER SEMPRE“ ed Erin è la consapevolezza che insegnare e non abbandonare può essere un punto di svolta nella vita per molti.

* Coordinatore Commissione Carcere e Dipendenze dell'Osservatorio


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